La Russia fornisce corposi aiuti al Venezuela e gradisce essere pagata in Petro, la criptovaluta dello stato bolivariano.
Il monopolio del dollaro USA è al capolinea e si profila un nuovo ordine monetario mondiale basato su un paniere di criptovalute.

 

Pressenza ha già riferito sul Petro venezuelano, la prima criptovaluta emessa da uno stato sovrano e garantita dalle sue materie prime.
Già nel giorno di pre-collocamento ristretto, il 20 febbraio scorso, il Petro aveva superato ogni più rosea aspettativa raggiungendo il valore di 735 milioni di dollari, a fronte di un collocamento annunciato per soli 60 milioni di dollari.

Secondo fonti ufficiose, alcuni oligarchi russi avrebbero svolto la parte del leone nell’accaparrarsi quote rilevanti della prevendita. Ora scendono in campo non solo i privati ma anche i massimi leader politici della Russia.
Da lunedì 9/3 è in corso a Caracas un incontro bilaterale dei vertici politici ed economici nazionali con le loro controparti russe, con l’obiettivo di rilanciare al massimo la cooperazione economica fra i due paesi. I corrispettivi finanziari saranno regolati prevalentemente in Pedro, secondo quanto dichiarato da Wilma Castro Soteldo, Vice-presidente dell’agenzia statale appositamente istituita in Venezuela.
La delegazione russa ha fatto intendere a più riprese di essere interessata ad utilizzare il Petro anche in transazioni con altri paesi, a cominciare da quelli dei gruppi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) e ALBA (Alleanza Bolivariana per le Americhe).

Punta di diamante del rilancio economico sarà il progetto Petromonagas basato su una partnership tra la società russa Rosneft e Petroleos de Venezuela S.A., come riferito da Wall Street Italia. Si aggiungono importanti progetti nel settore ferroviario e della produzione alimentare.

Il Venezuela è anche particolarmente interessato al rafforzamento della cooperazione militare che i suoi leader ritengono necessario come deterrente contro le crescenti minacce di invasione da parte dei falchi di Washington e dei loro burattini colombiani.

Mettendo assieme tutti questi fattori, si capisce la crescente convergenza di interessi fra i due paesi.
E proprio ieri Trump, rinnovando la minaccia di tagliar fuori la Russia dal sistema bancario internazionale SWIFT, ha fornito un ulteriore incentivo alla Russia per cercare nel Petro uno strumento non secondario per aggirare le sanzioni degli USA.

Più in generale, dopo che la capitalizzazione del Bitcoin ha sorpassato quella delle riserve SDR del FMI, non solo si rivela sempre più insostenibile il monopolio del dollaro USA sulla finanza globale, ma il paniere di valute che dovrà sostituirlo (come aveva proposto J.M. Keynes a Bretton Woods) sarà probabilmente costituito da criptovalute.
La vera domanda è: questo criptopaniere mondiale sarà controllato da un ente di diritto pubblico internazionale, per quanto imperfetto, o dai soliti banchieri privati?