La Liberty Passion, dopo aver caricato come di consueto i prodotti dell’industria bellica statunitense nei porti di Port Arthur, Baumont, Brazos, Jacksonville sulla costa orientale statunitense, è data in arrivo in porto a Livorno alle ore 04,00 del 17 gennaio.
L’arrivo ad Aqaba in Giordania è dato per il 24 gennaio, a Gedda in Arabia saudita per il 26 gennaio.
A Livorno scaricherà come di consueto armi per il deposito di Camp Darby e caricherà quanto richiesto dal fronte della guerra in Siria e Yemen.
Quest’uso di Camp Darby per operazioni che non sono NATO (come non lo sono la guerra in Siria e in Yemen) viola quanto previsto dall’Articolo 3 del Trattato nordatlantico, per il quale articolo le basi americane stanno in Italia.
Quest’uso illegittimo non dovrebbe essere consentito.
Il Tavolo per la Pace e la Rete Civica Livornese contro la nuova normalità della guerra si danno appuntamento ad ogni arrivo delle navi non solo per esprimere il loro dissenso e denunciare quanto sta avvenendo, ma anche per rompere quel muro di silenzio sorretto dalla propaganda decennale di cui il popolo italiano è vittima.
Nei tempi del sovranismo senza sovranità, del populismo che truffa il popolo e della democrazia dei caroselli mediatici la società civile sembra restare l’ultima postazione di resistenza in un paese messo assai peggio dell’Honduras. Ma quale società civile? Perché una vastissima parte di essa resta imprigionata nella gabbia del pentagono e del main stream rifiutando a priori di guardare alla realtà.
Concludo riportando le parole del prof Cardini “Ritengo sempre politicamente sconsigliabile e moralmente condannabile far la guerra in conto terzi; ma addirittura farla senza nemmeno accorgersene è del tutto demenziale.”
C’è un’emergenza democrazia e un’emergenza Chernobil per la Toscana, ma è meglio stare zitti. Non vedo non sento non parlo, ma in parlamento allora che ci faccio?
Ai posteri, quelli che ci saranno, l’ardua sentenza.
Presidio di protesta il 18 Gennaio a Livorno Via Grande angolo con Piazza Grande ore 16