Dopo quattro anni e un mese di carcere, Ibrahim Halawa, cittadino irlandese nato il 17 dicembre 1995, è stato assolto da ogni reato. Ed erano molti: omicidio, tentato omicidio, disturbo all’ordine pubblico, intralcio alle attività delle istituzioni nazionali, protesta senza autorizzazione, distruzione di beni pubblici, impedimento ai fedeli di pregare nella moschea Al Fath, possesso di armi, attacco alle forze di sicurezza. Amnesty International lo ha sempre considerato un prigioniero di coscienza.

 

Figlio di uno dei più noti imam irlandesi, nell’estate del 2013 Ibrahim era partito da Dublino insieme alle sorelle Somaia, Fatima e Omaima per andare a trovare i parenti al Cairo. Lì decisero di prendere parte alle proteste di metà agosto della Fratellanza Musulmana contro il colpo di stato di Abdel Fattah al-Sisi. In quelle manifestazioni, caratterizzate anche da numerosi atti di violenza da parte delle persone scese in strada, le forze di sicurezza egiziane fecero una strage.

Le sorelle Halawa, dopo tre mesi di carcere, furono rilasciate ed espulse in Irlanda. Al rientro a Dublino, denunciarono le torture subite dal fratello, confermate anche dal giornalista di al-Jazeera Peter Greste, che ha condiviso con lui un periodo di detenzione nel carcere di Tora.

Negli oltre quattro anni di carcere, Ibrahim Halawa ha passato molto tempo in isolamento, senza poter incontrare un avvocato. Inoltre, a causa della mancanza di cure mediche, ha riportato una lesione permanente a una mano, colpita da un proiettile al momento dell’arresto.

Diventato maggiorenne in carcere, Ibrahim non avrebbe dovuto trascorrervi neanche un giorno. Sarà rilasciato entro pochi giorni per riuscire a festeggiare, libero, nel paese dov’è nato, il suo 22mo compleanno.