Mare Jonio dopo le 13 di oggi è salpata dal porto di Palermo per la seconda missione di monitoraggio e denuncia nelle acque internazionali tra le coste italiane e la Libia. La nave italiana della piattaforma Mediterranea, all’ancora da alcuni giorni nel porto siciliano per una sosta tecnica e di rifornimento, spiega una nota, è in questi giorni l’unica nave in navigazione nel Mediterraneo centrale con l’essenziale funzione di testimonianza e pronta a intervenire, qualora fosse necessario, in soccorso di imbarcazioni in difficoltà.

Una situazione, quella attuale, diretta conseguenza della campagna di criminalizzazione delle Ong e delle politiche di chiusura dei confini, in un tratto di mare considerato la frontiera più letale al mondo che nello scorso mese di settembre ha registrato il numero drammatico di una persona morta o dispersa su cinque tra coloro che hanno tentato la traversata.

Nella prima missione, iniziata lo scorso 4 ottobre e durata 12 giorni, Mare Jonio ha raccolto segnalazioni e Sos di gommoni in difficoltà e il 12 ottobre ha avuto un ruolo determinante nel sollecitare il salvataggio tempestivo di settanta persone in pericolo al largo di Lampedusa, dopo il rimpallo di responsabilità tra Malta e Italia.

La presenza di Mediterranea è stata essenziale per tenere accesa l’attenzione dell’opinione pubblica su quanto realmente accade nelle acque a sud della Sicilia e per non consentire ai nostri governi di girare la faccia dall’altra parte di fronte a drammi che li richiamano al comune senso di responsabilità e di umanità.

In questi giorni migliaia di persone hanno partecipato alle iniziative de “La Via di Terra” per sostenere la missione, cittadine e cittadini italiani ed europei che non accettano la retorica razzista quotidianamente alimentata. Alla missione iniziata oggi parteciperà anche Riccardo Gatti di Proactiva Open Arms e un team di soccorso in mare della Ong tedesca Sea-Watch partner del progetto.

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