Circa 200.000 persone sono sfilate in corteo a Milano contro il razzismo. Altre manifestazioni minori si sono svolte in altre città italiane dal nord a sud, fino a Trapani, estrema punta dell’Italia, dove, in piazza Saturno, nonostante il sostegno dei Sindacati, si sono radunate appena una quindicina di persone inclusi tre giornalisti.

Il tema dominante delle manifestazioni era la contestazione al governo nazionale accusato di sostenere posizioni razziste, anzi di distribuire solo «odio e rabbia» per riportare le parole di Nicola Zingaretti (PD). Insomma sembrerebbe di capire che, in Italia, il razzismo sia stato scoperto lo scorso 1 giugno con la nascita del governo Conte sostenuto da Lega e Cinque Stelle.

Personalmente penso che se il consenso alla Lega è cresciuto, dal 4,1% delle elezioni politiche 2013 al 17,4% di quelle 2018, è perchè ha fruito di condizioni favorevoli al suo sviluppo; condizioni che, evidentemente, sono state create/moltiplicate nel «laboratorio» del precedente governo a guida Renzi-Gentiloni (Partito Democratico).

L’infezione razzista ha colpito l’Italia prima dell’1 giugno 2018

Non serve quindi protestare contro la Lega, chi la dirige e la vota. Per controllare e «curare» l’infezione razzista è indispensabile comprendere l’agente che ha sviluppato la «malattia». E, purtroppo, da parte di chi ha governato il Paese e oggi s’infiltra in manifestazioni di piazza, anzi indirettamente le promuove, questa «autocritica» non è mai avvenuta. Matteo Renzi, ancora dominus del Partito Democratico, anzi, continua a enunciare i suoi presunti successi gestionali.

Il reddito e il patrimonio mobiliare dei cittadini sono calati rispetto a dieci anni fa, la forbice tra i più ricchi e i più poveri s’è allargata, il «potere d’acquisto» della «classe media» si è ridotto, la domanda di lavoro da parte di Stato e imprese è significativamente calata, e, quella che c’è, è spesso precaria e insufficiente per uscire da una «povertà assoluta» questa si cresciuta.

In queste condizioni, il governo Renzi-Gentiloni s’è distinto per «redistribuire» miserie: dagli «ottanta euro di Renzi» a favore di chi già lavorava ma con salari inferiori ai 1.700 euro al mese lordi, al regalo del «bonus» da 500 euro annui agli insegnanti da destinare all’acquisto di tablet e PC, fino alle circa 300 euro medie mensili distribuite del Reddito di Inclusione (REI) solo a una piccola parte delle famiglie che si trovavano nella miseria vera e propria.

Onestamente un po’ poco.

Il governo Gentiloni ha dato ragione agli xenofobi

In questi cinque anni, inoltre, il governo Renzi-Gentiloni ha, di fatto, dato ragione alla propaganda xenofoba, con provvedimenti quali: il sostegno alla realizzazione di «lager» in Libia o il dispiegamento di forze militari in Niger per arrestare le migrazioni dall’Africa subsahariana, il mancato sostegno alla legge sullo Ius Soli.

Per un Popolo, quello italiano, bravo a dare le colpe dei propri problemi sempre all’altro, all’arbitro di turno, non attribuendo alcuna colpa al sistema finanziario, capitalista e neo-liberista – come avrebbe dovuto fare, a ragione peraltro, una forza politica di Sinistra – si è dato lo spazio ad altri di scaricare le colpe della «crisi» sulla Commissione Europea, sull’Euro e, soprattutto sui più deboli, sui migranti e sui rom.

La risposta del governo Conte alla crisi economica

In questo scenario, è naturale aver gioco facile e consenso per chi promette di ridare «sovranità» al Paese, disubbidiendo ai diktat economici dell’Europa, per chi assicura di arrestare la presunta «invasione» di stranieri e islamici, per chi assicuri una più ampia redistribuzione della ricchezza (leggi «reddito di cittadinanza»), o una maggiore domanda di lavoro (tramite il probabile «turn over» che seguirà il pensionamento – «quota cento» – di circa un milione di lavoratori).

Matteo Salvini, in un recente comizio, ha assicurato che governerà per i prossimi «trent’anni». E, in effetti, il suo consenso – leggi «sondaggi» – cresce. Come dargli torto se dall’altra parte politica, PD-Forza Italia, non esiste alcuna proposta politica alternativa, alcuna soluzione, vera o presunta, al problema economico che colpisce il 75% dell’Italia, se non quella già proposta, e bocciata dai risultati, di sostenere ulteriormente grandi imprese e liberismo?

E quindi? Il corteo di Milano? Solo una passeggiata

Le manifestazioni multicolori di piazza, come quella di Milano, sono utili e apprezzabili, certamente, ma possono essere solo «una bella lunga passeggiata tra persone civili» come ben scrive Patrizia Cecconi su Pressenza, se ad esse non fa seguito un’idonea proposta politica.

L’assenza/insufficienza di risposte, all’interno delle mozioni dei tre candidati segretario del Partito Democratico, Zingaretti, Martina e Giacchetti, sui temi delle tutele dei lavoratori, della lotta alla povertà, delle migrazioni, della riforma pensionistica, lascia supporre che la risposta a Patrizia è facile darla: ieri è stata solo «una bella lunga passeggiata tra persone civili».