Eu sou favorável à tortura. Io sono a favore della tortura. (Jair Bolsonaro)

 

“Una educazione basata in sani principi significa che si fonda sulla parola di dio. Un’educazione in cui la geografia, la storia, la matematica sono viste sotto l’ottica di dio. Una cosmovisione cristiana. Gli alunni impareranno che l’autore della storia è dio, il realizzatore della geografia è dio, dio ha fatto le pianure, le montagne, il clima; la matematica, ad esempio: il più grande matematico è dio; la parola comincia nella genesi, il primo giorno, il secondo giorno, al terzo giorno… Gli alunni più piccoli, il primo contatto che avranno con la matematica sarà il libro della genesi, tutte le discipline del curricolo scolastico saranno organizzate sotto l’ottica delle scritture; le scritture non sono un ostacolo alla conoscenza ma a partire da esse il maestro e il professore invaderanno le varie aree del sapere, e le presenteranno agli alunni in modo formale. Una cosa è sentire che non puoi lavarti i denti con il rubinetto aperto, una cosa ben diversa è sentirti dire che non puoi farlo perché nella bibbia c’è un insegnamento che ti impone di aver cura di tutto il creato: dio te lo ha dato ma non puoi sprecarlo”.

Se fossero parole di un dirigente di qualche repubblica fondamentalista islamica, potrebbero anche andarmi bene. Invece è un discorso della segretaria esecutiva del ministero della pubblica istruzione. Il ministro della famiglia e dei diritti umani invece ha già rivelato che ha visto Gesù arrampicarsi sull’albero del giardino di casa e che con lui ha intavolato un lungo e proficuo colloquio. Esattamente come fa in questo momento Bolsonaro con Trump, alla Casa Bianca, un proficuo colloquio. Gli ha pure promesso che lo aiuterà in un eventuale intervento militare in Venezuela. Alla domanda di una giornalista americana risponde: Non avevo nessun motivo per ucciderla. Si riferiva a Marielle Franco e alle decine di coincidenze che coinvolgono lui e la sua famiglia in una storia che ormai ha mosso l’interesse del mondo. Non avevo nessun motivo per ucciderla… cioè, chiedo io, nel senso che se ne avesse avuto uno, lo avrebbe fatto?

São Luis è una stupenda città fondata nel 1612 dai francesi quando ancora sognavano la formazione di una “Francia Antartica”, un sogno coloniale mai realizzato. Anche a Rio ci provarono ma vennero respinti da una coalizione tra gli indios e i portoghesi. São Luis venne in seguito conquistata dagli Olandesi che dominarono buona parte del nord-est brasiliano per un lungo tempo. Adesso è la capitale dello stato del Maranhão. In linea d’aria più vicina a Caracas che a Rio. A pochi chilometri da lí, è situata la base missilistica di Alcântara, da dove il Brasile manda i suoi satelliti nello spazio. A partire da oggi verrà usata da Trump. Si dice che Bolsonaro gliela abbia ceduta in affitto in cambio di una pacca sulla spalla e un cappellino con la scritta USA Great Again. Sul sito di notizie internazionali leggo che Bolsonaro accetta di aiutare Trump in una eventuale azione militare in Venezuela. Tutto chiaro dunque. Ieri la visita, fuori dall’agenda ufficiale, del nostro presidente alla CIA e l’incontro con Gina Haspel; oggi il colloquio nel salone ovale con Trump. L’uso della base missilistica di Alcântara, l’annuncio della collaborazione col padrone per intervenire in Venezuela e “liberare definitivamente il nostro emisfero dal socialismo”. Intanto il ministro dell’economia invitava i pescecani di Wall Street a venire in Brasile: stiamo vendendo tutto, le infrastrutture, gli aeroporti e perfino il nostro petrolio, è una occasione da non perdere. Ricapitoliamo: un presidente della repubblica afferma di non avere alcun motivo per uccidere o per ordinare la morte di Marielle Franco. Trump in una eventuale azione militare contro il Venezuela userà la base brasiliana, Bolsonaro gli promette uomini e mezzi. Il ministro dell’economia offre al ribasso le ricchezze nazionali. I bambini studieranno la matematica religiosa, la geografia religiosa, la storia e le buone maniere basandosi sulla genesi. Gesù si arrampica su un albero nel giardino del ministro con cui intavola un lungo e proficuo colloquio.

Not In Our Name, è un bellissimo disco di Charlie Haden e la sua Liberation Music Orchestra. Venne registrato ai tempi della guerra in Iraq, quella che pose fine a Saddam Hussein. Not in Our Name, diremo a Bolsonaro tra qualche giorno nelle prima grande manifestazione nazionale contro il governo. Il tema della protesta sarà la riforma pensionistica, ma nel comizio e nel corteo urleremo di tutto. Anche NOT IN OUR NAME.

 

P.S.

Si diceva che il nostro presidente, in un incontro non previsto dall’agenda ufficiale, violando la legge sulla trasparenza degli atti del governo, ha scambiato quattro chiacchiere con Gina Haspel. Questa signora è il lato oscuro della CIA, fa carriera nel servizio di operazioni speciali. Dopo l’undici settembre aderisce con entusiasmo al programma di “tecniche intensificate di interrogatorio”. Un orrore non solamente sostenuto ma anche applicato personalmente in svariate occasioni. Nel 2013 venne proibita dalla commissione del senato di assumere la direzione delle operazioni speciali clandestine. Richiamata a tutta forza da Trump, Gina Haspen è, dal 21 maggio 2018, direttore generale della CIA. Il presidente brasiliano ha tutto da imparare.

P.P.S.

Ho scritto “dio”  in minuscolo per protesta contro il loro dio e la religione che ci vogliono imporre. Con il massimo rispetto per chi crede che Dio è amore.