La singolarità è essenzialmente un paradosso, un’infrazione della logica di processo in una determinata sequenza di dati o eventi.

Un esempio molto utilizzato in astrofisica sono le equazioni della relatività generale di Schwarzschild, il quale, attraverso i suoi calcoli, è giunto al concetto di singolarità nella dimensione spazio-tempo di Einstein, pronosticando così l’esistenza di buchi neri. In quella dimensione, la materia si comprime fino a occupare una regione incredibilmente piccola, la cui densità al suo interno risulta essere infinita; tutto quanto cade all’interno dell’orizzonte degli eventi viene inglobato in un punto senza ritorno. Neanche la luce può sfuggire a tale fenomeno, in questo punto le leggi della fisica non vengono rispettate, la linea del tempo si ferma o addirittura potrebbe essere intesa nella direzione opposta.

Secondo una delle teorie sulla creazione dell’Universo, questo sarebbe nato da un buco nero, ovvero, da una singolarità nella dimensione spazio-tempo. Se così fosse, saremmo davanti a costanti e infiniti nuovi Universi (artícolo V).

Un altro significato della singolarità è quello riferito all’evoluzione umana. L’applicazione delle scienze matematiche conduce a un paradosso, nel quale il grafico risultante rompe la progressione logica di una determinata funzione.

La Grande Storia ha approfondito la questione da differenti punti di vista, arrivando a fissare determinati eventi evolutivi chiave. La varietà di punti di vista presenti in diversi studi messi a punto a livello indipendente costituisce un arricchimento e una riaffermazione della teoria. Da questi studi è nata la tesi dell’esistenza di un punto di biforcazione evolutivo o singolarità, così come la sua possibile datazione temporale.

Vari studi hanno messo in evidenza diverse tappe evolutive (allegato). Per esempio, Ray Kurzweil colloca il punto di singolarità nel 2045, Richard L Coren nel 2040, e così via. Aldilà della datazione e dei diversi punti di vista sugli eventi storici, a titolo di riassunto sulla questione della singolarità, ci concentreremo su uno studio in particolare: quello di Alexander Panov “Punto di biforcazione?”[1]

Transizioni di fase di Alexander Panov

Non è difficile percepire che la durata delle epoche storiche (intervallo di tempo tra le varie transizioni di fase) si accorcia progressivamente. Questo fenomeno è la manifestazione del cosiddetto effetto di “accelerazione del tempo storico”. Tale accelerazione si manifesta in modi diversi e per dare una forma quantitativa a questo concetto si può studiare la sequenza delle rivoluzioni planetarie.

Risulta che l’intervallo tra rivoluzioni non solo si accorcia, ma che, nel corso della sequenza, si accorcia secondo una proporzione, dando così vita a una progressione geometrica. Questo ci fornisce una sequenza di punti che possiedono la proprietà di avvicinarsi a una costante di magnitudine. Il che significa che diversi segmenti della sequenza possono essere ottenuti l’uno dall’altro (con un certa approssimazione) grazie a una semplice compressione o stiramento. Come se questo non fosse già di per sé sorprendente, la grandezza costante ingloba, non solo la storia umana o, in modo separato, le transizioni di fase della biosfera, ma tutta l’evoluzione del sistema-pianeta nel corso di circa 4000 milioni di anni; considerando l’evoluzione puramente biologica e l’evoluzione sociale, come fossero la stessa cosa. In questo modo, la storia risulta essere una continuazione diretta, in magnitudine costante, dell’evoluzione biologica.

Comparsa della vita sulla Terra / procarioti. 4*109 anni.

Crisi dell’ossigeno o Rivoluzione Neoproterozoica/ vita aerobica/eucarioti. 1,5*109 anni.

Esplosione Cambriana / vertebrati / inizia l’Era Paleozoica. 590-510*106 anni.

Inizio dell’Era Mesozoica / Rivoluzione dei rettili. 235*106 anni.

Inizio dell’Era Terziaria o Cenozoica / Rivoluzione dei mammiferi e degli uccelli. 66*106 anni.

Inizio del Neogeno / Rivoluzione ominide. 25-20*106 anni.

Inizio del Periodo Quaternario (antropogeno) / primi ominidi. 4,4*106 anni.

Olduvai / homo habilis / Rivoluzione paleolitica. 2,0-1,6*106 anni.

Shell / homo erectus / popolamento di Europa e Asia. 0,7-0,6*106 anni.

Achel / homo sapiens arcaico. 0,4*106 anni.

Mustie (rivoluzione culturale dei neandertaliani) / homo sapiens. 150-100 mila anni.

Rivoluzione del paleolitico superiore / Rivoluzione culturale dell’Uomo di Cromagnon / homo sapiens sapiens. 40 mila anni.

Rivoluzione neolitica. 12-9 mila anni.

Rivoluzione delle città / inizio del Mondo Antico. 4-3.000 A.C.

Età del Ferro / Epoca degli Imperi / Rivoluzione dell’Era Assiale. 800-500 anni A.C.

Fine del Mondo Antico / inizio del Medioevo. 400-630 D.C.

Prima Rivoluzione Industriale / inizio Età Moderna. 1450-1550.

Seconda Rivoluzione Industriale / macchina a vapore, elettricità. 1830-1840.

Rivoluzione informatica / inizio era postindustriale. 1950.

Crisi e caduta del blocco socialista / Globalizzazione Informatica. 1991.

Bisogna tenere presente che sono trascorsi 30 anni dall’analisi di Panov, per cui bisognerà continuare a confrontare tale studio con l’epoca attuale e con i possibili scenari futuri che oggi si intravedo; in ogni caso, la teoria sulla singolarità non è congiunturale ma si dimostra essere sempre più consistente, a partire dalla sua grandezza.

Panov fa riferimento alla costante α=2,67±0,1 denominata valore di accelerazione di magnitudine costante.

Il valore di accelerazione di grandezza costante conduce a una conclusione inattesa quanto inevitabile: così come si è sviluppata nel corso di 4.000 milioni di anni, dalla comparsa della vita sulla Terra fino ai giorni nostri, l’evoluzione può proseguire solo per un tempo finito; c’è di più, siamo già molto vicini al punto finale di questa magnitudine costante della storia planetaria.

L’evoluzione del sistema pianeta segue una direzione ben definita, ovvero è di tipologia “vettoriale”. La cosa più importante, in ogni caso, è che fino a questo momento l’evoluzione è avvenuta come un progressivo aumento della complessità della struttura e allontanamento dello stato di equilibrio termodinamico.

Dell’esistenza di un limite nella sequenza delle fasi di transizione ha parlato I. Diaconov, il quale lo ha denominato punto di biforcazione o singolarità.

La velocità dell’evoluzione tende all’infinito nel corso di un asintoto verticale.

In prossimità del punto di biforcazione, la durata delle fasi di sviluppo deve avvicinarsi allo zero, mentre la quantità di transizioni nell’unità di tempo deve tendere all’infinito.

L’analisi numerica (estrapolazione della sequenza di transizioni di fase) evidenzia che il punto di biforcazione menzionato si trova nell’anno 2015, con un margine di errore di 15-20 anni, per cui, nel futuro prossimo o addirittura nel presente.

Anche Panov fa riferimento al lavoro di Graeme Snooks per sottolineare che diverse analisi, condotte con metodi simili, hanno ottenuto un valore di α (regime di magnitudine costante) simile.

Snooks, analizzando i cambiamenti avvenuti nella biosfera, nel 1996 ha proposto un fattore di accelerazione uguale a 3, per la durata delle “onde di vita” da lui stesso studiate e per la loro intensità, espressa come biomassa generata da tali onde. Il fattore 3 è molto vicino a quello ottenuto da noi, ovvero di 2,67±0,15.

Per cui, conclude Panov, verosimilmente, ciascuno dei metodi menzionati che si riferiscono al concetto di magnitudine costante dell’evoluzione o all’esistenza del punto di biforcazione, non sembra assolutamente convincente. Ma il fatto che autori diversi giungano in modo indipendente a conclusioni simili, partendo da considerazioni completamente diverse, fa sì che l’ipotesi di magnitudine costante dell’evoluzione e di esistenza del punto di biforcazione venga ritenuta sufficientemente valida.

Tale risultato è certo, nonostante l’incertezza circa la datazione di tali avvenimenti. Il limite della sequenza è fissato tra gli anni 2000 e 2030.

Cosa implica la singolarità?

Attualmente, l’umanità si trova in una situazione di pre-crisi (1991). Per molti aspetti, la crisi in corso ne porta alla memoria altre precedenti. Al livello attuale di sviluppo del sistema si stanno esaurendo le risorse e siamo di fronte a una crisi ecologica; praticamente, la distruzione dell’ambiente. Ma questo si è verificato anche in altre epoche: basti ricordare, per esempio, la crisi dell’ossigeno, che avrebbe portato alla rivoluzione neoproterozoica, o la crisi di risorse del paleolitico superiore, che avrebbe generato la rivoluzione neolitica. L’onda incontrollabile di terrorismo, a sua volta, costituisce una manifestazione della crisi dell’equilibrio tecno-umanitario e ricorda la situazione esistente alla vigilia della rivoluzione delle città. Tuttavia, è evidente che questa volta la crisi coincide, approssimativamente, con il culmine dell’attrattore di magnitudine costante dell’evoluzione planetaria. Per questo motivo, la crisi evolutiva che si avvicina non è la solita, non si assomiglia alle tante crisi che si sono succedute nella storia del sistema pianeta. Costituisce la crisi totale di un percorso evolutivo di 4.000 milioni di anni. Si può affermare che si tratta della crisi del carattere critico stesso dell’evoluzione precedente, una crisi della crisi. È difficile fare pronostici precisi circa il futuro sviluppo della civiltà, ma esiste una previsione che sembra assolutamente inevitabile: in un futuro visibile si assisterà alla conclusione dell’effetto di accelerazione di magnitudine costante del tempo storico, espresso nei termini della sequenza delle transizioni di fase, dal momento che ci troviamo in prossimità del punto, nel quale tale velocità dovrebbe essere formalmente infinita.

L’attrattore dell’evoluzione, ha talmente a che fare con un punto non casuale, che è ragionevole supporre che sia vincolato ai meccanismi fondamentali dell’evoluzione (confermato dalle idee di G. Snooks). Da ciò si deduce che con la conclusione dell’attrattore di magnitudine costante, tutto il carattere dell’evoluzione del sistema pianeta, incluse probabilmente le sue forze dominanti, deve subire una profonda trasformazione. La storia deve passare attraverso il punto di biforcazione e intraprendere un percorso completamente nuovo. La nostra analisi fenomenologica ci dà la possibilità di percepire come sarà tale percorso. Tale analisi è in grado di predire non tanto che cosa succederà, ma sì di definire alcuni limiti nelle possibilità di predizione, evidenziando cosa non potrà accadere: non sarà possibile che in futuro continui l’accelerazione esponenziale dell’evoluzione.

È impressionante pensare che a causa dei processi di globalizzazione della crisi sistemica che si avvicina, vincolata al passaggio attraverso la singolarità, la civiltà umana sarà obbligata a superarla come un tutt’uno. O la supera, in quanto sistema unico, oppure si assisterà a una catastrofe globale. Sta in questo la differenza fondamentale tra il meccanismo di superamento di questa crisi di singolarità e le precedenti crisi di civiltà. In queste ultime, l’evoluzione ha sempre avuto la possibilità di sacrificare i sub-sistemi non sufficientemente flessibili della civiltà e, grazie alla diversità eccedente, trasferire la leadership ai sub-sistemi più progressivi. Si può affermare che, raggiungendo il punto di biforcazione, il livello di selezione passa dall’interplanetario al galattico e a partire da questo momento, ha inizio la concorrenza della Terra con altre civiltà cosmiche. Qui non stiamo parlando di incontri diretti tra civiltà, ma il futuro (o, forse già il presente?) ambiente culturale galattico (se questa cosa in generale è possibile) sarà formato da quelle civiltà cosmiche che saranno riuscite a superare il punto di singolarità.

Post-singolarità

Sebbene diversi analisti siano giunti alla stessa conclusione circa la prevedibile comparsa di un punto di singolarità nel corso dell’evoluzione, la comunità scientifica non trova stimolante avventurarsi in ipotesi su uno scenario praticamente inconcepibile. Di contro, il nuovo passaggio di fase dovrebbe essere cominciato nel momento attuale sotto forma di diversità eccedente della tappa precedente.

La difficoltà maggiore sta nel fatto che si tratta di una fase verso un salto non comparabile con le rivoluzioni precedenti, il cui significato è il culmine di tutto il processo evolutivo a partire dalla formazione del pianeta.

Nel 2006 Alexander Panov partecipò a un ciclo di seminari raccolti nell’Annuario del Centro di Studi Umanistici di Mosca [2]. Durante il suo intervento, lo scienziato espresse alcune riflessioni circa la post-singolarità.

È chiaro che il passaggio attraverso la singolarità della storia significa il superamento di una serie di crisi profonde che sono prima di tutto di origine tecnogenica. Pertanto, se queste crisi saranno veramente superate, dalla legge di equilibrio tecno-umanitario [3] si evince che le reazioni conservative dell’umanità dovranno comportare un salto colossale, che si riferisce al contenimento culturale della forza distruttrice delle tecnologie. Qualora questo non accada, allora vorrà dire molto semplicemente che l’umanità non sarà in grado di superare l’epoca della singolarità e, in un modo o nell’altro, troverà il modo di autodistruggersi. Questo forte incremento dei contenimenti culturali dell’azione distruttiva delle tecnologie, nel corso del superamento delle crisi dell’epoca della singolarità lo denomineremo umanizzazione post singolarità.

Non è difficile immaginare almeno alcune delle reazioni conservative che possono essere vincolate alla categoria dell’umanesimo post-singolare:

1- Dovranno essere elaborati meccanismi molto efficaci di contenimento dell’aggressione diretta; in caso contrario, la civiltà si autodistruggerà a causa dei conflitti interni, relativi al deficit crescente di risorse non rinnovabili e alla crescita simultanea dell’efficienza degli armamenti.

2- La civiltà dovrà superare al suo interno l’egoismo corporativo o statale ed elaborare un pensiero universale, dal momento che i processi di crisi della singolarità hanno una dimensione sostanzialmente planetaria e possono essere superati solamente grazie agli sforzi congiunti di tutti, ovvero attraverso un impegno permanente.

3- In relazione allo sfruttamento delle risorse non rinnovabili dovranno essere messi in atto potenti meccanismi di contenimento del consumo materiale.

4- La crescita della coscienza ecologica dovrà diventare un istinto sociale ecologico.

Giunti a questo punto, vorrei richiamare l’attenzione su una particolarità dell’umanesimo post-singolare. In modo curioso, oggi ormai l’umanizzazione della civiltà terreste, nel processo di conservazione dell’equilibrio tecno-umanitario, trova manifestazione diretta nel rapporto dell’umanità con il cosmo.

Un collega di Alexander Panov era Akop Nazaretián, il quale partecipò allo stesso Seminario presso la URAP. Di seguito, alcune delle sue conclusioni.

I calcoli più recenti dimostrano che la fase di biforcazione verso lo sviluppo della civiltà umana non si è ancora conclusa, ma lo farà nei prossimi venti o trent’anni. Pertanto, la prossima generazione sarà chiamata a scegliere se la civiltà del nostro pianeta sarà di quelle che continueranno l’evoluzione cosmica oppure se diventerà materiale di scarto della Storia Universale.

La missione di sopravvivenza della civiltà umana consiste nel riuscire ad adattare psicologicamente l’umanità ai nuovi potenziali tecnologici. La questione principale della nostra epoca è se all’umanità rimarrà il tempo necessario per superare la necessità infantile di “tutela sovrannaturale” e maturare, prima che la sua estinzione diventi inevitabile; se gli esseri umani impareranno a comportarsi secondo il principio della solidarietà non conflittuale (“noi” e non “loro”). Ciò dipende da molti fattori, tra cui – l’efficienza dell’insegnamento tollerante e multiculturale, e lo sviluppo del pensiero critico palliativo. Un ruolo fondamentale in questo senso lo esercitano i movimenti sociali internazionali che, con la loro azione, contribuiscono a superare le frontiere geografiche e psicologiche tra gli esseri umani. Un esempio importante di tale movimento è l’Internazionale Umanista.

Diversità eccedente

Nel momento della transizione di fase, il fattore decisivo in molti casi risulta essere la cosiddetta diversità interna eccedente del sistema. Per diversità interna eccedente si intendono alcune forme di organizzazione che non hanno un ruolo strutturante significativo all’interno del sistema-pianeta e non forniscono vantaggi evolutivi importanti nella fase di sviluppo in corso. Tuttavia, con l’avvio della crisi evolutiva, proprio alcune di queste forme di diversità interna eccedente forniscono la risposta adeguata alla crisi e si trasformano nel nuovo fattore strutturante per la fase di sviluppo successiva. In sintesi, questo altro non è che una delle forme di realizzazione del meccanismo di selezione. [4]

Dal punto di vista umano, viene considerato sostanziale ciò che non occupa un posto centrale nell’attualità socio-politica, ma che è apparentemente irrilevante e che in larga misura passa inosservato. Pertanto, è difficile poterlo apprezzare nella sua pienezza; possiamo analizzare alcuni aspetti: può darsi la rivoluzione quantistica, o la vita artificiale oppure i tentativi di stabilire una nazione universale, ma siamo ancora lontani da una comprensione globale circa il significato del cambiamento che è già in atto.

Visualizzare la diversità eccedente del momento attuale equivale a captare la nuova transizione di fase che porterà con sé il punto di biforcazione.

Nel momento in cui si pensa alla dimensione del cambiamento è già stato ribadito il concetto – di Panov, Snooks, Akop e altri – che tale cambiamento presuppone un salto in tutta l’evoluzione planetaria (una variazione della costante α), che è proprio ciò che si definisce singolarità.

Proprio in questo senso si iscrive la strutturazione della meccanica storica proposta da Mario Rodríguez Cobos (Silo): generazione, momento, epoca, età, civiltà, periodo. Nelle fasi del periodo, Silo fissa tre stadi: materia e vita indifferenziata, storia umana e sovra-coscienza. Lo stesso filosofo ha anche enunciato diverse leggi e principi che agiscono nel processo evolutivo, che si inserivano bene nelle conclusioni della Grande Storia, apportando inoltre un punto di vista e un metodo di studio all’argomento.

Valutando futuribili, le riflessioni di Nazaretián rispetto al fatto di risolvere il nuovo sbilanciamento tecno-umanitario, si potrebbero interpretare come buone notizie i propositi di sviluppo di immensi progetti tecnologici, per i quali è necessario tutto l’impegno internazionale possibile, sebbene siamo contemporaneamente immersi nel primitivo confronto. Concetto che viene esemplificato in entrambi i sensi nella citazione dell’articolo del El País “Qui inizia la rivoluzione quantistica”.

La Cina ha già annunciato di voler affermarsi come leader della quantistica nel 2035 e sta lavorando a una rete di comunicazione imperscrutabile che ha iniziato a testare. I movimenti cinesi hanno fatto innervosire non poco alcuni senatori statunitensi, che hanno spinto il Governo di Donald Trump a fare i propri investimenti. “Così come le armi atomiche costituirono il simbolo del potere durante la Guerra Fredda, le possibilità della fisica quantistica definiranno, con ogni probabilità, l’egemonia nella nostra economica che diventa sempre più digitale, globale e interconnessa”, ha scritto il senatore repubblicano Will Hurd sulla rivista Wired.[5]

Qual è il ruolo degli individui?

Aldilà di quello che fanno le potenze mondiali non è superfluo sottolineare il ruolo individuale di ciascuno degli esseri umani (considerando l’argomento della diversità eccedente).

Coloro che si interessano a questo argomento sono menti inquiete, non importa quale sia il loro campo di azione, né il pedigree accademico; si tratta di guadagnare sul piano della coscienza, di poter comprendere in che modo siamo arrivati all’istante evolutivo attuale, cercando così di percepire il senso che ci ha portato fin qui attraverso l’attenzione nell’osservazione.

A tale scopo, si rivelano di grande utilità diverse tecniche di autoconoscenza e meditazione, sempre che ci chiariscano, aldilà dei trucchetti magici e del marketing, che risulta essere al tempo stesso una deviazione e una perdita di tempo.

Riportiamo qui quanto scritto da Ortega y Gasset nel 1925: … lo spirito, incapace di mantenersi in piedi da solo, cerca un appiglio per salvarsi dal naufragio e scruta tutto intorno, con l’umile sguardo di un cane, in cerca di qualcuno che lo protegga. L’anima superstiziosa è, infatti, un cane che cerca il suo padrone. Ormai nessuno ricorda più i gesti nobili dell’orgoglio, e l’imperativo di libertà, che ha risuonato per secoli, non troverebbe la benché minima comprensione. Al contrario, l’uomo ha un incredibile desiderio di servitù. Desidera servire, prima di tutto: un altro uomo, un imperatore, uno stregone, un idolo. Qualsiasi cosa, piuttosto che sentire il terrore di affrontare solitario, di petto, i contraccolpi dell’esistenza. [6]

Auspichiamo, allora, una profonda ispirazione, una comprensione lucida. Ispirazioni che si sono manifestate in filosofi ossessivi nel corso della storia, a volte in modo repentino, a volte trasognato… Quando si verificano, è come se dal futuro queste ispirazioni giungessero nel momento in cui il filosofo è sospeso in una situazione di equilibrio ed ecco che si manifesta il fenomeno di una comprensione improvvisa; esistono aneddoti storici che trattano l’argomento.

Un’altra grande forza che può essere messa in movimento è la fede nel futuro. Il tema della fede è essenziale nel pensiero scientifico. Ciò divenne chiaro nel XX secolo, quando la scienza iniziò a dimostrarsi poco intuitiva. Senza la fede nelle teorie più incredibili, non sarebbe stato possibile sviluppare le grandi macchine di ricerca e di sperimentazione che oggi vengono impiegate in tutto il pianeta e oltre (artícolo I).

Con un semplice approccio algebrico possiamo mischiare l’ipotesi: a = z o a ≠ z. Una delle due è corretta. La fiducia consapevole non è molto diversa, poiché bisogna scommettere su una formula e cercare di metterla in pratica. Avremo come risultato z o no z. Esiste un intento evolutivo nell’Universo? L’essere umano è suscettibile di essere illuminato? Queste domande necessitano di essere affrontate e sperimentate.

Una cosa sarebbe raggiungere uno stile di vita più o meno corretto, solidaristico, compassionevole, altruista, armonico e felice come fosse una grande conquista dell’umanità, altro affrontare con coraggio la necessità di essere illuminati dal proposito creativo dell’Universo. Probabilmente una cosa non sarà possibile senza l’altra, per cui sarebbe meglio un processo simultaneo.

Nel famoso mito della caverna, Platone afferma che potremmo vedere solo le ombre della realtà, ma che l’umanità dovrà cercare di uscire fuori da questo mondo fatto di ombre e avere il coraggio di abbandonare la sua caverna mentale primitiva.

A proposito della fede, Silo afferma: Nella fase della quale ci occupiamo, la preoccupazione risiede nel conoscere se stessi, nell’essere consapevoli della propria macchina come condizione previa per poi in futuro poter smettere di essere una macchina.

E per porre le basi di cosa implica il concetto di fede, sostiene…

Se ho abituato la mia mente a eliminare l’analisi di un fenomeno isolato, scollegato dagli altri che lo spiegano.

Se ho provato per via sperimentale l’interconnessione di fenomeni e la necessità di comprenderli in base alla posizione che occupano all’interno di una struttura generale.

Se intendo che è possibile comprendere un qualsiasi sistema se si considera il mezzo attraverso il quale si sviluppa, il sistema più grande che lo alimenta e quello più piccolo che ne è invece alimentato.

Se ho dimostrato cicli di una pianta che nasce, cresce e poi muore, e ho messo in relazione quei cicli con i miei, intravedendo velocità e utilità.

Allora posso affermare che inizio a usare il mio modo di pensare interagente. E allora mi chiederò il motivo per cui faccio parte del Percorso. Perché mi trovo adesso e qui. Allora metterò in relazione gruppi ed eventi, con la fase storica che vivo, allora i fenomeni che si succederanno non saranno da me percepiti come avviene per l’uomo comune, ma relazionati tra di loro. Questa relazione sarà il bandolo della matassa. La matassa troverà il Senso.[7]

 

Traduzione dallo spagnolo di Ada De Micheli. Revisione: Silvia Nocera

Allegato

Note:

[1] Alexander Panov. Punto di biforcazione evolutiva? 1991. Istituto di Astronomia – Univ. Lomonosov – Moscú

[2] Organizzato dal Seminario del Centro Interuniversitario di educazione umanitaria in filosofia comparata della Facoltà di Scienze Sociali dell’Università Russa dell’Amicizia tra i Popoli – URAP, il Centro di Studi Umanistici di Mosca e la Fondazione Pangea di Spagna. Violenza e tolleranza: storia, attualità e prospettive. Annuario CEH Mosca 2006.

[3] Il concetto di bilancio tecno-umanitario appartiene a Akop Nazaretián, sottolinea Panov, sviluppato nel suo volume Futuro Non Lineare.

[4] Alexander Panov. Punto di biforcazione evolutiva? 1991. Istituto di Astronomia – Univ. Lomonosov – Mosca

[5] El País 21-06-2020. Qui comincia la rivoluzione quantistica.

[6] José Ortega y Gasset. Epilogo sul tema dell’anima disillusa.

[7] Silo. Discorso sulla fede. 1968

 

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