Gonnella: “necessario riprendere la strada delle riforme”.

Una situazione di sovraffollamento penitenziario che persiste e ha ricominciato a crescere dopo l’importante flessione registrata nel post-Torreggiani, carceri con ampie carenze strutturali e che necessiterebbero di interventi di ristrutturazione, alcuni casi di violenza sui detenuti, persone in custodia della polizia che non sempre beneficiano dei loro diritti.
È questa parte della situazione che emerge nel rapporto del Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura (CPT) che, nell’aprile del 2016, ha visitato alcune carceri italiane e altri luoghi di privazione della libertà.

Secondo il rapporto, nel periodo successivo alla sentenza Torreggiani con la quale la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo aveva condannato l’Italia per trattamenti inumani e degradanti, c’era stata una importante stagione di riforme nell’ambito penitenziario che aveva portato ad avere in breve tempo circa 11.000 detenuti in meno e recuperare 2.500 posti. Tuttavia questa diminuzione si è interrotta nel 2016 con i numeri che hanno ricominciato a salire. Attualmente il 16% della popolazione vive in meno di 4 mq, non lontano dal parametro minimo che è fissato a 3 mq. Proprio su questo parametro il CPT critica l’Italia, rea di utilizzare lo stesso come elemento centrale delle proprie politiche, quando è nettamente al di sotto degli standard che lo stesso Comitato indica.

Tra gli altri elementi negativi segnalati dal Comitato per la Prevenzione della Tortura c’è anche l’assenza di attività (meno del 20 per cento dei detenuti sono impegnati in attività lavorative) e l’utilizzo eccessivo del regime dell’isolamento, soprattutto per persone con tendenze suicide e autolesionistiche, dove capita si sia tenuti anche in condizioni materiali deplorevoli e dove non venga garantito un sufficiente e adeguato monitoraggio dei detenuti. Inoltre l’isolamento diurno oltre i tre anni viene indicato come trattamento disumano.

Tuttavia nel rapporto vengono indicati anche alcuni elementi positivi, tra questi il regime della sorveglianza dinamica che si applica ormai in molte carceri nei reparti di media sicurezza e la nomina del Garante Nazionale delle persone private della Libertà personale. Anche la riforma della sanità con il passaggio alle Asl è vista con favore dagli esperti del Comitato, pur permanendo alcune situazioni critiche.

Infine il CPT ha potuto verificare il miglioramento della condizione degli internati dopo il passaggio dagli OPG alle REMS, pur rimanendo alcune situazioni critiche come l’utilizzo della contenzione meccanica e di trattamenti medici per prevenire disordini, e altre da migliorare, come quella relativa alla libera circolazione interna delle persone che lì vengono trattenute, cosa che non sempre avviene.

“Durante la loro visita in Italia abbiamo potuto incontrare gli esperti del CPT – dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone – ed illustrare loro il nostro lavoro di costante osservazione e monitoraggio delle condizioni di detenzione, consigliando alcuni dei luoghi che, più di altri, sarebbero dovuti essere visitati”.
“Quello che emerge dal report appena pubblicato – prosegue il presidente di Antigone – è un quadro complesso e in alcuni casi preoccupante. Già nei nostri ultimi rapporti abbiamo indicato una condizioni delle carceri che sta lentamente, ma inesorabilmente, tornando a peggiorare con tassi si sovraffollamento in continua crescita ed un numero di detenuti che, ad agosto, ha superato nuovamente  le 57.000 unità”.
“Su alcuni dei punti di criticità evidenziati dal Comitato per la Prevenzione della tortura si deve intervenire attraverso la ripresa delle riforme, partendo da quella dell’ordinamento penitenziario il cui lavoro è ora in mano ad alcune commissioni di esperti, nominate dal ministro della Giustizia, con le quali abbiamo voluto dialogare attraverso venti nostre proposte nelle quali abbiamo indicato, come punti prioritari da affrontare, alcune delle situazioni su cui il Comitato ha voluto soffermarsi: tra queste quelli relativi all’isolamento, alla formazione dello staff penitenziario, al lavoro, alla salute e più in generale ad un miglioramento della dignità e dei diritti delle persone detenute”.

Associazione Antigone