Non permettere l’apertura di un centro di detenzione per immigrati, un CPR, un centro per il rimpatrio, un lager per persone che non hanno un pezzo di carta. Da una parte un movimento nascente, una rete ampia di associazioni, gruppi, centri sociali, studenti, sindacati, partiti. Dall’altra un governo, il potere.

In mezzo loro: gli immigrati.

Molti di loro oggi non c’erano: troppa paura.

I milanesi, le milanesi e tutti coloro che sono arrivati da altre province lombarde e che hanno avuto a che fare con i migranti c’erano, tutti.

In migliaia a sfilare per la fredda e grigia Milano che al passaggio del corteo sembra svegliarsi, scaldarsi. Dal corteo musica, parole, slogan, sfottò: uno sfogo enorme dopo le tante settimane passate ad ascoltare e vedere le peggiori notizie susseguirsi: i barconi respinti, gli sgomberi, il decreto che viene approvato, il ministro sulla ruspa, Riace, i racconti dalla Libia, i dinieghi che fioccano di fronte alle domande di protezione umanitaria.

Oggi in tanti e tante hanno gridato la loro indignazione, la loro rabbia, per difendere coloro che non potevano esserci, per non doversi vergognare di ciò che avviene nel proprio paese.

Ma quando gli italiani si accorgeranno che la causa dei loro mali non sono gli immigrati? Com’è possibile che siano riusciti a concentrare in loro tutte le nostre contraddizioni? Come è possibile che la nostra enorme frustrazione di fronte a condizioni di lavoro che peggiorano, a servizi che vengono meno, allo scadere di scuole, sanità, trasporti, all’aumento dell’età della pensione, ricada tutta su queste persone
che scappano da situazioni durissime, tanto che affrontano un viaggio a rischio della vita?

Questo il difficile compito di questo movimento che oggi ha ruggito a Milano, ma che dovrà fare ancora tanta strada.

E’ un buon primo passo, la determinazione c’è stata.

Ora si tratta di continuare nel difficile e minuzioso compito di costruire relazioni e creare coscienza rispetto a temi sui quali ignoranza e pregiudizi imperversano.

Non sarà facile, ma opporsi in primis alla costruzione di un inferno di CPR è fondamentale.
Oggi si è messa una bella zeppa perché non si chiuda nessun cancello. Andiamo avanti.
Ne va della libertà e dignità di tutti/e noi.

Foto di Antonella Freggiaro, Andrea De Lotto e Daniela Padoan