Thomas Hobbes è un filosofo inglese della metà del 1600, famoso soprattutto per le sue idee politiche. Affermava che nello stato di natura l’essere umano era completamente libero e tutto quello che faceva era per soddisfare le sue necessità. Era un continuo scontro con gli altri, che a loro volta volevano imporre le loro esigenze, una situazione di conflitto costante, uno stato di guerra di tutti contro tutti, di violenza e insicurezza. Valeva la legge “Homo homini lupus”, l’uomo è un lupo per gli altri uomini. Cosi, secondo lui, gli esseri umani stipularono un patto e diedero origine alla società civile e allo stato: decisero di rinunciare alla propria libertà e trasferire il potere di decisione ad un sovrano o ad una assemblea. In questo modo perdevano completamente la libertà, ma ottenevano la pace e la sicurezza. Conquistarono anche la giustizia, perché erano tutti uguali sotto il comando di un potere unico e assoluto. Così con Hobbes veniva giustificata la sottomissione dell’essere umano alla società, allo stato, alla legge e al potere politico assoluto.

Queste idee possono far sorridere per la loro semplicità: è evidente che non c’è mai stata una riunione e un contratto per fondare uno stato e scegliere un dittatore, ma al contrario, a partire da poteri di fatto già esistenti si sono costruiti con la forza e la guerra gli stati. Quella di Hobbes sembra quasi una favola, anche perché non si è mai visto un potere assoluto fare gli interessi dei cittadini, applicare equamente la legge e assicurare una vita tranquilla alla gente. Al contrario i dittatori hanno fatto le leggi ad uso personale, hanno impoverito le popolazioni, le hanno manipolate e trascinate in guerre cruente. Qualsiasi storia di un potere forte, più o meno assoluto, è una storia di intrighi, menzogne, corruzione e soprusi terminata nel sangue. Basti pensare a Mussolini o a Hitler…

Se osserviamo attentamente ci accorgiamo purtroppo che le idee di Hobbes sono molto attuali. Oggi si sente spesso parlare la gente della necessità del “pugno di ferro”, di un potere forte che finalmente metta a posto le cose e faccia giustizia davanti a tanta corruzione e malgoverno. Osserviamo questa tendenza, questa “ricerca”, in fenomeni politico-sociali come quello rappresentato per esempio da Trump: si confida nell’uomo che finalmente risolva le cose, la persona eccezionale capace di fare giustizia. Così si crede che un nuovo leader di un partito rimetterà le cose a posto o un nuovo presidente finalmente farà gli interessi dei cittadini. Non è un caso che oggi si parli della Turchia di Erdogan, della Russia di Putin, dell’Ucraina di Poroshenko, della Francia di Macron, identificando interi movimenti e interi stati con singoli individui.

Purtroppo questa ricerca di una soluzione “forte” porterà verso nuovi fascismi e anzi lo sta già facendo. In Europa e nel resto del mondo osserviamo un grande avanzamento delle destre conservatrici e rozze. Le loro caratteristiche sono il controllo sociale, le videocamere per sorvegliare la popolazione, l’uniformità e la repressione delle diversità, il rafforzamento delle forze di polizia, la militarizzazione della società, il maschilismo, la trasformazione della democrazia in un gioco sempre più formale accumulando la ricchezza nelle mani di pochi, l’imposizione di un controllo quasi totale sui mezzi di informazione.  Vincono le elezioni usando sempre la magica parola “sicurezza”!

Stiamo dicendo che se da una parte è vero che le dittature vengono imposte dall’alto con la forza e la violenza per controllare le società, è anche vero che questi nuovi fascismi si fanno strada grazie all’appoggio di una buona parte della popolazione. Per questo gli attuali poteri forti, controllando i mezzi di informazione, alimentano il panico, la confusione, l’incertezza e la paura, per favorire così il consenso verso scelte assolutistiche.

Scegliere la sicurezza invece della libertà, oltre ad essere un errore etico ed esistenziale, è una grande ingenuità: si cade nell’illusione che un potere forte garantirà la sicurezza, la pace e la giustizia, quando invece accadrà esattamente il contrario, come insegna la storia.

Fortunatamente accanto a questa tendenza nefasta osserviamo anche altre sensibilità, altre “ricerche” che si stanno manifestando in tutto il mondo. E sono queste che vanno appoggiate e rafforzate con decisione. Alcune caratteristiche di questa nuova sensibilità sono il credere più alle persone che alle istituzioni, il favorire il dialogo invece dell’imposizione, l’amore per la libertà e la diversità in tutti i campi, il dare valore al decentramento e alla democrazia diretta e partecipata, il dare grande importanza al ruolo delle donne nella società, il preferire al posto delle grandi multinazionali il cooperativismo e la partecipazione dei lavoratori nelle aziende… In un’immagine: accendere la fiducia in se stessi e negli altri e non credere più a personaggi e forze esterne dotati di poteri miracolosi. Si sta riscoprendo il significato della parola Democrazia, secondo cui il potere è e deve essere nella gente. Il fatto che le innumerevoli iniziative che si sviluppano “dal basso” si stiano moltiplicando, e questo lontano dallo sguardo delle istituzioni e dei media mainstream, non è un caso, ma una tendenza storica, così come non è una caso che si diffonda sempre di più la voglia di condividere e di aiutarsi reciprocamente.

Il pensiero di Hobbes nacque in un mondo sconvolto da terribili epidemie e da sanguinarie guerre di religione, in un clima cupo e angosciante simile a quello di oggi. Se la nuova visione del mondo dell’Umanesimo e del Rinascimento ebbe una battuta d’arresto in quel secolo, oggi più che mai è necessario che faccia ascoltare la propria voce.

Oggi, come allora, queste due tendenze convivono e qualsiasi cosa ognuno di noi faccia non è indifferente: in questa lotta si gioca il futuro di tutti noi, sia nella nostra interiorità che nel mondo sociale.