Più va avanti la situazione e più aumenta la sensazione di caos, informativo, scientifico e politico su quello che sta accadendo.
E’ vero che negli ultimi mesi abbiamo sentito di tutto, e il contrario di tutto. E’ vero che finalmente qualcuno ammette di sapere poco, come è logico, su un virus che è nuovo, che non si comporta come altri virus che si credevano simili.
Ci rendiamo conto che gli interessi economici, sociali, scientifici e medici in gioco sono enormi, incontrollabili  e che essi generano istanze che spingono in direzioni diverse, talvolta opposte.
Fatte queste premesse io credo che alla comunità scientifica e alle autorità di governo vadano poste alcune semplici domande e che si pretenda chiarezza nelle risposte; ovviamente la risposta può perfettamente ed onestamente essere “non lo sappiamo, lo stiamo cercando di capire” ma l’opinione pubblica ha diritto di avere risposte e la comunità scientifica e i decisori politici hanno il dovere di darle.
Provo a enunciare quelle che a me paiono più urgenti:
In questo momento di aumento soprattutto di ricoveri sarebbe il caso di rivedere l’approccio utilizzato finora facendo tesoro delle esperienze di cura a domicilio adottate spontaneamente da molti medici di base nonché gli innegabili avanzamenti nell’uso di protocolli di cura?
Abbiamo capito finalmente che cosa fanno i cosiddetti asintomatici? Dobbiamo considerarli malati? E contagiosi?
Abbiamo dei dati esatti, entro una ragionevole approssimazione, sull’efficacia dei vari test che vengono effettuati per identificare il virus? Che succede con i falsi positivi e, soprattutto con i falsi negativi?
Abbiamo dati esatti sulla natura del virus, è stato effettivamente isolato o stiamo lavorando su una ipotesi “genetica”?
Abbiamo, al di là del puro isolamento, degli strumenti efficaci e verificati di protezione dall’infezione? E, se sì, quali e con che livello di protezione?
Cominciamo a capire qualcosa sul tempo di immunizzazione che la malattia dà ai soggetti e che, di conseguenza, potrebbe dare un eventuale vaccino?
Come stiamo lavorando, in concreto, con il tema della prevenzione? E come sul tema dell’aumento complessivo delle prestazioni mediche, gratuite e di buona qualità? Perché non vogliamo vederci di nuovo costretti a scelte covid/noncovid nei reparti ospedalieri.
Gli studi sulla correlazione tra la contaminazione ecologica e la diffusione del virus hanno portato a qualche conclusione?
Io rivolgo queste domande in primis all’Istituto Superiore di Sanità nella persona del suo Presidente il Prof. Silvio Brusaferro (presidenza@iss.it), come istituzione medica pubblica di massimo livello, al Ministro della Salute, On. Roberto Speranza ()  e al Governo della Repubblica, nella persona del Presidente del Consiglio dei Ministri,  Prof. Giuseppe Conte (presidente@pec.governo.it).
Personalmente, come cittadino di questa Repubblica, le invierò a queste istanze e aspetterò una risposta; invito anche ognuno che si riconosca in questa semplice, nonviolenta campagna a fare lo stesso nelle forme che riterrà più opportune.
Ovviamente darò conto da queste colonne delle eventuali risposte.