La Corte Costituzionale si è riunita oggi in camera di consiglio per decidere in merito alla questione di legittimità costituzionale dell’art. 580 (istigazione o aiuto al suicidio) sollevata dalla Corte di Assise di Milano nel processo a carico di Marco Cappato per la vicenda del suicidio assistito di Fabiano Antoniani (DJ Fabo). In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio stampa della consulta fa sapere che “la Corte ha ritenuto non punibile ai sensi dell’articolo 580 del codice penale, a determinate condizioni, chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”.

Ci sembra interessante, a questo proposito, segnalare la posizione di Noi Siamo Chiesa, un punto di vista differente rispetto alle posizioni “rigide e senza sfumature” delle gerarchie ecclesiastiche e della CEI secondo cui tra “i diritti inviolabili dell’uomo” (art. 2 della Costituzione) non c’è quello di disporre della propria vita e che “vivere è un dovere, anche per chi è malato e sofferente”. Vittorio Bellavita, Coordinatore nazionale di Noi Siamo Chiesa, condivide invece la sentenza della Corte e afferma: “la nostra opinione è ben diversa da quella sostenuta da tempo dalle gerarchie e da quei medici che ora parlano di obiezione di coscienza . Siamo convinti che questa linea non potrà non cambiare in  futuro. Ora essa ci sembra ferma a una ‘ideologia della vita sempre e comunque’ a prescindere dalle situazioni concrete”.