In concomitanza con l’arrivo della triste ricorrenza della Nakba, la catastrofe palestinese, coincidente con i festeggiamenti israeliani per la nascita dello Stato sorto su diverse centinaia di villaggi e città distrutti o occupati e con la cacciata di circa 750.000 palestinesi e l’uccisione di alcune migliaia di essi, il giornalista ebreo israeliano Gideon Levy, storico amico del popolo palestinese e ostinato censore delle politiche illegali, violente e sanguinarie del governo Netanyahu, senza abbandonare la sua critica, né la sua comprensione verso i palestinesi, ha pubblicato un articolo che ha provocato stupore e profondo sconcerto nei palestinesi abituati a considerarlo sostenitore dei loro diritti costantemente violati.

Inoltre, l’arrivo in Israele del Segretario di Stato USA Mike Pompeo per sostenere l’illegale progetto di annessione israeliana di Territori Palestinesi illegalmente occupati, ha portato all’immediata reazione delle varie realtà palestinesi, con lettere aperte, appelli e denunce contro il progetto Trump-Netanyahu.

Su questo, ma in particolare sul significato e le previste conseguenze dell’articolo di Gideon Levy abbiamo chiesto un parere a Bassam Saleh, attivista palestinese che vive in Italia da molti anni e coordinatore di organizzazioni palestinesi e italiane impegnate per il raggiungimento di una pace giusta in M.O.

Siamo arrivati a un bivio caro Bassam e proprio in prossimità della ricorrenza della Nakba Gideon Levy pubblica un articolo sconcertante, invitando i palestinesi ad accettare l’annessione israeliana delle loro terre come male minore. Vuoi dirci il tuo pensiero in proposito?

Noi non temiamo l’annessione e la respingiamo. Questa la mia immediata risposta a Gideon Levy, il giornalista israeliano che seguo e che riconosco essere uno dei pochi sostenitori dei diritti dei palestinesi. Ma nell’ultimo articolo pubblicato di quattro giorni fa intitolato “LASCIATE CHE ISRAELE ANNETTA LA WEST BANK. È IL MALE MINORE PER I PALESTINESI “, lo confesso, Levy non mi è piaciuto, anzi già il titolo mi ha fatto bollire il sangue. Vedi? Levy scrive: “Perché l’Unione europea e altri paesi tremano così tanto da questo evento in avvicinamento? La questione dell’annessione sembra essere una grande catastrofe, ma non dovremmo averne paura e dovremmo accoglierla. “Poi aggiunge che “L’annessione sembra essere l’unica via d’uscita dall’impasse, l’unico tremore che potrebbe porre fine al miserabile status quo che ci sta di fronte e non può condurci in un posto migliore” e arriva a dire che dovremmo considerare l’annessione un dono, perché rivelerà in modo chiaro le violazioni del colonialismo israeliano.

Sì, ho letto anch’io l’articolo di Levy che qualcuno dei suoi estimatori ha considerato una provocazione. Tu pensi possa essere solo una provocazione?

Veramente no, anche se aggiunge qualcosa di contraddittorio, ecco qui le sue parole: “L’annessione è un dono insopportabile per l’occupante da un lato, e una punizione umiliante per coloro che sono sotto occupazione dall’altro, consente i crimini più terribili e vanifica i sogni più onesti. Ma la soluzione alternativa è molto peggio, perché perpetuerà una realtà corrotta che è già stata perpetuata e stabilirà la realtà dell’apartheid – che esiste per rimanere “ perché ormai si è creata “una realtà irreversibile per 700.000 coloni, compresa Gerusalemme Est, che nessuna forza può sfrattare, e senza questa evacuazione, i palestinesi vivranno in Bantustan, non uno stato, nemmeno i resti di uno Stato“.

Quindi Levy prende un dato di fatto e, per quanto illegale, lo considera irreversibile?

Esatto, e per questo vuole convincerci del suo punto di vista, cioè che l’annessione è il minor male, ma ignora, o dimentica, che la questione per i palestinesi non è quale sia la cosa peggiore tra l’annessione e l’apartheid, come se poi le due non andassero di pari passo! ma la dimensione dei crimini di guerra e contro l’umanità che lo Stato coloniale israeliano e i coloni fuorilegge su territori palestinesi, sostenuti dai loro alleati americani, commettono contro il mio popolo, perché la questione per noi sta nel rifiuto del colonialismo e della sua esistenza sulla nostra terra. Di conseguenza, l’annessione è respinta e non sarà accettata da nessun palestinese, né da qualsiasi persona che crede nell’opzione di pace non disgiunta dalla giustizia.

Però Levy, sempre prendendo un dato di fatto, scrive che i 700.000 coloni sionisti sulla vostra terra non possono essere evacuati.

E su quale base ha assunto questa posizione? Vorrei ricordargli la storia molto recente, poiché il governo Begin e il governo Sharon, quando hanno voluto, hanno smantellato gli insediamenti di Yamit e Gush Katif e i 18 insediamenti di Gaza o le colonie del Sinai egiziano. Questo non lo ricorda Levy e non lo ricorda nessuno di coloro che danno per irreversibile l’abuso delle colonie! Quindi voglio ricordare che gli insediamenti esistenti nella Valle del Giordano, a Gerusalemme e in Cisgiordania possono essere e saranno smantellati e non ci sarà un colono in terra palestinese. Coloro che ignorano la situazione nazionale palestinese e che non sono consapevoli delle sue trasformazioni, non sanno quali esplosioni si potrebbero avere nel serbatoio di malcontento e rabbia popolare per quello che Israele ci fa continuamente. Non sanno e sbagliano perché vedono la realtà prevalente che deriva dal desiderio palestinese, durato troppo tempo, di dare l’ennesima opportunità all’azione internazionale e alle forze che sostengono l’opzione di una giusta pace e la soluzione a due stati nei confini del 4 giugno 1967.

Quindi tu dici che vedere la situazione palestinese debole fa pensare di poter ottenere tutto?

Sì, Levy vede solo la debolezza, e forse anche il governo estremista israeliano e le mandrie di coloni vedono solo la nostra debolezza. Ma non è così, non è debolezza ma piuttosto è saggezza, i palestinesi mordono il freno fino al momento in cui arriva l’ora X: in caso di ulteriore fallimento dell’Unione Europea, della Federazione Russa, della Cina, del Giappone, dell’India, delle Nazioni Unite e dei fratelli arabi nel bloccare il progetto coloniale americano sionista, la posizione palestinese avrà di fronte un’altra opzione, perché allora nessuno potrà fermare il diluvio e ci saranno cambiamenti nei meccanismi e nei metodi di lotta e nell’intero discorso politico.

E rispetto a quanto dice Levy circa l’apartheid che vi aspetterebbe se non accettaste l’annessione cosa pensi?

Sono stato colpito da ciò che Levy ha indicato sull’imposizione dell’apartheid al popolo palestinese. Come se l’apartheid sionista non esistesse già! Il signor Levy è un intellettuale onesto e sa meglio di qualunque altro, che l’apartheid esiste fin dalla nascita dell’idea del progetto coloniale sionista in Palestina, e il suo primo slogan “Una terra senza popolo per un popolo senza terra” che negava addirittura l’esistenza del nostro popolo, e la conseguente pulizia etnica contro i nativi palestinesi ne è una prova. Che è successo al signor Levy? Come mai ha dimenticato tutto questo? Eppure lui lo sa bene che facendo affidamento sulla promozione del progetto capitalista occidentale, utilizzando strumentalmente miti e mitologia religiosa e non, il presidente Donald Trump sta commercializzando in questi giorni spingendo i popoli della regione e del mondo nell’inferno delle guerre. Questo non può ignorarlo il signor Levy.

Gideon Levy è sicuramente un amico dei palestinesi, ma si riconosce nello Stato di Israele e vorrebbe che questo fosse laico e democratico, forse immagina che in quel caso l’annessione sarebbe un male minore e comunque mi sembra che ormai da molto tempo, lui, come altri israeliani amici dei palestinesi, neghi decisamente la vostra richiesta di avere uno Stato indipendente e sovrano. Perché secondo te?

Come Gideon Levy ben sa, lo stato coloniale di Israele è da tempo entrato nella fase fascista, tanto che gente come Bennett e Netanyahu ricordano, senza vergogna, gli assassini nazisti tedeschi giustificandoli, così pure i fascisti italiani e altri assassini e criminali moderni. Ricorderai che Netanyahu scrisse che Hitler amava gli ebrei e fu solo mal consigliato dal Gran Muftì e per questo decise di sopprimerli! E’ scivolato nel ridicolo oltre che nell’oltraggio verso le vittime della Shoah. Ma i nostri media lo hanno dimenticato in fretta. Ma il suo destino non sarà diverso da quelli che l’hanno preceduto scegliendo il percorso del fascismo e del terrorismo di Stato. Non ha futuro. Questo vorrei dire a Levy e vorrei rassicurarlo che non temiamo il colonialismo sionista israeliano, né le sue procedure, le sue decisioni e le sue leggi, né temiamo l’annessione, MA LA RESPINGIAMO NELLA FORMA E NEL CONTENUTO. L’annessione non è una passeggiata senza ostacoli e non passerà, e uno Stato che vuole annettersi territori altrui non è né può diventare uno Stato democratico.

Ma fino ad oggi nessuno ha mai fermato Israele e questo Levy lo dice con desolazione. Mi pare scriva che l’UE manderà giù anche questo in silenzio dopo aver detto che non l’accetta ma senza fare altro.

Ma certo, i governanti di Israele, e lui lo sa benissimo, potranno seguitare a commettere crimini, massacri e genocidi, e l’UE e l’ONU a chiudere gli occhi, ma non ci sarà pace né sicurezza per Israele finché non l’avranno i palestinesi. Ci privano dei nostri diritti, perché loro hanno la forza, ma non potranno toglierci il sogno di vivere liberi e il diritto lottare per poter realizzare il nostro sogno, sulla nostra terra.
Non importa quanto tempo ci vorrà, e ciò che Levy vede oggi come nostra debolezza, consigliandoci paternalisticamente di accogliere l’illegittimo e illegale progetto di annessione, lo vedrà trasformarsi in potenza di lotta e di resistenza, contro il colonialismo sionista israeliano che lui, pur dichiarandosi amico del nostro popolo sta sostenendo. Noi vogliamo avere il nostro Stato indipendente e sovrano e vogliamo che sia finalmente attuata la direttiva ONU sul diritto al ritorno che giace inattuata da 71 anni e mezzo.

Quindi, se dovessi dare una risposta a Levy e a chi legge sia te che lui, cosa diresti?

Direi, gentile signor Levy, lei vedrà che se ci togliete ogni possibilità di ottenere i nostri diritti, quella che ora vedete come la nostra debolezza saprà trasformarsi in altro, fino al raggiungimento della vittoria.