Abbiamo intervistato Juan Manuel Canales, medico messicano che da più di 35 anni accompagna le comunità zapatiste del Chiapas nella costruzione di una sanità autonoma. Ex medico guerrigliero, è impegnato nella costruzione di un mondo migliore fondato sulla pace, in cui la salute sia un diritto universale.

Come sei arrivato ad Altamirano?

Tramite un amico statunitense, ex combattente del Vietnam. Lo incontrai nella guerra civile rivoluzionaria per la liberazione del Salvador; entrai a far parte della guerriglia come medico. Quando il conflitto del Salvador si concluse nel gennaio 1992 con la firma degli accordi di pace tornai in Messico con l’intenzione di cercare lavoro e offrire qualcosa alla mia nuova famiglia salvadoregna. Dopo due anni di impieghi mal pagati, tornai nel Salvador e mi misi a lavorare in una ONG. Nel 1999 tornai di nuovo in Messico e chiesi aiuto al mio amico statunitense. Mi passò il contatto della dottoressa Linnea Capps, che in quel momento si trovava in Chiapas e cominciai a lavorare con la ONG Doctors for Global Health.

Cosa fai nelle comunità indigene di Altamirano?

In primo luogo bisogna tener conto dell’importanza del permesso della giunta dei Caracol (centri di comando dell’EZLN – Esercito zapatista di liberazione nazionale) per poter lavorare o sostenere le comunità indigene organizzate, senza il quale non possiamo entrare nelle comunità. Fino a pochissimo tempo fa ho sostenuto, accompagnato e formato i promotori di salute indigeni organizzati nell’EZLN, che nel 1994 presero le armi contro il governo messicano a causa dell’espropriazione e del saccheggio delle loro terre. All’interno del sistema sanitario autonomo i promotori di salute indigeni amministrano, indirizzano e assistono la popolazione secondo il loro modello di salute. Da circa 35 anni mi dedico principalmente all’insegnamento, all’apprendimento e al disapprendimento della salute comunitaria attraverso il metodo dell’educazione popolare di Paulo Freire. Considero l’apprendimento come un processo trasformativo e partecipativo delle singole persone; assieme costruiamo le conoscenze e tentiamo di emanciparci da tutto ciò che ci opprime. Costruisco assieme ai promotori un pensiero critico e pratico attraverso una struttura relazionale orizzontale. Condivido sia le conoscenze che ho appreso nella facoltà di medicina che la mia esperienza basata sul lavoro dei promotori nelle loro comunità di origine.

La formazione che offro ha l’obiettivo di insegnare ai promotori a gestire il programma di vaccinazione nazionale, la manipolazione, il trasporto, lo stoccaggio, il mantenimento della catena del freddo e la distribuzione dei vaccini nelle loro comunità.

Come lo fai?

Ho imparato a realizzare le mie idee di lotta per la nostra liberazione individuale, poiché porto dentro di me l’oppresso-oppressore e il colonizzatore-repressore. Parto dalla premessa che prima devo imparare a liberare me stesso da tutto ciò che mi opprime in modo da poter aiutare, prima di insegnare, a imparare-disimparare-decostruire ciò che non mi serve e ciò che mi hanno insegnato nelle diverse scuole. Mi riferisco a uno stile di vita di assoluto consumismo, accumulazione e pensiero acritico. Solo così si può insegnare a liberarsi sia individualmente che collettivamente, schierandosi contro le ingiustizie sociali e la violazione dei diritti umani, in particolare il diritto alla salute e all’istruzione. Ho imparato molto dalle comunità rurali dove ho svolto tutta la mia pratica medica dopo aver lasciato la facoltà di medicina. In nessuna delle scuole che ho frequentato mi hanno insegnato a difendermi dal razzismo, dalla discriminazione e dall’emarginazione, o a identificare le ingiustizie sociali e politiche. Ho imparato a interpretare e analizzare in base all’osservazione di ciò che accade nelle comunità rurali, ho imparato ad adattarmi e a risolvere i problemi di salute frutto dell’ingiustizia sociale.

Perché lo fai?

Lo faccio semplicemente perché sono cosciente di cosa significhi sostenere e combattere contro le ingiustizie. Lo faccio perché ho una coscienza di lotta pacifica e conosco la classe povera e sfruttata. Lo faccio perché è importante costruire un mondo migliore. Anch’io sono povero, ma con il desiderio di combattere e sostenere i movimenti sociali indipendentisti. Il Messico non è più una colonia della Spagna, ma è diventato una colonia degli Stati Uniti, così come l’Italia e altri paesi europei, che ci opprimono attraverso il loro neocolonialismo mascherato da cooperazione internazionale. Siamo oppressi dai prestiti della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Intermericana di Sviluppo e da quei paesi che hanno investimenti in Messico. Il nostro debito non è pagabile. Lotteremo per non pagarlo, nella consapevolezza che se cercheremo di essere veramente autonomi e indipendenti senza il giogo delle grandi potenze, ci scateneranno contro una guerra sporca.

Quali ingiustizie ti trovi davanti e come le affronti?

Ogni giorno vedo la violazione dei diritti delle persone, quei diritti che esistono in teoria, ma che in pratica sono lettera morta da tempo, come ad esempio la Carta dei diritti umani delle Nazioni Unite. Chi li rispetta tra i paesi ricchi? Chi rispetta la Carta dei diritti dei bambini dell’UNICEF? Chi rispetta il diritto alla salute dell’OMS-OPS? I servizi pubblici sono crollati, perché i governi capitalisti neoliberisti hanno smantellato il sistema pubblico che esisteva da più di 50 anni. Quando assieme a un promotore riceviamo un paziente nella clinica autonoma gli chiediamo dove sia andato a farsi curare prima di venire da noi. La maggior parte delle volte ci risponde che si è rivolto al servizio di salute pubblico e privato. Smettono di andarci perché non hanno più soldi, né per muoversi dalla loro comunità fino a un ospedale, né per comprare medicine e nemmeno per pagare i carissimi esami di laboratorio. Ora anche molti medici tradizionali come i curanderos, hierberos, hueseros e le levatrici fanno pagare cari i loro servizi.

Cosa hai imparato e cosa stai ancora imparando?

La quantità di apprendimento che ho ricevuto in tutta la mia vita è incalcolabile e inestimabile; non smetterò mai di imparare e disimparare e decostruirmi da tutta quella spazzatura educativa che mi hanno insegnato a scuola. Quando ho svolto il servizio sociale nella selva Lacandona nello Stato del Chiapas con gli indigeni Tzeltales, Tzotziles, Tojolabales, ho imparato che ci sono altre lingue e culture diverse da quelle insegnate nelle scuole. Conosci e senti la nobiltà, la dignità, l’umiltà e la semplicità di queste persone, senza parlare della loro capacità di sopravvivere nella giungla.

Con i contadini ho imparato ad essere umile, semplice, a organizzarmi per combattere, a identificare la miseria dell’intera umanità a cui apparteniamo. Tristemente ho anche imparato che i contadini indigeni e non indigeni aspirano allo stile di vita capitalista. Pensano a consumare e ad accumulare tutto ciò che è vendibile, da oggetti e immobili (case, automobili, armi, vestiti, scarpe, ecc.) fino ad arrivare al corpo. Ho anche imparato che non tutto nella vita si compra con i soldi.

Cosa vuoi dire ai giovani e a tutte le persone che seguono ideali simili ai tuoi?

Imparate a lottare per essere più liberi e critici nei confronti dei pensieri vostri e altrui, non abbiate paura di esprimere sentimenti ed emozioni. Seguite il sogno di vivere senza violenza, senza guerre, senza accumulo di beni materiali ed economici. Abbiate paura, ma imparate a controllarla. Cercate la verità, quella che la vita stessa insegna a scoprire. Riflettete sul concetto di povertà che tanto spaventa la gente. Non è forse degno essere poveri? È vergognoso esserlo? Ebbene, durante i miei anni di lotta ho imparato ad essere povero con dignità e a cambiare il modo di pensare capitalista assorbito a scuola. Anche se mi ritengo tale sono un privilegiato, perché ci sono molti poveri che non hanno proprio niente. Mi riferisco specialmente a coloro che vivono come degli oggetti inanimati o come dei morti in vita senza coscienza di se stessi. Ma questa è una povertà diversa..