Circa 300 delegati/e internazionali/e, decine di partiti e sindacati, organizzazioni politiche ed articolazioni sociali, attivisti ed intellettuali, provenienti da 60 Paesi di tutti i continenti; e, cosa di straordinaria importanza, una partecipazione e un coinvolgimento estremamente ampi e protagonistici, culminati nella celebrazione, lo scorso 19 settembre, della Marcia Antimperialista, che ha portato migliaia e migliaia di persone a inondare le vie di Caracas, a ribadire sostegno al processo bolivariano e ripudio di ogni minaccia interventista e di qualsiasi ipotesi di aggressione esterna; sono questi, in estrema sintesi, numeri e dati del Forum Internazionale «Todos Somos Venezuela», un Dialogo Mondiale per la Pace, la Sovranità e la Democrazia Bolivariana, che si è tenuto nella capitale venezuelana tra il 16 e il 19 settembre scorsi.

Un incontro mondiale di estrema importanza e di forte impatto che ha consentito, come è stato ribadito più volte nel corso dei lavori delle giornate, di rilanciare su basi ancora più ampie e solide la solidarietà internazionale ed internazionalista verso il Venezuela Bolivariano, di trasformare in un vero e proprio arco di soggettività, insieme partecipato e rappresentativo, l’espressione attiva della solidarietà internazionalista con la rivoluzione bolivariana, e, prima ancora, di aprire nuovi spazi e opportunità di incontro e di condivisione, di relazione e di conoscenza reciproca: mostrando la vivacità democratica, in termini di partecipazione popolare e di innovazione politica, del processo bolivariano, e consentendo alle delegazioni internazionali di conoscere la realtà del Venezuela, il carattere della sua democrazia, il profilo della sua resistenza, mettendo alla prova dei fatti le narrazioni, spesso distorte, che vanno per la maggiore.

Difficile mettere in fila, non certo in ordine di importanza, gli eventi salienti che hanno scandito lo sviluppo delle giornate, tra assisi plenarie e tavoli di lavoro, incontri e comunicazioni, riunioni e iniziative pubbliche, in una costante interazione tra interno ed esterno, tra lo spazio  (gli spazi, dal Teatro Teresa Carreño al Parco di Waraira Repano, tra gli altri) del dialogo politico per la democrazia popolare e protagonistica e lo scambio reciproco e solidario, e gli spazi, tra Caracas e Vargas, degli scambi e delle manifestazioni. L’evento inaugurale del 16 settembre è stato scandito dalle parole del ministro degli esteri, Jorge Arreaza, che non si è limitato a richiamare la lotta per la pace e la dignità dei popoli minacciati dall’aggressività e dalle ingerenze dell’imperialismo e del neocolonialismo, ma si è soffermato sul carattere innovativo, sociale, della democrazia bolivariana, le cui missioni sociali hanno dato impulso al processo di trasformazione e ne hanno scandito, sin dal 2005, l’orientamento socialista, ispirato da Chavez e confermato da Maduro.

La stessa presidentessa dell’Assemblea Costituente, l’organismo eletto con le elezioni popolari dello scorso 30 luglio, Delcy Rodriguez, richiamandosi a quell’America Latina attraversata dal realismo magico e dal sincretismo religioso, di cui aveva appena finito di parlare lo stesso Jorge Arreaza, ha ricordato, in apertura del suo discorso, la definizione di Rivoluzione fornita, a suo tempo, da Fidel Castro, quando, nel 2000, sulle soglie del nuovo millennio, aprì ancora una volta uno scenario carico di futuro, definendo la Rivoluzione «il senso del momento storico; il cambiare tutto ciò che deve essere cambiato; eguaglianza e piena libertà; trattare ed essere trattati come essere umani; emancipazione e sfida alle poderose forze dominanti dentro e fuori l’ambito sociale e nazionale; difendere i valori in cui si crede a prezzo di qualsiasi sacrificio». E così il popolo bolivariano ha davvero lanciato la sfida al modello capitalista e all’egemonia imperiale perché parla a tutti i popoli del mondo la parola della rivoluzione e dell’auto-determinazione, contro l’ingiustizia.

E’ proprio l’Assemblea Costituente oggi il terreno più concreto della sfida lanciata dal processo bolivariano alle forze, dentro e fuori il Paese, che guardano al passato e non al futuro: il presidente costituzionale, Nicolás Maduro, nell’incontro con le delegazioni internazionali riunite a Waraira Repano, il 17 settembre, ha ricordato come «il Venezuela ha sviluppato un progetto autoctono e originale di emancipazione e di democrazia, sulla base di un’idea autonoma, nazionale, di costruzione della propria stessa democrazia». Così, nell’incontro con deputati e deputate dell’Assemblea Costituente, il 19 settembre, viene definita la visione di questo strumento di partecipazione: rafforzare il modello costituzionale, originale e innovativo, basato sui cinque poteri (esecutivo, legislativo, giudiziario, cittadino ed elettorale) e sulla dialettica tra poteri “costituiti” e poteri “costituenti”; avviare un nuovo modello economico, sociale, basato sulla «economia produttiva diversificata»; garantire rango costituzionale alle missioni sociali; consolidare la democrazia partecipativa; sviluppare la trasformazione sociale avviata dalla rivoluzione bolivariana.

Nell’incontro con i/le costituenti, che, prima della Grande Marcia Antimperialista, ha chiuso, il 19 settembre, le giornate del forum di solidarietà, viene portato in risalto il contenuto di innovazione del processo costituente bolivariano, insieme col carattere autentico e specifico della democrazia venezuelana. Nella Costituzione (1961) della IV Repubblica non solo il processo democratico era fortemente limitato, ma, in particolare, esisteva un solo articolo che parlava dei popoli indigeni del Venezuela, che non erano, peraltro, considerati parte integrante della nazione venezuelana; viceversa la Costituzione (1999) con cui s’è inaugurata la V Repubblica, la Costituzione promossa da Hugo Chavez, non solo estende ed amplia i poteri democratici, ma, nello specifico, riconosce, per la prima volta, i popoli indigeni, saldando così, come ricorda una celebre espressione dello stesso Chavez, «il debito storico con i popoli indigeni del Venezuela».

Delcy Rodriguez, in qualità di presidentessa della ANC, interviene, con la sua relazione, per ribadire che il movimento internazionale di solidarietà con il Venezuela è profondamente anti-capitalista ed anti-imperialista e si trova oggi a fronteggiare il potere imperiale più forte e minaccioso della storia. La «macchina imperiale» alimenta, riproduce e moltiplica guerra, povertà e diseguaglianza: se oggi otto persone possiedono la ricchezza del 50% del mondo intero, di metà del mondo intero, allora il capitalismo è, né più né meno, il regno della diseguaglianza. Il socialismo bolivariano è un modello in questo mondo di diseguaglianze: perché si costruisce, al tempo stesso, nel senso dell’uguaglianza e della partecipazione. Il «mondo alla rovescia» dell’egemonismo e dell’imperialismo pretende  di minacciare e di aggredire il Venezuela, che invece difende i principi della democrazia e della giustizia sociale. Per questo, il processo costituente in corso in Venezuela è “unico” perché non serve solo a creare una nuova Costituzione, aggiornandola ed approfondendola, ma serve soprattutto a costituire un nuovo processo popolare.

Ancora una volta dall’America Latina, sulla scorta degli apprendimenti della Revolución di Cuba e dell’integrazione della «Patria Grande» latino-americana, parte una sfida al modello imperiale, per un mondo pienamente umano, di dignità e di giustizia, infine riassunta nel Proclama di Caracas e trasferita nella prassi attraverso un Piano di Azione con cui continuare a sviluppare partecipazione e solidarietà. Gli spunti del piano, confermati dalla plenaria serale del 17 settembre in Teresa Carreño, sono essenzialmente riassumibili in quattro aree di impegno: 1) organizzare il movimento di solidarietà: ad esempio con la creazione di database e scambi di delegazioni; 2) attivare la campagna di informazione: «La Realtà del Venezuela», attivando iniziative, reti e piattaforme di comunicazione/informazione e contrastando la usuale campagna mediatica di “demonizzazione” del Venezuela; 3) sviluppare un percorso d’azione basato sulla cultura e coinvolgendo le forze intellettuali nel percorso di conoscenza e di sensibilizzazione (iniziative a sfondo culturale, piattaforma di intellettuali, Biblioteca «Todos Somos Venezuela»); 4) esercitare pressione sugli organismi internazionali, in primo luogo attivando una strategia che coinvolga partiti, sindacati e realtà sociali e consenta l’attivazione più ampia e solida a sostegno del processo bolivariano.