A Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, sono scese in piazza non meno di 300 persone con indosso i gilet gialli, simbolo della protesta che da ormai un mese in Francia tiene occupato il governo Macron.
I manifestanti hanno avanzato rivendicazioni precise: la fine del franco Cfa, la moneta istituita dalla Francia nel 1945 nelle
proprie colonie dell’Africa occidentale, il cui valore è stato poi legato all’euro, sotto il controllo della Banca centrale di
Francia.

Secondo vari economisti e organizzazioni internazionali, il fatto che i Paesi del franco Cfa siano privi della sovranità monetaria li porrebbe in una condizione di subalternità rispetto alla Francia, che continuerebbe così ad esercitare il proprio controllo da un punto di vista economico e finanziario. Come si apprende dalla stampa locale, la marcia dei “gilet jaunes” di Bangui segue la decisione degli organizzatori della protesta francese di inserire tra le richieste presentate al presidente Macron anche “la fine del saccheggio e delle ingerenze politiche e militari in Francafrique”.
Nel manifesto si chiede inoltre: “Restituire ai popoli africani i fondi dei dittatori e i beni sottratti. Rimpatriare immediatamente tutti i soldati francesi. Porre fine al sistema del franco Cfa che mantiene l’Africa nella povertà. Tessere rapporti da pari a pari con i Paesi africani”.

La protesta è inoltre indirizzata a Florence Parly, il ministro della Difesa francese che da ieri è in Centrafrica per rilanciare la cooperazione militare. Tra gli accordi sul tavolo, anche la fornitura di 1.400 armi. Alcuni sostengono che la visita sia un tentativo di contrastare la crescente influenza della Russia nel Paese. Mosca l’estate scorsa ha infatti lanciato un inedito tavolo di pace a Khartoum a cui hanno partecipato il governo centrafricano e i leader dei gruppi armati, per porre fine ad anni di guerra civile. Un’iniziativa che avrebbe indebolito il processo di pace guidato da Unione Africana e Francia.