La proiezione del documentario « L’inizio della fine delle armi nucleari » al cinema Utopia di Bordeaux, il 25 febbraio, è stata seguita da un dibattito. Ne ripercorriamo qui le linee principali.

Patrice Bouveret, Direttore dell’Osservatorio sugli Armamenti, portavoce di ICAN France è intervenuto per sottolineare il significato del TPAN(Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari) e del premio Nobel attribuito all’ICAN, e per evidenziare le ripercussioni del trattato già evidenti nelle interviste del documentario.

Patrice Bouveret : « Il film è particolarmente efficace, mostra con chiarezza che, tramite il lavoro svolto in tutti questi anni, ci sono persone che si sono mobilitate contro le armi nucleari, e ciò ha permesso di ottenere la sospensione degli esperimenti nucleari, non solo grazie a un trattato, ma anche attraverso la mobilitazione di ognuno.

Ora però, con quello che è successo in questi ultimi anni, c’è davvero un’inversione di tendenza, in un certo senso. In altre parole, ora sono le potenze nucleari ad essere obbligate a giustificarsi per il fatto di possedere quelle armi.
L’abbiamo visto di recente: il 7 febbraio il Presidente della Repubblica Macron ha fatto un discorso come  fanno tutti i Presidenti della Repubblica, sulla dissuasione nucleare. L’elemento di novità, non sufficientemente sottolineato dai media, è stato il tentativo di giustificare, sul piano etico, l’utilizzo delle armi nucleari. È davvero la prima volta che viene rilevato ciò in un discorso del genere, ed è una risposta mirata al trattato di proibizione, che mostra chiaramente che l’effetto del trattato modifica profondamente la situazione in cui ci troviamo.

Sembra proprio che le nazioni non dotate di armi nucleari si stiano riappropriando di questi argomenti per spingere le potenze impegnate nel trattato di non proliferazione a procedere al disarmo, senza però andare in quella direzione. Perché di fatto, al contrario, è stato deciso, e parlo per la Francia, di rinnovare completamente l’arsenale nucleare, e cioè i sottomarini, i missili, gli aerei da combattimento ecc.

È qui che si vede davvero l’effetto della mobilitazione civile. La Francia forse non è il paese in cui questa è più evidente, ma spetta a noi tutti insieme, cercare di rinforzarla. Sono state presentate varie possibilità, ed è proprio questo che il premio Nobel per la Pace è venuto a premiare nel 2017: il tipo di dinamica che si è creata.

Perché ci sono stati altri premi Nobel per questioni legate alle armi nucleari, ce ne sono stati vari, e in questa occasione, come si legge nelle motivazioni che sono state date, è proprio la dinamica collettiva che ha permesso di arrivare al trattato e che deve permettere di arrivare all’eliminazione delle armi nucleari. »

Jean-Marie Matagne, presidente di ACDN, Azione dei Cittadini per il Disarmo Nucleare, ha ricordato che oltre al TPAN, votato all’ONU nel 2017 e attualmente in corso di ratifica, esiste anche il TNP, Trattato di Non Proliferazione, dal 1970. Il TNP costituisce un altro strumento di pressione sulle potenze nucleari in quanto loro stesse lo hanno firmato.

Jean-Marie Matagne : « Il 7 luglio 2017, come avete visto nel film, 122 stati hanno votato per la messa al bando delle armi nucleari, uno ha votato contro e un altro si è astenuto. È stato quindi un evento estremamente importante, che è passato quasi inosservato in Francia perché è un tema di cui non si parla.

Il problema che si pone comunque è che il Trattato di Proibizione ha delle lacune, questo è un fatto, e quindi non bisogna accontentarsi del trattato, bisogna andare oltre, fino all’abolizione completa, all’eliminazione totale delle armi nucleari.
Ora, si dà il caso che questa eliminazione totale sia prevista dall’articolo 6 del TNP, entrato in vigore nel 1970. Ma è rimasto lettera morta per 50 anni. Secondo noi, parlo per ACDN, pensiamo che sia ciò di cui abbiamo bisogno per dare una svolta alla situazione in Francia: il giorno stesso in cui il trattato (il TPAN) è stato adottato, Francia, Stati Uniti e Gran Bretagna hanno pubblicato un comunicato congiunto in cui dichiaravano che non lo avrebbero mai sottoscritto. Né il contenuto del trattato, né le sue possibili implicazioni sul diritto consuetudinario li riguardava minimamente.

E poi l’anno dopo sono riusciti a trascinare dalla loro parte anche Russia e Cina, ossia i 5 stati più importanti in questa storia.
Infine ce ne sono anche altre di importanti, in particolare India, Pakistan e Israele. Non così tanto la Corea del Nord, che del resto aveva votato per la realizzazione della conferenza di negoziazione.

C’è un difetto in particolare nel trattato che rischia di portare all’insuccesso, e cioè che l’articolo 17 autorizza qualunque stato che si consideri minacciato nei suoi interessi supremi a ritirarsi dal trattato. D’altro canto, nel trattato in questione si tratta di un ritiro, di un impegno irreversibile, il che ha un senso. E c’è questa anomalia che emerge in seguito alla pressione di certi stati. E penso che se si adotta questo trattato di messa al bando bisognerà modificare almeno questo punto, e, per inciso, riaffermare, nella prospettiva del TNP, un diritto inalienabile all’energia nucleare per fini civili.

È necessario che questo trattato (il TPAN) entri in vigore, ovvero che la quindicina di stati che mancano all’appello (35 hanno ratificato il trattato), facciano in modo che, dopo la cinquantesima ratifica, tre mesi dopo il trattato entri in vigore.

È necessario che entri in vigore. Penso che gli stati non detentori di armi nucleari, in modo particolare, debbano mantenere la parola data, dal momento che proprio loro hanno adottato e votato per questo trattato, pur non avendolo ancora firmato tutti, al momento.

In questo modo aumenterà ancora la pressione morale e politica sugli stati nuclearizzati. Perché quello che conta sono loro, è il loro disarmo. E da questo punto di vista abbiamo uno strumento per esercitare pressione. Anche se la Francia non vuole firmare questo trattato, è tenuta a farlo perché nel 1992 ha aderito al TNP, e l’articolo 6 la obbliga a negoziare.

Noi è da quando è stata creata l’associazione, cioè 24 anni fa, che rivendichiamo un referendum. Attualmente abbiamo 42 firme di deputati e senatori per un referendum di iniziativa condivisa. Ne servono altre 185. »

Martine SICARD, di “Mondo senza Guerre e senza violenza”, membro dell’equipe della Marcia mondiale per la Pace e la Nonviolenza partita il 2 ottobre da Madrid e che si concluderà 5 mesi dopo a Madrid, l’8 marzo 2020, insiste sulla necessità di rimettere in questione il nostro sguardo sulla politica militare in Francia, fase preliminare per una vera mobilitazione per il disarmo nucleare.

Martine Sicard : « Stiamo parlando in termini abbastanza tecnici. Ma se siamo d’accordo sul fatto che bisogna sensibilizzare le persone e farle smuovere per far pressione ‘ai piani alti ‘, bisogna trovare il modo per far sì che ai giovani venga voglia di uscire per la strada e perché capiscano che stiamo parlando di armamenti nucleari. Se no, non ce la faremo.

Nel senso che il ruolo delle associazioni, delle campagne come quella di ICAN, tutto ciò di cui stiamo parlando, che è molto giusto, diciamo dal punto di vista tecnico, politico, diplomatico, ecc, va bene, ma finché non scendiamo in strada, finché non ci sarà davvero una pressione popolare, la situazione non potrà cambiare, soprattutto in un paese come la Francia.

È da metà della mia vita che vivo in Spagna, ma tutte le volte che mi “riimmergo nella cultura francese” vedo sempre una cosa ben radicata a fondo nei francesi, questo lato per cui la Francia è autonoma dal punto di vista della sua difesa, dal Generale De Gaulle in poi. È come se fosse stabilito nella cultura francese, e in qualche modo dessimo per scontato che in Francia si sta bene perché abbiamo un sistema di difesa.

Allora come spiegare ai bambini, ai giovani, la realtà della situazione, trovare il modo per comunicare con un pubblico più ampio sulla questione, affinché la gente si mobiliti : è questa la nostra sfida in questo momento. »

Il Documentario “L’inizio della fine delle armi nucleari” è disponibile gratuitamente anche in italiano per proiezioni pubbliche, nelle scuole, nelle associazioni. Più info.

Traduzione dal francese di Raffaella Piazza