Nato ad Istanbul, in una delle strade dei quartieri degradati della città di Kasımpaşa, il 26 febbraio del 1954 da una famiglia islamica osservante. Da ragazzino, vendeva limonata e focacce di sesamo (simit) per le strade dei quartieri degradati della città per aiutarsi economicamente, mentre durante la gioventù intraprese la carriera da calciatore non portandola a termine, iniziando quella politica come sindaco di Istanbul dal 1994 al 1998. Venne giudicato colpevole e imprigionato nel 1998 per incitamento all’odio religioso dopo aver declamato pubblicamente i versi del poeta Ziya Gökalp. Uscito dal carcere, ha fondato il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP), a cui ha impresso un carattere più moderato rispetto ai precedenti partiti islamici turchi. L’AKP ha status di osservatore presso il Partito Popolare Europeo, gruppo conservatore e democratico-cristiano.

Nelle elezioni legislative del 2002 (le prime a cui abbia partecipato) l’AKP ha ottenuto il 34,3% dei voti, diventando il primo partito del paese e ottenendo una schiacciante maggioranza in parlamento per via del sistema elettorale turco.

Dal 2003 al 2014, anno della sua elezione a presidente della Repubblica, fu eletto primo ministro per tre mandati consecutivi. Il 10 agosto 2014, Erdoğan vince le prime elezioni presidenziali, si tratta della prima elezione diretta del Presidente che in precedenza era eletto dal Parlamento. Erdogan è tuttora il presidente della Turchia. Fin dal 2002 il suo scopo principale è stato rifondare l’impero Ottomano.

Il presidente inoltre ha mostrato più volte la sua posizione politica:

  • DONNE: affermando il “ruolo” della donna come dedita alla maternità basandosi sulla religione. Per questo motivo secondo lui le donne non possono avere diritti sulla maternità, l’aborto infatti è considerato un reato.

  • OMOSESSUALI: la polizia turca ha interrotto la manifestazione “Gay Pride” con la forza, tramite l’uso di proiettili di gomma e lacrimogeni causando decine di feriti.

  • LIBERTA’ DI STAMPA: Il presidente Erdoğan e il suo staff hanno messo in atto azioni contro la libertà di stampa turca. L’ultimo giornale preso di mira è stato lo Zaman, dopo che questo ha pubblicamente condannato le azioni del presidente.

  • ISTRUZIONE: Più di 18mila dipendenti pubblici turchi sono stati licenziati perché considerati “una minaccia alla sicurezza dello Stato”.

    I motivi del licenziamento non sono stati resi noti e non è stata data la possibilità di intervenire in modo efficace.

    I lavoratori del settore pubblico reintegrati sono stati declassati a mansioni di minor livello e con uno stipendio inferiore, infatti molti insegnanti hanno deciso di lasciare il proprio lavoro.

  • AVVOCATI: a Istanbul, dal 2016 ad oggi, 1539 avvocati di alcuni oppositori del regime di Erdogan sono stati arrestati con l’accusa di cospirazione contro le istituzioni subendo un processo legale. Di questi, 580 sono ancora in carcere e 109 sono stati condannati, mentre altri hanno subito torture

Vorremmo ricordare il quinto anniversario della morte di Berkin Elvan un quindicenne turco che restò gravemente ferito durante gli scontri a Istanbul e morì dopo nove mesi di coma martedì 12 marzo 2014. Elvan fu colpito da un candelotto di gas lacrimogeno mentre andava a comprare il pane. È diventato col tempo il simbolo della dura repressione delle forze di sicurezza turche in quei giorni di protesta.

La madre accusa Erdogan dell’uccisione del figlio, portando migliaia di persone a manifestare

pubblicamente in varie città della Turchia, in favore delle dimissioni del dittatore.

Alla manifestazione parteciparono migliaia di persone, tra di loro la sua avvocatessa Barkin Timtik che per questo motivo sta subendo un processo per fiancheggiamento e una condanna a vent’anni di carcere. A lottare da anni contro queste atrocità anche un attivista, che ci ha raccontato tutto questo attraverso un progetto di geopolitica a cui la nostra scuola ha aderito, Gianfranco Castellotti, veterinario toscano che nonostante la sua professione ha deciso di combattere contro la dittatura di Erdogan, incontrando vari rischi (incarcerazione, torture e violenze). Non sono molte le persone che si mettono in gioco rischiando la propria vita, ma lui è un esempio di come tutti noi possiamo partecipare attivamente non lasciando soli ma invece aiutando chi lotta ogni giorno per la propria libertà.

Samuel Campanile, Debora Cirpaci, Giorgia Corbetta, Erika Reale, Melissa Roman – Liceo di Scienze Umane Pareto 4F  nell’ambito del progetto CONOSCERE PER FARE LA PACE