Dopo cinque anni e quattro mesi di intensa discussione il progetto di legge sull’identità di genere ha concluso il suo iter nel Parlamento cileno. L’aula della Camera dei Deputati ha infatti approvato la relazione della Commissione Mista, che aveva il compito di risolvere le disparità con il Senato rispetto all’iniziativa.

In un dibattito che ha visto gruppi a favore della proposta e altrettanti detrattori, l’Assemblea ha ratificato il testo già approvato dal Senato la scorsa settimana, con 95 voti favorevoli e 46 contrari (il quorum minimo per l’approvazione era di 87 voti a favore). Il progetto adesso passa nelle mani dell’Esecutivo, pronto per essere promulgato come legge della Repubblica.

La votazione ha posto fine a un ampio dibattito in cui si sono confrontate le differenti posizioni dei parlamentari dell’emiciclo. I legislatori che si sono manifestati a favore hanno reclamato la necessità di avanzare nel riconoscimento di un diritto umano che riguarda un insieme di cittadini discriminati in Cile e hanno evidenziato vari punti specifici della cornice legale del progetto.

Qui di seguito proponiamo un estratto dell’intervento in Aula del deputato umanista del Frente Amplio, Tomás Hirsch:

“Signora Presidente, per cominciare esprimo il mio completo e assoluto sostegno a questo progetto di legge, in tutti i suoi articoli.

Sono profondamente dispiaciuto per la decisione del Senato di respingere il diritto al riconoscimento dell’identità di genere per i minori di 14 anni. Speriamo che possa essere presto regolarizzato il pieno diritto di ogni persona, indipendentemente dalla sua età, al riconoscimento legale della sua identità.

Durante molti anni, le persone trans del nostro Paese hanno dovuto vivere senza il riconoscimento legale della propria identità di genere, patendo discriminazioni e maltrattamenti ogni volta che dovevano esibire documenti d’identità che mostravano un nome o un sesso diversi da quelli con cui la persona si identifica e si esprime. Solamente da pochi anni alcuni tribunali hanno iniziato a riconoscere il diritto delle persone a cambiare il proprio nome o sesso nei registri dell’anagrafe, ma sempre a seguito di processi farraginosi e soggetti al criterio di ciascun giudice, che tra l’altro spesso includeva procedimenti lunghi e arbitrari, e la necessità di esami medici che esponevano i richiedenti ad un trattamento vessatorio.

È un diritto basilare di ogni persona il riconoscimento della propria identità, in base al modo che egli o ella sceglie di presentarsi di fronte al mondo. È fondamentale che vengano adeguate tutte le norme necessarie a garantire a ogni persona il diritto di vivere la propria vita nella maniera che preferisce, senza imposizioni da parte della società.

I princìpi dell’Umanesimo stabiliscono il rifiuto di ogni forma di violenza, intendendo la violenza come la negazione dell’intenzionalità dell’altro. Ebbene, signora Presidente, cosa ci può essere di più violento che negare a una persona il diritto a presentarsi al mondo con il genere con cui si identifica?

Il riconoscimento dell’identità di genere è necessario, affinché nessuna persona sia costretta ad affrontare una discussione pubblica sul “chi è?” per il semplice fatto che i suoi documenti mostrano un sesso o un nome diversi da quelli che ognuno riconosce come propri.

Né gli organismi pubblici, né quelli privati possono negare a nessuno il diritto alla propria esistenza. È ingiusto e violento pretendere di imporre all’altro una forma di vita, un aspetto, un nome o un’identità di genere che coincida con il proprio sesso biologico. È inumano esigere da una persona che sopporti umiliazioni e discriminazioni, rendere difficile il suo acceso al mondo del lavoro, ai servizi pubblici, a una vita familiare propriamente detta, alla salute e all’istruzione, per il fatto che la sua identità legale non coincida con l’identità autopercepita. Tutto questo è violenza.

Celebriamo quindi questa legge come un passo avanti verso l’uguaglianza di diritti di tutte le persone. Restano ancora molti aspetti nei quali avanzare per giungere a un pieno riconoscimento dell’uguaglianza di diritti per tutti, ma si tratta senza dubbio di un grande avanzamento. Per tutte queste ragioni, il mio voto sarà a favore dell’approvazione di questo progetto di legge.”

 

Per effetto di questa legge ogni persona si intende titolare dei seguenti diritti:
a) Diritto al riconoscimento e alla protezione dell’identità e dell’espressione di genere.
b) A essere riconosciuta e identificata conformemente alla propria identità ed espressione di genere nei titoli pubblici e privati che accreditano la propria identità.
c) Al libero sviluppo della propria personalità, conformemente alla sua identità ed espressione di genere, consentendo la massima realizzazione spirituale e materiale possibile.

Il diritto all’identità di genere riconosce, inoltre, i seguenti princìpi: la non patologizzazione; la non discriminazione arbitraria; la riservatezza dei procedimenti eseguiti dinanzi alle autorità amministrative o giurisdizionali; la dignità del trattamento; il superiore interesse del minore e la sua autonomia progressiva (ogni minore potrà esercitare egli stesso il proprio diritto, in base allo sviluppo delle sue facoltà, alla sua età e al suo livello di maturazione).

 

Traduzione dallo spagnolo di Domenico Musella