La gente di Mendoza ha aggiunto il suo esempio a quello dei popoli dell’America Latina che hanno reagito alle angherie dei loro governi.

Quando il governo e l’opposizione si sono uniti per abrogare una legge fondamentale per la vita nella provincia, la gente è scesa in strada per difendere i propri diritti. E questo continua, nonostante il periodo di festa, l’autoritarismo politico e l’assordante silenzio dei media di tendenze diverse.

Ecco un breve riassunto dei fattori e degli eventi più significativi.

Il deserto, l’acqua e la legge sul cianuro

Mendoza è una provincia molto arida, che vive grazie ai canali di irrigazione artificiale. Ogni litro d’acqua conta sia per il consumo che per l’attività economica, storicamente legata allo sfruttamento agroindustriale e turistico.

Oggi la zona soffre di una siccità che dura già da 10 anni – la peggiore della sua storia in un secolo – e le previsioni sono allarmanti. Da un lato, i ghiacciai – le cui acque di fusione alimentano i corsi d’acqua – subiscono gli effetti del cambiamento climatico. D’altra parte, lo stesso Dipartimento Generale dell’Irrigazione ha recentemente avvertito che la siccità continuerà ad aggravarsi nell’immediato futuro, perché “non c’è neve accumulata nelle sorgenti dei bacini” e quindi i fiumi saranno molto al di sotto della media storica.

Nonostante queste circostanze e l’esplicita opposizione della popolazione, il governo provinciale ha appena sostituito la legge 7722, che proteggeva l’acqua, provocando un’enorme reazione della popolazione di Mendoza in sua difesa.

Argomenti pro e contro

Approvata nel 2007, la legge proibisce l’uso di cianuro, mercurio, acido solforico e altre tossine, in qualsiasi forma di estrazione di minerali, al fine di salvaguardare “la risorsa acqua”.

Dal 2007 in poi molti esempi hanno rafforzato la convinzione che la legge fosse necessaria. La capacità inquinante delle mega miniere è diventata evidente in tragedie come quelle di Mariana e Brumadinho in Brasile e nelle ripetute fuoriuscite prodotte da Barrick Gold a Jáchal, nella provincia argentina di San Juan.  In quest’ultimo caso, la società “è stata indagata” ma non ha subito conseguenze. La questione è stata risolta dalla Segreteria delle Miniere, guidata da Alberto Hensel, ora nuovo ministro nazionale. I residenti di Jáchal hanno ripudiato la sua nomina in una lettera al presidente Alberto Fernández.

Tuttavia, uno degli argomenti più allettanti a favore dei megaprogetti minerari è la promessa di generare posti di lavoro e profitti per le casse dello Stato.

L’avvocato ambientalista Enrique Viale prende l’esempio di San Juan per smentirla.

“…le royalties minerarie a San Juan sono di 600 milioni di pesos all’anno, ma il budget totale della provincia è di 75 miliardi. Ciò significa che meno dell’1% del budget della provincia deriva dalle royalties minerarie. Per quanto riguarda l’occupazione diretta, essa coinvolge 2.500 persone, che rappresentano meno dell’1% della popolazione economicamente attiva della provincia. (D’altra parte) c’è una casta politica che si arricchisce grazie ai servizi che fornisce alle miniere su larga scala.

Non c’è regione al mondo che abbia raggiunto un modello di sviluppo socio-economico grazie all’industria mineraria su larga scala“.

Federico Soria, un attivista per l’acqua di Mendoza, aggiunge alcuni dati forniti da fonti ufficiali:

  • Posti di lavoro diretti e indiretti nel settore minerario: 0,7% a livello nazionale; 1% nelle province minerarie. Le mega-imprese minerarie generano un posto di lavoro ogni milione di dollari investiti; le piccole e medie imprese (PMI) generano un posto di lavoro ogni 20.000.
  • Questo significa che le PMI potrebbero generare 500 volte più occupazione, se ricevessero gli investimenti, i benefici fiscali e i sussidi che lo Stato assegna alle mega-imprese minerarie.
  • Le mega-imprese minerarie distruggono posti di lavoro incidendo negativamente su altre attività come l’agricoltura, l’allevamento, il turismo, ecc.
  • L’attività estrattiva non solo non riesce a diversificare l’economia, ma addirittura la riduce, al punto da renderla dipendente da una singola attività e persino da una singola azienda.

Nei dodici anni successivi alla sua approvazione, le multinazionali minerarie e i politici ad esse legati hanno tentato più volte di annullare la legge 7722. Nel dicembre 2015 la Corte Suprema di Mendoza ha confermato che la legge era costituzionale, ma le rivendicazioni minerarie sono continuate. Ora hanno avuto la risposta che volevano.

Con il sostegno nazionale

Martedì 17 dicembre, durante un pranzo dell’Associazione degli imprenditori argentini, il presidente Alberto Fernández ha detto: “L’estrazione mineraria è una questione importante. (…) A Mendoza siamo riusciti a far approvare una legge per lo sfruttamento minerario e a Chubut siamo riusciti ad ottenere lo sfruttamento dell’oro e dell’argento nell’area dell’altopiano. La nostra ricchezza sta lì; questo significa aprirsi al mondo con intelligenza”.

Le dichiarazioni del presidente hanno confermato il suo sostegno all’attività estrattiva e suscitato allarme, perché fino a quel momento non c’era stato alcun cambiamento nella legislazione che limitasse l’attività estrattiva in entrambe le province. Ma i legislatori di Mendoza devono aver capito il messaggio del presidente, perché la mattina di venerdì 20 febbraio, in seduta straordinaria, i senatori provinciali del partito al governo (Cambiemos) e dell’opposizione (Frente de todos) hanno approvato il progetto di legge del nuovo governatore neoliberista Rodolfo Suárez. Nel pomeriggio, i deputati l’hanno ratificato.

Le modifiche più importanti sono l’autorizzazione all’uso di sostanze finora proibite e l’abrogazione dell’articolo che richiedeva l’approvazione legislativa di qualsiasi progetto minerario. Ora sarà sufficiente che l’esecutivo di turno lo promuova.

La resistenza

La reazione della gente non si è fatta attendere e sono iniziate le manifestazioni davanti a una legislatura protetta da una doppia recinzione. Una volta che la legge è stata promulgata dal governatore, si sono organizzati blocchi stradali e “la più grande marcia della storia” della provincia: 80.000 persone hanno viaggiato per chilometri da diversi dipartimenti e località per incontrarsi davanti all’ufficio del governatore e mostrare il loro ripudio. La risposta è stata la repressione della polizia. Nonostante ciò, la mobilitazione continua e cresce.

Le assemblee in difesa dell’acqua nei diversi dipartimenti continuano a discutere delle misure da prendere. Una delle proposte più condivise è la sospensione della tradizionale Festa della Vendemmia, già approvata in alcuni dipartimenti e sostenuta dalle Regine di questa celebrazione, che hanno dichiarato: “Senza acqua non c’è vendemmia”.

General Alvear, notte del 26-12-19

#La7722NoSeToca (La legge 7722 non si tocca)

Di fronte alla resistenza popolare, il governatore Suarez ha annunciato questo pomeriggio che sospenderà la regolamentazione della riforma della legge 7722. Ma non basta.

Dalla base sociale, denunciano la decisione come una misura che cerca di svuotare la mobilitazione, chiedono la chiara abrogazione della nuova legge e preparano altre manifestazioni. Tutto fa pensare che non si arrenderanno.

Resta anche da vedere cosa farà il governo nazionale. Alcuni funzionari hanno cercato di evitare la responsabilità dicendo che si tratta di una questione provinciale che non li coinvolge. Non sembrava così lo scorso 18  dicembre, quando il presidente si è rivolto agli uomini d’affari dicendo: “A Mendoza siamo riusciti a far passare una legge per coinvolgervi nello sfruttamento minerario”.

Per di più oggi sono iniziate manifestazioni a Chubut per gli stessi motivi.

Una rettifica da parte di Alberto Fernandez sarebbe molto gradita. Dopotutto, quando si è insediato, ha detto alle persone che festeggiavano il suo arrivo al governo: “Vi invito a scendere in strada per ricordarmi cosa sto facendo, se sentite che sto deviando”.

Questo è quello che ha fatto la gente di Mendoza. Molti di noi sperano che venga ascoltata e che si agisca di conseguenza. Sarebbe un atteggiamento coraggioso, un atteggiamento da sostenere e applaudire


General Alvear, 26-12-19

Città di Mendoza,  26-12-19