Ho visto il film “Santiago, Italia” di Nanni Moretti e lo consiglio non solo a chi, come me, ha vissuto in prima persona i giorni pieni di speranza dell’Unidad Popular di Salvador Allende e quelli tremendi del golpe, ha imparato lo spagnolo grazie alle canzoni degli Inti Illimani e ha partecipato a infiniti cortei e concerti di solidarietà con il Cile.

E’ un film utile e necessario per tutti, perché fa toccare con mano, attraverso testimonianze emozionanti e immagini d’archivio, il dramma di chi ha subito torture e persecuzioni ed è riuscito a fuggire dal Cile anche grazie alla generosità e all’impegno dell’ambasciata italiana, che nei giorni e nelle settimane successivi al golpe accolse centinaia di attivisti, intellettuali, artisti, sindacalisti e politici e ottenne per loro il visto per lasciare il paese.

E’ difficile seguire un film del genere senza commuoversi o indignarsi e infatti nella sala buia si sentivano spesso applausi, ma si indovinavano anche occhi lucidi, se non lacrime, durante i racconti più drammatici. E c’è stato anche un momento di profonda soddisfazione, quando Nanni Moretti ha risposto pacato a deciso: “Io non sono imparziale” a un militare condannato per innumerevoli torture e sparizioni, che continuava a difendere la propria innocenza e diceva di aver accettato l’intervista perché gli avevano assicurato la sua imparzialità. L’ipocrisia dell’altro militare intervistato si commentava da sola: insopportabile sentirlo dichiarare con modi affabili e tranquilli: “L’esercito cileno per tradizione non si occupa di politica, ma dovevamo intervenire per salvare il paese dalla guerra civile e dalla dittatura comunista”, soprattutto dopo  aver ascoltato i racconti di chi aveva subito gli orrori scatenati dalla giunta di Pinochet.

“Santiago, Italia” è un film imperdibile anche perché mostra un’Italia aperta e solidale, pronta ad accogliere con calore i profughi cileni che arrivavano senza niente (come quelli che arrivano oggi) e a dare loro non solo possibilità di lavoro e integrazione, ma anche e soprattutto aiuto e vicinanza. Dov’è finita quell’Italia? ci si chiede vedendo il film.

Io credo che quell’Italia esista ancora, anche se minoritaria e nascosta dall’ondata di razzismo e odio. E vedere questo film aiuta a sperare che quella “meglio gioventù” di tutte le età si manifesti con forza.