Il 26 e 27 maggio si è svolto a Taormina il G7, la riunione dei capi di stato e di governo delle sette maggiori potenze mondiali (U.S.A., Canada, Giappone, Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia). Contemporaneamente a Catania ha avuto luogo il Controvertice dei popoli, 3 giornate di attività e incontri per dire NO al G7, perché, in nome di una Sicilia “terra di pace e di accoglienza”, il G7 potesse trovare una radicale e diffusa opposizione sociale. Di seguito pubblichiamo il testo della lettera inviata al Controvertice dei popoli da parte di UIKI.

Care compagne e Cari compagni,

mentre i rappresentanti dei paesi cosiddetti più forti del mondo si riuniscono a Taormina nel cosiddetto G7, i danni provocati dalle loro scelte inquinano i nostri territori e si impongono in maniera antidemocratica sulla volontà dei popoli. Questo è evidente qui in Sicilia, territorio di basi militari da cui partono aerei che bombardano altri territori senza che il popolo italiano ne sia perfino informato, in cui bambini, anziani, donne e uomini subiscono l’inquinamento provocato da queste basi senza essere difesi dai loro rappresentanti nelle istituzioni, così come in Medio Oriente, dove il popolo curdo subisce distruzione, morte, ripopolamento a scapito della presenza curda per spezzarne la resistenza. La logica è la stessa: dividere i popoli costruendo muri e mettendoli contro gli immigrati e i rifugiati, per poter continuare a operare indisturbati depredando le ricchezze e distruggendo l’ambiente.

In Turchia come in Siria e in Iran i curdi continuano a resistere secondo le condizioni possibili: in Iran con la lotta clandestina e la resistenza nelle carceri; in Turchia con l’autorganizzazione delle municipalità, duramente repressa dal regime di Erdogan sia in termini militari sia in termini polizieschi e con il blocco totale dei diritti democratici; in Siria con la scelta della “terza via”, né con Assad né con l’opposizione dei tanti gruppi armati spesso legati al fondamentalismo religioso che contro i curdi non esitano ad agire come Daesh, l’autodifesa e la sperimentazione sul terreno dell’autonomia democratica, una potenziale soluzione pacifica a tutti i conflitti del Medio Oriente e non solo, che fa tanta paura proprio perché mette in crisi gli interessi geopolitici di tutte le grandi potenze e mostra una alternativa concreta alle guerre imperialiste che oggi si mascherano – come forse si discute al G7 – da “guerre al terrorismo” e che non sono in realtà che la riproposizione attuale del colonialismo.

L’Europa, stretta fra l’alleanza atlantica e i propri interessi, è arrivata perfino a finanziare la Turchia pur di bloccare i migranti e i richiedenti asilo causati da queste guerre: mentre da un lato critica la deriva autoritaria dell’AKP, finge di non vedere che con questi soldi si aiuta quel regime a consolidarsi e si nega il diritto alle popolazioni di cercare un rifugio sicuro. I curdi come popolo oppresso nella storia non smetteranno di lottare per i propri diritti, e sono dalla parte di chi nel mondo resiste alla repressione, alla militarizzazione, alla negazione dei propri diritti; per questo oggi sono qui per salutare i partecipanti a questo controvertice, che democraticamente si ritrovano per criticare le scelte calate dall’alto, e per proporre alternative ecologiche, rispettose dei diritti umani, realmente democratiche e dal basso. Mentre donne e uomini sacrificano ogni giorno la loro vita per combattere i terroristi di Daesh e i regimi che li sostengono, oggi qui cogliamo quest’opportunità per prefigurare una nuova società in linea con la volontà dei popoli che non si lasciano assoggettare.

Con i migliori auguri a tutti noi di un buon lavoro

Ufficio Informazione Kurdistan in Italia (UIKI Onlus)