Cosa passerà per la mente del primo ministro israeliano in vista delle prossime elezioni è difficile da capire. Ci si chiede se Netanyahu debba mostrare il volto più fascista e feroce contro i palestinesi per assecondare il suo elettorato facendosi perdonare le denunce per frode che stavano per disarcionarlo, oppure se, come sostengono alcuni analisti, sta cercando di indebolire Hamas in accordo più o meno tacito con l’autorità di Ramallah, utilizzando cinicamente la parte più debole della popolazione gazawa.

Che l’assedio della Striscia sia illegale è stato più volte stabilito dal diritto internazionale ma questo Israele può benissimo ignorarlo perché ha sempre a sua disposizione il manto del passato olocausto per coprire i suoi pluridecennali e quotidianamente reiterati crimini. Nessuna sanzione ha mai fatto seguito agli ammonimenti e quindi lo Stato ebraico seguita ad alzare il tiro.

La Striscia di Gaza, sotto illegale assedio da 12 anni, alcuni giorni fa è stata nuovamente privata anche dei fondi del Qatar (nonostante i precedenti accordi) per mandare avanti gli ospedali e per pagare gli impiegati ormai ridotti alla fame.

Ma è ormai chiaro che Israele non vuole uccidere definitivamente Gaza, è troppo comodo strangolarla lentamente e intanto usarla come laboratorio per le proprie armi e non solo. E’ troppo comodo stringere e allentare il passaggio merci a proprio vantaggio e intascare, indirettamente, i sussidi ottenuti dai gazawi e spesi per l’acquisto di merci israeliane, quelle che Israele decide di far entrare, ovviamente.

Ormai la crisi degli ospedali, privati del carburante per mandare avanti le incubatrici, le sale operatorie e tutti i servizi di emergenza si è fatta ancor più tragica dei mesi scorsi. Gli ospedali che non hanno ancora chiuso si stanno organizzando accorpando i pazienti e dividendosi le ultime gocce di petrolio per evitare che i malati in dialisi o i bimbi in incubatrice finiscano la loro vita  grazie all’assediante il quale non verrà sanzionato dalle Istituzioni internazionali neanche per questo crimine.

I malati più gravi moriranno”, denuncia il portavoce del Ministero della Salute e i medici gli fanno eco in modo accorato chiedendo al mondo di intervenire per evitare questa ulteriore crudeltà usata come ricatto per bloccare la Grande marcia del venerdì che seguita a chiedere, semplicemente, il rispetto della legalità internazionale, quali diritto al ritorno sancito dalla Risoluzione 194 e fine dell’illegale assedio.

Oggettivamente, questo mettere al centro del ricatto la vita dei neonati e dei malati è politicamente riprovevole e umanamente disgustoso. In questo mondo che va sempre più imbarbarendosi si rischia di trascurare che certi crimini hanno quella matrice nazista che Primo Levi invitava a non dimenticare affinché si potesse affermare “mai più”.

Il Qatar, che in quanto a democrazia certamente non ha da dare buoni esempi, è tuttavia intervenuto per fornire aiuti umanitari, quegli aiuti che hanno sempre un prezzo, ma che ora salverebbero molti malati, ma Israele ha utilizzato anche questi finanziamenti in modo ricattatorio: facendoli passare solo a patto che la marcia del ritorno venisse fermata. In questi giorni l’ambasciatore qatariota si è incontrato più volte con i vertici di Hamas per trovare gli accordi che Israele impone affinché possa passare il carburante per gli ospedali. Ma le autorità di Hamas, sebbene questo sia il partito che governa la Striscia, non hanno la possibilità di decidere da sole. Hamas è in un cul de sac, se accetta ha contro lo zoccolo duro della resistenza, se non accetta sale il malcontento della popolazione strozzata dall’assedio ma che rivolgerebbe il proprio malessere anche verso i governanti. Copione sperimentato in varie parti del mondo dalla sempre attivissima CIA per esempio e non solo da Israele.

Oggi, 44° venerdì della grande marcia, si gioca una mossa importante. Già un paio di mesi fa l’ambasciatore del Qatar venne cacciato a sassate dalla manifestazione al border, dove si era presentato convinto di ottenere ossequi per aver avviato trattative con Israele che avrebbero allentato lo strangolamento della Striscia. In questi ultimi giorni Mohammad Al Emadi si è presentato altre due volte per offrire i servigi del proprio Paese cercando una soluzione possibile, ma Hamas ha comunicato ufficialmente il rifiuto di “farsi pedina nelle elezioni israeliane” e di vedere Gaza usata come pegno nel ricatto imposto da Netanyhau il quale non ha rispettato i termini dell’accordo di novembre per il passaggio dei fondi del Qatar. Quindi il Qatar, ponendosi al tempo stesso come sostenitore del popolo di Gaza e come mediatore con Israele è a sua volta sotto ricatto dello Stato ebraico: potrà dare i fondi a Gaza ma solo sotto le condizioni imposte.

Gaza non striscia” diceva uno slogan gazawo alcuni mesi fa, quando appunto di prospettavano “regali” a patto che smettesse di chiedere il rispetto dei suoi diritti. E oggi, che il copione si è riproposto con il crudele, immorale ricatto giocato sulla vita degli ospedali e quindi dei neonati e dei malati, la grande marcia ha come parola d’ordine “il crimine dell’assedio non passerà”  e a chi ancora non è riuscito a capire che la grande marcia non è di Hamas ma del popolo gazawo in mezzo al quale c’è “anche” Hamas, dovrebbero essere di aiuto le parole del partito della Jihad: “Coloro che conoscono Israele sanno che a Gaza Israele lascia solo due opzioni, o arrendersi o alla guerra, e Gaza sceglierà di non arrendersi  dando anche la propria vita”. Il comunicato del portavoce della Jihad spiega che Israele non ha intenzione di togliere l’assedio e vuole una Gaza disarmata, ma Gaza vuole la propria autodeterminazione e non vuole vivere sotto assedio.

In conclusione, oggi si prevede un’altra giornata di sangue, a meno che l’inviato del Qatar non sia riuscito a convincere Israele che i gazawi, benché ridottisi come numero di manifestanti, non cederanno mai e seguiteranno a rivendicare i propri diritti nonostante i tanti ricatti e, forse, con maggior determinazione dopo il ricatto particolarmente ignobile giocato sulle vite dei malati. Per questo oggi sarà importante per capire se la determinazione di chi seguita a rischiare la morte per la libertà avrà fatto compiere un passo avanti, magari piccolo, verso la fine dell’assedio, o se i cecchini israeliani renderanno ancor più drammatica la situazione degli ospedali della Striscia di Gaza.