Dicono che a Versailles i cortigiani, in fila con ieratica solennità, si passavano l’uno all’altro di mano in mano, il vaso dorato. Una cerimonia mattutina in cui il grande onore consisteva nell’annusare le olezzanti emanazioni delle novelle succose feci del Re, Luigi quattordici, quindici, sedici. Assistere alla produzione della regale cacca giornaliera, respirarne a ´pieni polmoni gli odori e poterne constatare l’origine divina, era il desiderio di ogni nobile o, è il caso di dirlo, aspirante tale: il massimo segno di distinzione. Terminata la cerimonia si poteva procedere alla discussione dei problemi dello Stato. L’État c’est moi: onore dell’odore.

Qualcuno si è preso la briga di elencare punto per punto ogni frase, ogni concetto proferito nella grande sala dell’ONU. Con un indecente copia-incolla lo riporto ipsis litteris. Anche no. Anche no. Dico solo che poche ore dopo, il parlamento ha spalancato i suoi portoni al passaggio di Raoni Metuktire. Ho davanti a me la foto in cui il vecchio capo indigeno riceve un caloroso abbraccio di papa Francesco. Lo ricordo con tutti i leader internazionali degli ultimi quarat’anni, con i grandi della musica, con Sting e gli artisti di tutto il mondo. Lo ricordo a girare il Brasile intero, dai villaggi remoti ai saloni del potere, con la sua bocca enorme, le piume e il viso disegnato.

L’ambiente è in pericolo, la foresta soffre, il nostro popolo sta morendo, ci rubano la terra, l’acqua, ci rubano la vita, dice da quasi mezzo secolo. Ma il presidente Bolsonaro all’ONU parla di sviluppo industriale sulle terre dei popoli originari, attacca altri paesi colpevoli di preoccuparsi di cose che riguradano la svranità nazionle brasiliana. Il presidente elogia la dittatura militare che per quasi venticinque anni ha affondato il paese in un baratro di orrore e subito dopo cita il nome di un vecchio capo indigeno: per insultarlo. Raoni, candidato al premio Nobel della pace, offeso davanti al mondo dall’infame Bolsonaro. Una menzogna dietro all’altra, fake news e teoria della cospirazione, affermazioni completamente false davanti al silenzio atroce dell’assemblea dell’ONU.

Con l’insulto diretto a Raoni si è toccato il fondo dell’abiezione. Mai nella storia delle Nazioni Unite era accaduto una cosa simile: un presidente contro un cittadino del suo stesso paese. Mai. I grandi giornali americani definiscono il discorso come surreale, alcuni arrivano perfino a smentire punto per punto le affermazioni false sulle quali ha basato il suo intervento. In patria, l’opposizione reagisce abbracciando il vecchio capo. La stragrande parte della popolazione, obnubilata da una informazione falsata e vistosamente di parte, continua a passarsi di mano in mano il sacro vaso di un re nudo, accasciato nel salotto elegante a far sconcezze. “Verrà un giorno, Bolsonaro, verrà un giorno in cui avrai paura, molta paura” dice Raoni, con la sua bocca enorme, le piume e il viso disegnato. È davvero arrivato il momento di chiamare le cose con il loro vero nome.