Ieri, 3 luglio è stato il gran giorno in cui Elayne Whyte Gómez, presidente della Conferenza ONU, alle ore 17.00, ha presentato il suo terzo draft di Trattato per proibire le armi nucleari ai rappresentanti di oltre 140 Stati presenti e agli attivisti della società civile. La room 1 del Palazzo di Vetro era piena sin dalle 16.00. La discussione tra gli Stati non nucleari ribelli è stata molto serrata per partorire il documento; evidentemente si sono fatte sentire fino all’ultimo le pressioni esterne dei Paesi nucleari.

Rispetto alla bozza n.1 vi sono evidenti miglioramenti, ma anche punti critici che permangono. Un esempio tra tutti: il diritto di recesso. Ecco perché tutti gli Stati “esigenti” nel disarmo, per esempio Cuba, fin dalla mattina mettevano mani (e piedi) avanti.

Ad una prima, rapida lettura, si nota che il testo di Trattato in discussione, pur partendo dalla formula che gli Stati contraenti si impegnano a… eccetera, fornisce una inquivocabile condanna generale dell’uso e della minaccia dell’uso delle armi nucleari, indica un sentiero di adesione per gli Stati nucleari che vogliano aderirvi, e comprende una responsabilità di assistenza e risarcimento verso le vittime dei test nucleari (molte di più di quanto l’opinione pubblica non si immagini).

La discussione sui dettagli proseguirà con estremo puntiglio, perché non si dispera di strappare ulteriori miglioramenti nel senso innovativo di erigere una struttura giuridica forte ed alternativa al quadro attuale, imperniato sul Trattato di Non Proliferazione (TNP).

L’ultima nostra occasione per intervenire, ci riferiamo alla società civile, è mercoledi (domani) alle 13.00.

I Disarmisti esigenti presenti alla Conferenza (Alfonso Navarra, Luigi Mosca e Giovanna Pagani) si inseriscono nel flusso del movimento “specialistico” a guida anglosassone, ma gettano anche i semi della creatività “italiana” e “latina”.

Abbiamo da sostenere e diffondere la nostra nostra proposta che collega New York a COP 23, la minaccia atomica e la minaccia climatica da contrastare dal punto di vista del diritto dell’Umanità alla sopravvivenza nel rispetto della Madre Terra.

La giornata di ieri è stata per noi segnata da 4 incontri: 1) con la delegazione di pacifisti olandesi che propongono una campagna europea contro le armi nucleari installate sul nostro continente; 2) l’ambasciatore cubano Rodolfo Benitez Verson che ipotizza la creazione di un fronte unitario per superare il TNP; 3) I due parlamentari italiani presenti (Roberto Cotti e Massimo Artini), che poi si andranno ad incontrare con la rappresentanza diplomatica italiana all’ONU (qui l’iniziativa è stata presa dalla RID e da Senzatomica: il coordinatore Vignarca dentro il Palazzo di Vetro però non l’abbiamo visto); 4) l’ambasciatore cileno che ha coordinato il side event delle 13.45 sul rischio nucleare; 5) il segretario del NPPD francese Jean Marie Collin, che era venuto al seminario giuridico che avevano organizzato nel novembre 2015 a Villar Focchiardo in Val di Susa.

Oggi è il 4 luglio, la festa dell’Indipendenza per gli Stati Uniti d’America: il complesso del Palazzo di Vetro è chiuso, come del resto tutti gli uffici pubblici; noi non ci sentiremo però in vacanza ma, come tutti gli attivisti presenti, consci del risultato storico che si va profilando, saremo impegnati ad esaminare e discutere, riunendoci negli alberghi che ci ospitano, il terzo draft della Gomez.

Chi dall’Italia volesse darci spunti e suggerimenti per aiutarci ad emendarlo nel quadro del dialogo ICAN può scaricarlo a questa URL: http://www.icanw.org/wp-content/uploads/2017/07/Rev2.pdf?mc_cid=247252a834&mc_eid=d0decdbad9