Alla Camera dei Deputati sta per iniziare un dibattito sul conflitto drammatico in corso nello Yemen e sulla fornitura di armamenti italiani ai Paesi in esso coinvolti (come Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, che guidano la coalizione che da oltre 4 anni bombarda quel Paese)
Finalmente il nostro Parlamento ha l’occasione, grazie ad una prima Mozione presentata da LeU, di affrontare questa situazione e fermare le bombe italiane che alimentano la peggiore catastrofe umanitaria oggi presente al mondo. Ancora una volta facciamo appello alla coscienza di tutti i Parlamentari chiedendo loro di avere il coraggio di mettersi dalla parte di quei bambini, donne, uomini che ogni giorno lottano per la sopravvivenza e che non posso vedere la loro vita continuamente messa in pericolo anche per causa di armi “made in Italy”
Le richieste che la coalizione della società civile italiana che lavora su questo tema sono chiare da tempo e le riproponiamo affinché in Parlamento vengano votati testi di mozione che siano ad essi allineati. Vigileremo ed informeremo l’opinione pubblica su tuta la discussione che da oggi inizia alla Camera dei Deputati, e sulle decisioni che verranno prese.
Rete Italiana per il Disarmo e le altre organizzazioni che lavorano congiuntamente per mettere fine al conflitto in Yemen e alle complicità anche italiane in esso chiedono ai Parlamentari affinché di prendere una posizione netta ed esplicita per impegnare il Governo italiano a:
  • attivare e promuovere iniziative concrete per la risoluzione diplomatica e multilaterale del conflitto in corso in Yemen, attraverso un nuovo ciclo di negoziati di pace sotto l’egida delle Nazioni Unite.
  • aumentare il budget destinato a questa crisi rispetto agli anni scorsi e finanziare adeguatamente il Fondo di intervento per gli aiuti umanitari, in soccorso alla popolazione civile yemenita martoriata da una catastrofe umanitaria di vaste proporzioni;
  • imporre (in linea con le risoluzioni del Parlamento europeo del 4 ottobre e 25 ottobre 2018 e nel rispetto della normativa nazionale – legge 185/90 -, del Trattato internazionale sul commercio di armamenti e della Posizione Comune dell’Unione europea sull’export di armamenti) un embargo immediato sulle armi e la sospensione delle attuali licenze di esportazione di armi a tutte le parti nel conflitto dello Yemen, in quanto è presente un chiaro rischio di gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario (come testimoniano numerosi episodi di questi ultimi mesi). L’embargo dovrebbe riguardare anche tutti i tipi di armamento presenti nell’elenco comune delle attrezzature militari e delle tecnologie di uso duale dell’Unione europea al fine di garantire che nessun arma, munizione, equipaggiamento militare o tecnologia, o supporto logistico e finanziario per tali trasferimenti sia oggetto di forniture dirette o indirette alle parti in conflitto nello Yemen né possa essere di sostegno alle loro operazioni militari nello Yemen;
  • attivare e finanziare il fondo per la riconversione dell’industria militare previsto nella stessa legge 185/90 anche sulla base di una discussione pubblica sull’impatto del complesso militare-industriale italiano sulla instabilità geopolitica (in particolare in Medio Oriente) e nella definizione della politica estera e di sicurezza dell’Italia;
  • intraprendere iniziative verso le parti in conflitto (in particolare chi utilizza maggiormente lo strumento dei bombardamenti aerei cioè la Coalizione guidata dall’Arabia Saudita e di cui fanno parte anche altri Paesi destinatari dei sistemi d’arma italiani, come gli Emirati Arabi Uniti) affinché siano rigorosamente rispettati i divieti di bombardamento di ospedali, scuole, strutture di cura ricordando che gli ospedali e il personale medico sono esplicitamente tutelati da trattati e convenzioni dal diritto umanitario internazionale, che un attacco deliberato contro i civili e le infrastrutture civili costituisce un crimine di guerra e che gli attacchi alle scuole sono condannati dalla Safe Schools Declaration, di cui l’Italia è tra i primi firmatari. Tutte le parti in conflitto dovrebbero inoltre evitare l’utilizzo di ordigni esplosivi in aree popolate al fine di proteggere i civili nella massima misura possibile.
  • condannare l’uso di munizioni a grappolo nel conflitto in Yemen e fare pressioni affinché anche l’Arabia Saudita ratifichi il Trattato internazionale sulle munizioni a grappolo e distrugga quelle che ancora possiede;
  • sollecitare l’istituzione di una indagine internazionale indipendente per esaminare le possibili violazioni del diritto umanitario internazionale da parte di tutte le parti in conflitto, al fine di assicurare la giustizia, le responsabilità e il risarcimento per le vittime. Negli oltre tre anni di conflitto armato numerose sono state le segnalazioni riguardanti violazioni di diritti umani e crimini di guerra, come confermato anche nel rapporto recentemente pubblicato dal Panel of Eminent Expert delle Nazioni Unite.