Di Andrés Figueroa Cornejo

Come spesso accade nello stato di polizia cileno, durante la Messa che Papa Francesco ha tenuto la mattina dello scorso 16 gennaio al Parco O’Higgins di Santiago, la Marcia dei poveri è stata duramente repressa dalle forze speciali dei carabinieri. Almeno trenta persone sono state arrestate.

La Marcia dei Poveri era stata convocata da un gruppo di organizzazioni sociali e politiche per dire al Papa: “Sono passati 30 anni da quando Giovanni Paolo II visitò il nostro paese in piena dittatura civile-militare: in quell’occasione il popolo cileno protestò per denunciare davanti al  Sommo Pontefice che la democrazia era stata calpestata dai militari, assassinando, torturando e facendo sparire centinaia di cileni e cilene. Oggi, con l’avvento di Francesco I, protesteremo ancora per dimostrare che nulla è cambiato in questi 30 anni. Continua la povertà nelle strade, i nostri anziani e le nostre anziane vivono con pensioni scandalose prodotto dal sistema AFP imposto dalla dittatura, con la complicità del governo eletto, che ogni giorno li uccide lentamente”.

“Noi movimenti sociali di lotta e di classe non facciamo parte dello spettacolo di questi gruppi che si uniscono per dimostrare il loro potere” hanno dichiarato i manifestanti della Marcia dei Poveri. “ Non intendiamo partecipare alla menzogna che vogliono mostrare al mondo intero, non vogliamo essere complici di questi falsi decenni, che alcuni presentano come ricchi di progressi democratici dai loro uffici governativi, dai centri di studio e dai partiti politici”.

La Marcia dei Poveri, come segnalato dagli organizzatori, è iniziata in Avenida Vicuña Mackenna e in Avenida Grecia, a circa 15 strade dal Parco O’Higgins dove il Papa teneva la sua liturgia nella capitale del paese andino. L’obiettivo era raggiungere il luogo in cui veniva celebrata la messa. Tuttavia ancora una volta le Forze Speciali dei Carabinieri hanno represso i manifestanti con brutalità, picchiandoli, lanciando gas lacrimogeni e utilizzando idranti, che non contengono solo acqua, ma anche sostanze nocive ignorate dall’opinione pubblica. Quando i manifestanti sono riusciti a iniziare la marcia, erano già state arrestate almeno trenta persone.

Chiedo perdono, ma non tanto

Durante la mattinata a La Moneda, il Papa ha fatto riferimento agli innumerevoli casi di pedofilia all’interno della Chiesa, affermando: “Non posso smettere di esprimere dolore e vergogna per il danno inflitto ai bambini da parte dei membri della Chiesa”. Tuttavia, poco dopo, alla Messa celebrata al Parco O’Higgins, Francesco I era accompagnato dal vescovo di Osorno Juan Barros, accusato di aver assistito agli abusi sessuali commessi dal prete Fernando Karadima. All’arrivo del Papa a Santiago del Cile, il 15 gennaio, il movimento dei cattolici laici di Osorno in lotta per la rimozione del vescovo Barros, insieme al prete operaio Mariano Puga e alle comunità cristiane di base per la liberazione, sono stati repressi nel centro della capitale del paese andino.

La questione di fondo

Per mantenere l’equilibrio all’interno del labirinto e dei conflitti intestini dei gruppi di interesse nella Chiesa e contro la comunità cattolica nella regione meridionale di Osorno, Papa Francesco ha nominato Vescovo della città il prete Juan Barros, coinvolto in un’aggressione da parte dei parrocchiani per la sua complicità negli abusi sessuali commessi dal sacerdote Fernando Karadima. Dopo aver appreso della sua nomina, uno dei principali accusatori di Karadima, Juan Carlos Cruz, ha detto alla BBC: “Juan Barros era lì, a guardare, quando abusavano di me. Non me l’hanno raccontato, mi è successo”.

Allo stesso modo, l’ex arcivescovo di Santiago, l’irriducibile ultra-conservatore Francisco Javier Errázuriz Ossa, è diventato grazie alla nomina di Papa Francesco uno dei potenti membri del Consiglio di Cardinali, collaboratori diretti nel governo del Vaticano. Con la sua posizione privilegiata Errázuriz Ossa ha sostenuto la nomina del poco popolare Vescovo di Osorno, oltre a rappresentare la garanzia politica richiesta dal numero uno della Chiesa cattolica in Cile, Ricardo Ezzati,  per presentare denunce contro i gesuiti José Aldunate, Mariano Puga e Felipe Berríos, convinti militanti della Chiesa per i poveri e del Cristo dei dannati/e della Terra.

Il Papa deve ancora visitare Temuco, nella regione di La Araucanía. Là, come nella regione del Biobío, si trovano le espressioni più intense e organiche della resistenza anticapitalista del popolo Mapuche. La visita di Francesco in Cile non è ancora finita.

Traduzione dallo spagnolo di Mariapaola Boselli