“In Mauritania la coscienza dell’unità del popolo contro un sistema che è solo fine a se stesso e contro tutti gli altri si sta sviluppando, ed è per questo che nell’agosto scorso sono stato arrestato arbitrariamente e imprigionato”. A parlare con l’agenzia ‘Dire’ è il militante per i diritti umani Biram Dah Abeid, ospite a Roma a una conferenza sulla schiavitù del XXI secolo.

Leader del movimento ‘Ira-Initiative de Resurgence du mouvement Abolitionniste’ contro la particolare forma di schiavitù diffusa nel suo Paese, Dah Abeid ricostruisce i momenti salienti della sua vita e della sua attività politica da quando, nel maggio scorso, la ‘Dire’ l’aveva incontrato l’ultima volta.

“Sfidare il sistema di governance schiavista e razzista in Mauritania” è l’obiettivo dell’Ira nelle parole del leader del movimento, i cui membri si sono potuti candidare alle ultime elezioni legislative, municipali e regionali alleandosi con il partito baathista Sawab.

In Mauritania vige un sistema che Dah Abeid definisce “di predazione economica, distruzione sistematica dell’ambiente, deforestazione e distruzione dell’ecosistema”. Un sistema, denuncia il leader di Ira, “che collabora con multinazionali che obbediscono a un capitalismo selvaggio, un sistema che svende il sottosuolo mauritano, le ricchezze del Paese, i minerali e le risorse alieutiche e che lascia la popolazione nella povertà più totale, nella completa disperazione”.

Dah Abeid continua: “Il nostro discorso si vuole federatore di tutti i mauritani, contrario non solo alla schiavitù, al razzismo che colpisce la popolazione haratin e i neri, che sono oltre la metà della popolazione mauritana, ma anche al sistema di predazione economica e politica e di repressione dei punti di vista e delle idee che colpisce anche i mauritani della comunità dominante arabo-berbera”.

Ad agosto, Dah Abeid era stato arrestato per la quarta volta dal governo mauritano, alla vigilia del voto di settembre: “Se fossi stato fuori, se avessi potuto partecipare alla campagna, il governo non avrebbe ottenuto la maggioranza” dice oggi il leader anti-schiavitù.

La detenzione del leader dell’Ira ha suscitato indignazione tra le organizzazioni nazionali e internazionali per i diritti umani, che hanno giudicato le accuse contro l’attivista come fittizie e motivate da obiettivi politici. Dah Abeid è rimasto in carcere cinque mesi e malgrado la detenzione gli abbia impedito di partecipare alla sua campagna elettorale, è stato eletto in Parlamento durante le elezioni legislative. Ora è candidato, per la seconda volta, alle elezioni presidenziali che si terranno a giugno.