No, non mi basta. La sua destituzione dall’incarico non è sufficiente. Fin dalla campagna elettorale, Wilson Witzel, poi divenuto governatore di Rio de Janeiro, annunciava il suo piano di governo, più che con parole, direttamente con i fatti. E quello che lo fece conoscere al paese fu una vera e propria dichiarazione di intenti, per non dire di guerra. Sul palco, davanti a una folla di invasati, lasciava che i suoi collaboratori, successivamente eletti deputati, facessero a pezzi una targa commemorativa di Marielle Franco, l’attivista dei diritti umani, consigliere comunale, assassinata dai miliziani amici della famiglia Bolsonaro.

Il candidato al governo dello Stato di Rio de Janeiro abbracciava e divulgava la tesi per la quale i diritti umani sono considerati come un privilegio dei delinquenti e principale ostacolo alle azioni di polizia. Direitos humanos para humanos direitos, dice l’infame proverbio inventato per l’occasione: diritti umani per gli umani direitos (un gioco di parole con il termine direito, inteso sia come “diritto, legge, giurisprudenza” che come “comportarsi bene, rigare diritto”). L’ enunciato è chiaro: chi difende i diritti umani difende i criminali e la criminalità e viene quindi annoverato tra i nemici della legge e dell’ordine.

Durante la campagna elettorale il futuro governatore si bolsonarizza a vista d’occhio, usa parole, gesti, frasi del peggiore repertorio presidenziale. Quando gli viene domandato risponde: “Metterò dei tiratori scelti che da un chilometro potranno sparare alla testa dei delinquenti, darò loro la possibilità di sorvolare le favelas in elicottero e poter sparare a vista”. E così ha fatto, partecipando personalmente al tiro a segno, naturalmente e facendosi filmare. Eccolo con un fucile in mano annunciare l’apertura della caccia ai narcotrafficanti. Eccolo salire sul velivolo. Eccolo a sparare a casaccio. No, a casaccio no, ma a mirare su una baracca individuata come covo, poi rivelatasi una toilette improvvisata per le signore che solitamente si riunivano su quel prato per svolgere riti religiosi evangelico-pentecostali. Eccolo, esultante di felicità, dopo lo sparo di un tiratore scelto alla testa di un pazzo che ha sequestrato un autobus pieno di gente.

Durante i primi cinque mesi del 2020, da gennaio a giugno la polizia di Rio de Janeiro ha ucciso 741 persone. Ufficialmente in scontri a fuoco avvenuti in aree periferiche o in favelas in cui, dicono, sia preponderante la presenza del narcotraffico. “È una guerra”, annunciano colonnelli e generali, e in guerra, è risaputo, non si fanno prigionieri. Ad analizzare i dati, le organizzazioni nazionali e internazionali concordano sul fatto che il massacro non è opera di frange impazzite della truppa fuori controllo, ma è il risultato di ordini ben precisi, di un piano genocida in atto, con la finalità di controllo sociale attraverso il terrore.

Ma non è a causa della sua furia assassina che il governatore di Rio è stato sospeso dall’incarico. L’accusa è quella di aver speculato sulla gestione della pandemia attraverso le imprese di facciata della moglie, costituite apposta per comprare da fornitori compiacenti e ripassare allo Stato i materiali sanitari necessari. Roba da milioni di Reais. Mentre la gente moriva in ospedali fatiscenti per mancanza di apparecchi e medicine, il governatore arraffava fondi pubblici in un vergognoso caso di corruzione. L’ennesimo caso di malversazione dello Stato di Rio de Janeiro, i cui ultimi cinque governatori, condannati per lo stesso motivo, sono in carcere. Cinque governatori che successivamente e, a volte, per due mandati di seguito, hanno affondato le finanze dello Stato in più di vent’anni di malaffare comprovato.

“Giardino fiorito di amore e saudade, terra che tutti seduce, che Dio ti ricopra di felicità, nido di sogno e di luce. Città meravigliosa, piena di mille incantesimi, cuore del mio Brasile ” … dicono i versi di una vecchia canzone. Anche Noel Rosa, musicista da leggenda, cantò la bellezza che tutti ammiriamo: “Città di amori senza peccato, è proprio vicino al Corcovado che è nato Gesù”. E io ci credo: Gesù è nato là, alle pendici del Corcovado, davanti all’immensa baia. Oggi dalla cima della montagna abbraccia Rio de Janeiro, la sua città, la città più bella del mondo.