Una cavalletta pesa 2 grammi. Una cavalletta mangia, ogni giorno, l’equivalente del proprio peso, quindi 2 grammi. Un chilometro quadro di terreno agricolo coltivato può “ospitare” 80 milioni di cavallette adulte tante, quindi, da inghiottire la stessa quantità di cibo sufficiente a sfamare 35.000 persone. Ma uno sciame non copre solo un chilometro quadrato. Le cavallette non sono milioni, né miliardi: sono centinaia di miliardi ! Solo in Kenya è stato rilevato uno sciame di cavallette lungo 60 chilometri e largo 40 [1],

Di conseguenza sono a rischio di morire di fame diversi milioni di persone, non i 2.000 morti “con” il coronavirus che oggi tanto ci allarmano.

Quanto precede potrebbe essere sufficiente per comprendere l’emergenza che sta colpendo soprattutto l’Africa dell’Est, il cosidetto “Corno d’Africa” (Etiopia, Kenya, Eritrea, Sudan), ma anche – sì le cavallette hanno superato il mar RossoYemen, Arabia Saudita e Iran. Le cavallette sono già giunte persino in India e Pakistan.

Credit: FAO Locust Watch

Ma non basta.

Le cavallette, ma dovremmo qui parlare del “criquet pèlerins” in particolare, vivono solo tre mesi ma depongono le uova già dopo due settimane. Le larve diventano adulte nel giro di sei settimane, ovvero un mese e mezzo. Di conseguenza, il loro numero aumenta di 20 volte dopo tre mesi, di 400 volte dopo sei mesi, di 8.000 volte dopo nove mesi.

Lo sviluppo estremo delle cavallette sostenuto dai cambiamenti climatici

Siamo difronte ai più grandi numeri degli ultimi 25 anni in Etiopia e Somalia, addirittura degli ultimi 70 in Kenya, per come spiega “Carbon Brief”, un team di ambientalisti e studiosi universitari.

Ora è palese il pericolo che rappresentano per i raccolti e conseguentemente per gli abitanti di quei Paesi poveri che vivono di quell’economia di sostentamento.

Il “criquet pèlerins” non è stanziale e si muove, a secondo le condizioni climatiche favorevoli, alla ricerca di nuovi terreni da inaridire. Un professore universitario tedesco, per come riporta il giornale tedesco DW, collega la diffusione del “criquet pèlerins” ai cambiamenti climatici che creano un ambiente favorevole.

Tale ipotesi è confermata da “Carbon Brief”.

Come la FAO combatte le cavallette? coi pesticidi. La Cina però propone la lotta biologica con le Anatre

La FAO sta cercando di raccogliere risorse finanziarie per combattere questa “piaga”. Al momento stanno contribuendo, in particolare, la Germania (21,9 milioni di dollari), gli Stati Uniti (18 milioni), la fondazione Bill & Melinda Gates e l’azienda Mastercard (10 milioni di dollari ciascuno).

Le somme raccolte (e versate) ammontano a circa 52 milioni di dollari ma risultano insufficienti, al momento ne servono altri 90. Ma le risorse diventano sempre poche via via che l’emergenza s’allarga.

La “guerra” alle “criquet pèlerins” è complessa, comporta l’acquisto e l’impiego di pesticidi (chlorpyrifos [2], malathion [3], deltamethrin [4], fenitrothion [5]), strumenti per nebulizzare tali prodotti, veicoli ed aerei per spargerli sul territorio. In atto ci sono 5 aerei che disperdono i pesticidi, ne servirebbero almeno 20.

In alcuni casi vengono impiegati dei prodotti bio come il fungo metarthzium [6] e, perfino, galline ed anatre. In particolare, la Cina ha annunciato, lo scorso 27 febbraio, di donare 100.000 anatre al Pakistan per la combattere le cavallette. Le anatre, infatti, possono mangiare ciascuno 200 cavallette al giorno. Servono, pure, sistemi GPS per seguire gli spostamenti e “predire” i luoghi dei prossimi “attacchi”.

L’emergenza alimentare in corso potrebbe diventare – a causa dei pesticidi usati – un’emergenza sanitaria domani.

Morire di fame o delle conseguenze tossiche dei pesticidi: che scelta ?

Ma morire di indifferenza non l’accetto, senza che il mondo, gli stati, le multinazionali globali, i multimiliardari, versino i 90 milioni di euro necessari ad affrontare l’emergenza (cioè meno dei 106 milioni di euro che costa un solo aereo caccia F-35B).

Note :

Credits : Photo by Kingdom Compass on Unsplash

[1] Fonte “Carbon Brief”.

[2] Wikipedia sul pesticida Clorpirifos; Il clorpirifos – prodotto dall’americana Dow Chemical Company – è considerato moderatamente pericoloso per l’uomo dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’esposizione che supera i livelli raccomandati è stata collegata ad effetti negativi sui sistemi neurologici, disordini persistenti dello sviluppo e disordini auto-immuni. L’esposizione durante la gravidanza può danneggiare lo sviluppo mentale dei bambini e nel 2001 l’uso domestico della sostanza è stata vietata negli Stati Uniti.

[3] Wikipedia sul pesticida Malatione; Per l’Unione europea l’uso di questo principio attivo è vietato dalla decisione 2007/389/CE a seguito dell’esame relativo all’iscrizione all’allegato I della direttiva 91/414/CEE. Nel 1976 in Pakistan, numerosi lavoratori furono avvelenati dall’isomalatione, una comune impurità del malatione.

[4] Wikipedia sul pesticida Deltametrina; La deltametrina è classificata come moderatamente tossica dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Nei formulati commerciali autorizzati in Italia è classificata come nocivo o non classificato, secondo la concentrazione. L’impatto ambientale è notevole: al pari di tutti i piretroidi, la deltametrina è scarsamente selettiva, perciò si rivela particolarmente nociva nei confronti dell’artropodofauna utile. Il suo impiego deve pertanto essere limitato e circoscritto ad ambiti in cui l’effetto sull’artropodofauna utile è di basso impatto. È nociva per gli organismi acquatici.

[5] Wikipedia sul pesticida Fenitrothion; Il fenitrothion è classificato come moderatamente tossico. In merito all’impatto ambientale, il suo ampio spettro d’azione lo rende moderatamente dannoso all’artropodofauna utile, ma è soprattutto negli ambienti acquatici che ha un forte impatto per la sua tossicità nei confronti dei pesci.