“Sono passati 32 giorni dall’inizio degli scontri tra Armenia e Azerbaigian. Nonostante il terzo cessate il fuoco, gli attacchi non si sono fermati. Le perdite militari dell’Armenia superano le 1.000 persone e le perdite civili totali da entrambe le parti sono più di 100. Mentre un ospedale pediatrico in Karabakh è stato preso di mira dai missili, anche i civili in Azerbaigian sono morti nell’attacco. L’Azerbaigian non rilascia una dichiarazione ufficiale sulle perdite dei soldati, ma secondo le fonti russe, il numero totale di vittime è stato di 5.000 in 32 giorni.

Mentre gli appelli per le trattative e la pace rimanevano inascoltati, l’incitamento all’odio aumentava. Gli armeni della Turchia non possono ancora “respirare”; la comunità armena è estremamente nervosa di fronte alle notizie dei bombardamenti unilaterali. Questa settimana 142 armeni che vivevano in Turchia hanno fatto ritorno nel loro paese. 

L’Armenia pensa che questa sia una lotta per l’esistenza in una zona in cui si trova da sola, vedendo che la Turchia sta partecipando a questa guerra. L’Azerbaigian ritiene che la guerra sia l’unico modo per riconquistare le terre perdute. Mentre il sogno di un futuro comune svanisce ancora una volta tra le rovine, sono i popoli di questi territori a perdere. Perdiamo tutti. Ancora una volta chiediamo: “pace”.”

L’editoriale di Yetvart Danzikyan, capo redattore di Agos, quotidiano nazionale in lingua armena pubblicato in Turchia. 

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