Il premio di oggi 7 dicembre attribuito da Climate Action Network va a Germania e Svizzera.

La Germania perché non solo non ha diminuito di un solo etto le sue emissioni, ma anche perché tenta di abbassare le ambizioni di tutta Europa.

Oggi a COP24 la Germania è stata interrogata dalle Parti sui progressi compiuti verso gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Nelle sue risposte scritte, così come negli annunci del governo, ammette che non ce la farà a raggiungere l’obiettivo del 2020. Lo mancherà dell’8%.

Cosa intende fare? Quali strategie pensa di mettere in atto? Beh, “arrendersi – scrive Climate Action nelle motivazioni del “premio” – Nemmeno gli avvertimenti urgenti dell’IPCC di quest’anno potrebbero far cambiare idea alla Germania e farla passare all’azione pre-2020″.

Continua CAN: “L’obiettivo del 40% è stato fissato ben 10 anni fa. Ma i governi da allora ad oggi non hanno fatto passi coraggiosi per ridurre le centrali elettriche a carbone e le emissioni dei trasporti”. Ma come, non hanno installato un mare di  impianti eolici e solari? Si, spiega CAN, ma per far soldi vendendo l’energia in più prodotta all’estero. Perché “la Germania non ha ridotto la sua flotta di centrali a carbone che funzionano giorno e notte. Questo ha comportato non solo un surplus crescente di energia elettrica (il 10% della produzione elettrica tedesca è esportata), ma è anche il motivo per cui le emissioni di gas a effetto serra della Germania non sono diminuite per nove anni. Durante questi molti molti anni, le aziende del carbone in Germania hanno continuato a bruciare carbone, a distruggere villaggi, allargando le fosse della lignite e inquinando l’ambiente. Ed ora il governo sta affrontando cause legali per non aver raggiunto l’obiettivo del 2020, a seguito di denunce di cittadini e ONG”.

Un anno fa, alla COP 23 di Bonn, la cancelliera Merkel aveva annunciato che la Germania avrebbe affrontato una fase di eliminazione del carbone, “ma eccoci qui un anno dopo, e non è stata presa una sola misura concreta”. E se la Germania, come più grande economia europea non agisce, mette in gioco anche la totalità delle ambizioni dell’UE: visto che non arriva agli obiettivi, non è disposta ad accettare quelli più elevato dell’UE al 2030. Lo stesso vale per l’obiettivo netto zero al 2050 che la Commissione europea ha presentato come opzione preferita la scorsa settimana, cosa che invece altri paesi, come l’Italia, la Francia, i Paesi Bassi, la Svezia sembrano accogliere con favore. La Germania, invece, non fa neppure il gesto di opporsi a ulteriori sussidi per centrali elettriche a carbone in Europa.

Fossil anche la Svizzera

Da quando si sono aperti i negoziati sulla contabilità della finanza climatica, la Svizzera ha dichiarato che, secondo la loro lettura, i termini “Nuovo e Aggiuntivo” (così chiamati a causa dei “nuovi ed aggiuntivi cambiamenti climatici e conseguenti azioni da mettere in pratica) non erano nell’Accordo di Parigi.

Non si tratta di una piccola questione di termini, ma una consistente questione di soldi. I paesi sviluppati forniscono finanziamenti nuovi e aggiuntivi, che sono richiesti dai paesi in via di sviluppo per rendere possibile l’azione. Ora, se i due aggettivi scompaiono, anche i finanziamenti potrebbero non essere nuovi ed aggiuntivi ma semplicemente il frutto dell’escamotage di rinominare quella che invece è l’ordinaria assistenza ufficiale allo sviluppo. “Significa – spiega CAN –   che c’è il rischio che altri temi di sviluppo come i diritti umani, il genere, l’istruzione, l’assistenza sanitaria, ricevano meno attenzione”. Così come meno attenzione riceve l’adattamento e le perdite e i danni da cambiamento climatico, rispetto alla mitigazione, più redditizia. “Significa che i fondi possono essere trasferiti dall’istruzione nei paesi meno sviluppati alla mitigazione in Cina, ad esempio”.

In effetti su questo fronte la Svizzera non è certo sola (anche altri paesi sviluppati di cui molti dall’UE sembra si siano bloccati su questo tema per tutta la settimana), “ma la Svizzera è stata la più esplicita”. I cambiamenti climatici sono causati da paesi con grandi emissioni e, di conseguenza, questi paesi dovrebbero anche pagare per le sfide aggiuntive che i paesi con basse emissioni devono affrontare. “Il principio chi inquina paga è ancora pertinente e “nuovo e aggiuntivo” è un modo per garantire che sia operativo”, conclude Climate Action.

 

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