La Cina sta cercando di ridurre il dominio del dollaro nei mercati delle materie prime. La proposta cinese è di grande interesse per i paesi contro i quali gli Stati Uniti applicano una politica estremamente aggressiva, come il Venezuela, l’Iran e il Qatar tra gli altri.

di Telesur tv, 08/09/2017

 

L’emissione di contratti futures in yuan (la valuta cinese -NDT) permetterebbe ai paesi esportatori, come Russia e Iran, di evitare l’uso del dollaro.
Secondo gli esperti, questa novità potrebbe cambiare radicalmente le regole del gioco nel mercato petrolifero.

Pechino sta preparando contratti futures petroliferi in yuan con possibile conversione in oro. Se ciò troverà applicazione concreta, ne trarrà impulso anche la possibilità, per chi acquista e vende strumenti finanziari nei mercati azionari, di convertire i futures petroliferi nel nuovo modello.
Infatti la Cina è il più grande importatore di petrolio al mondo e i suoi futures potrebbero diventare il nuovo punto di riferimento nel settore.

I contratti petroliferi sono negoziati in alcune borse valori: il New York Mercantile Exchange (NYMEX), l’Intercontinental Exchange (ICE), il Singapore Exchange (SGX), il Dubai Mercantile Exchange (DME) e il Tokyo Commodity Exchange (TOCOM).
Attualmente, solo i contratti della West Texas Intermediate (WTI) e del Brent sono negoziati sul mercato mondiale dei futures, tutti comunque in dollari statunitensi.
NOTA: un contratto future è un accordo a lungo termine che impegna le parti a scambiarsi un bene ad un prezzo fisso predeterminato. È uno dei contratti più usati nel mercato finanziario.

Questo accordo consentirebbe a paesi esportatori come la Russia e l’Iran di evitare l’uso del dollaro. I compratori potrebbero pagare il loro petrolio con yuan o oro, mediante il cambio concordato oro-yuan.
Con questa innovazione, la Cina sta cercando di ridurre il dominio del dollaro nei mercati delle materie prime.

Il nuovo tipo di contratti futures è di grande interesse per i paesi contro i quali gli Stati Uniti applicano una politica estremamente aggressiva, come il Venezuela, l’Iran e il Qatar, tra gli altri.

 

 

Traduzione dallo spagnolo di Leopoldo Salmaso