L’inviato speciale delle Nazioni Unite contro la tortura Nils Melzer ha espresso seri timori sulle condizioni di Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks che dallo scorso 11 aprile si trova detenuto nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh a Londra. Ed è lì che Melzer gli ha fatto visita insieme a due medici specializzati nell’esame di pazienti che abbiano subito torture fisiche o psicologiche. Il fatto viene riportato in un lungo articolo su Repubblica a firma di Stefania Maurizi, una delle poche giornaliste che da anni segue la vicenda di Assange, dando conto di quanto può costare un delicato e scomodo lavoro di inchiesta internazionale qual è quello di Assange, appunto.

Le informazioni sullo stato di detenzione sono disponibili da poco e solo grazie al fatto che è stato reso pubblico lo scambio diplomatico nel quale l’inviato delle Nazioni Unite accusa gli Stati Uniti ma anche Inghilterra, Svezia ed Ecuador delle gravi condizioni del detenuto e denuncia altresì il pericolo che con l’estradizione negli Usa lo si esponga a pene severissime, fino a 175 anni per avere rivelato i file segreti del governo americano, oltre che ad ulteriori maltrattamenti.

Julian Assange, secondo quanto riportato nella nota diplomatica, si trova ristretto  in una cella singola di due metri di larghezza per tre di lunghezza per 2,3 metri di altezza. Ha diritto a spendere solo 15 sterline alla settimana tra telefonate, penne e carta da lettere, ha diritto da 30 a 60 minuti d’aria al giorno, a seconda delle condizioni del tempo, è molto dimagrito e può vedere solo i suoi avvocati.

 

L’articolo originale può essere letto qui