Il segretario di stato Mike Pompeo ha annunciato il 2 agosto, dopo sei mesi di sospensione, il definitivo ritiro degli Stati uniti dal Trattato sulle Forze nucleari intermedie (Inf), accusando la Russia di averlo «deliberatamente violato, mettendo a rischio i supremi interessi Usa».

Alla notizia è stato dato in Italia scarsissimo rilievo politico e mediatico (l’Ansa le ha dedicato poche righe). Eppure siamo di fronte a una decisione che ha drammatiche implicazioni per l’Italia, esposta con altri paesi europei a fare da prima linea in un nuovo confronto nucleare Usa-Russia non meno pericoloso di quello della guerra fredda.

Il Trattato Inf, firmato nel 1987 dai presidenti Gorbaciov e Reagan, eliminò tutti i missili nucleari a gittata corta e intermedia (tra 500 e 5500 km) con base a terra, anzitutto i missili balistici Pershing 2, schierati dagli Stati uniti in Germania Occidentale, e quelli da crociera lanciati da terra, schierati dagli Stati uniti in Gran Bretagna, Italia, Germania Occidentale, Belgio e Olanda, e allo stesso tempo i missili balistici SS-20 schierati dall’Unione Sovietica sul proprio territorio.

Nel 2014, l’amministrazione Obama accusava la Russia, senza portare alcuna prova, di aver sperimentato un missile da crociera (sigla 9M729) della categoria proibita dal Trattato e, nel 2015, annunciava che «di fronte alla violazione del Trattato Inf da parte della Russia, gli Stati uniti stanno considerando lo spiegamento in Europa di missili con base a terra». Il piano è stato confermato dalla amministrazione Trump: nel 2018 il Congresso ha autorizzato il finanziamento di «un programma di ricerca e sviluppo di un missile da crociera lanciato da terra da piattaforma mobile su strada».

Da parte sua, Mosca nega che il suo missile da crociera violi il Trattato e, a sua volta, accusa Washington di aver installato in Polonia e Romania rampe di lancio di missili intercettori (quelli dello «scudo»), che possono essere usate per lanciare missili da crociera a testata nucleare.

In tale quadro va tenuto presente il fattore geografico: mentre un missile nucleare Usa a raggio intermedio, schierato in Europa, può colpire Mosca, un analogo missile schierato dalla Russia sul proprio territorio può colpire le capitali europee, ma non Washington. Rovesciando lo scenario, è come se la Russia schierasse missili nucleari a raggio intermedio in Messico.

«Gli Stati uniti – sottolinea Mike Pompeo nella dichiarazione – apprezzano grandemente la costante cooperazione e risolutezza degli alleati Nato nel rispondere alla violazione russa del Trattato». Apprezzamento meritato: gli alleati, Italia compresa, hanno dichiarato la Russia colpevole di aver violato il Trattato accettando a scatola chiusa l’accusa fatta dagli Usa senza alcuna prova reale.

La cancellazione del Trattato Inf, sospeso anche dalla Russia il 3 luglio, si inserisce in una nuova corsa agli armamenti ormai, basata non tanto sulla quantità ma sulla qualità delle armi nucleari e dei loro vettori e sulla loro dislocazione.

Fonti militari informano che gli Stati uniti stanno mettendo a punto nuovi missili nucleari a raggio intermedio con base a terra, sia da crociera che balistici (questi capaci di colpire gli obiettivi in 6-11 minuti dal lancio). La Russia ha avvertito che, se verranno schierati in Europa, punterà i suoi missili nucleari sui territori in cui saranno installati.

L’affossamento del Trattato Inf ha un ulteriore scopo strategico. Lo ha rivelato lo stesso Pompeo, accusando la Cina di schierare (sul proprio territorio) missili nucleari a raggio intermedio con base a terra con i quali «minaccia gli Stati uniti e i loro alleati in Asia». Il segretario di stato Pompeo avverte quindi: «Non c’è ragione che gli Stati uniti continuino a concedere questo cruciale vantaggio militare a potenze come la Cina».

Gli Usa dunque si preparano a schierare nuovi missili nucleari a raggio intermedio non solo contro la Russia ma anche contro la Cina. Ambedue in grado di rispondere schierando nuove armi nucleari.

Significativa la posizione della Commissione Europea, che il 2 agosto ha dichiarato: «Incoraggiamo a preservare i risultati del Trattato Inf, dobbiamo stare attenti a non imboccare la strada di una nuova corsa agli armamenti che ridurrebbe i risultati significativi raggiunti dopo la fine della Guerra fredda».

Ci vuole una bella faccia tosta per dichiarare questo, dopo che la stessa Ue ha contribuito all’affossamento del Trattato Inf: all’Assemblea Generale Onu (21 dicembre 2018), l’Unione europea compatta ha bocciato la risoluzione con cui la Russia proponeva di preservare il Trattato stabilendo meccanismi di verifica e negoziati.

L’Unione europea ha dato così di fatto luce verde alla installazione di nuovi missili nucleari Usa in Europa, Italia compresa.

Articolo pubblicato su Il manifesto del 3 agosto 2019