Sto scrivendo nella cella di una prigione.
Prima di cominciare ad impietosirvi, però, ascoltate ciò che ho da dire.
Sì, sono stato rinchiuso in una prigione di alta sicurezza in mezzo al nulla.
Sì, vivo in una cella le cui porte di ferro si aprono e si chiudono con rumori pesanti.
Sì, i pasti mi vengono serviti attraverso una fessura nella porta.
Sì, anche il piccolo cortile con il suo pavimento di pietra dove cammino avanti e indietro, è coperto da sbarre.
Sì, non posso vedere nessuno tranne il mio avvocato e i miei figli; non mi è nemmeno concesso di scrivere ai miei cari.
Tutto questo è vero, ma non è tutta la verità.

Sono uno scrittore. Ovunque voi mi chiuderete, io viaggerò per il mondo sulle ali dei miei pensieri.

Sono le parole di Ahmet Altan, giornalista e scrittore turco. Come lui, oltre 120 giornalisti in Turchia sono in carcere solo perché hanno continuato a fare il loro lavoro. Nella Giornata mondiale sulla libertà di stampa chiediamo, con ancora più forza, che siano tutti liberati. Aiutaci anche tu.

Firma ora per chiedere alla Turchia di porre fine a questa repressione.