A un anno esatto dall’incarcerazione di Milagro Sala e dopo un anno di sistematica persecuzione di una persona, della sua organizzazione, della sua gente; dopo un anno di pronunciamenti di Commissioni, Organizzazioni, personalità e persone comuni per l’immediata scarcerazione della dirigente della Tupac Amaru; dopo un anno di spiegazioni sull’azione scorretta del potere politico a Jujuy rispetto al potere giudiziario, alla società civile e alla popolazione intera; dopo tutto questo non sapremmo più cosa dire.

Ma sappiamo che non possiamo tacere.

Sappiamo che l’uso improprio della Magistratura come strumento di azione politica è un uso antico e che dalle parti più svariate si levano critiche, più o meno giustificate, contro questa pratica. Abbiamo osservato come questa pratica sia diventata sempre più frequente contro i governi progressisti del Latinoamerica, contro Dilma, contro Cristina, contro Milagro, contro Maduro e si sta iniziando anche contro la revolución ciudadana dell’Ecuador di Correa.

Ma forse, al di là di questi fenomeni congiunturali, dobbiamo chiederci se il pragmatismo neoliberale attualmente vigente non stia portando avanti, con la consueta viralità, una campagna globale contro la Giustizia, pericoloso baluardo in difesa di certi diritti fondamentali come la libertà, la presunzione di innocenza, il bene comune.

Un amico professore di diritto ricordava, anni fa in una conferenza contro la pena di morte, che se includiamo nel sistema di giustizia la vendetta, dichiariamo implicitamente inutile quel sistema umano che chiamiamo “magistratura” a cui deleghiamo, ragionevolmente, il compito di dirimere le dispute tra gli esseri umani. La vendetta è semplice: tu hai ucciso mio fratello, io ti uccido. La Giustizia, e la Magistratura che la amministra, prevedono un livello più elevato di soluzione del problema: che il reprobo riceva una punizione giusta, che si possa pentire, che possa essere reinserito nella società, che possa essere perdonato.

La giustizia è umana, è reversibile e tenta di essere giusta; ha come fine ultimo recuperare un cittadino alla società a cui appartiene; e, sembra banale dirlo, “la giustizia è uguale per tutti”.

Che distanza da questa giustizia vendicativa che si amministra a Jujuy; che distanza dall’idea di ripristinare i CIE in ogni regione italiana; che distanza dai muri di contenimento dei migranti che si contano di ergere (o si sono già costruiti) in tante parti del mondo; che distanza dalla concezione zoologico-razzista per la quale ci sono esseri umani più importanti di altri, per nascita, per censo, per colore della pelle ecc. !!

Abbiamo urgente bisogno di Giustizia, nel senso profondo della parola; abbiamo urgente bisogno di una Magistratura formata da uomini di alto profilo morale, assolutamente indipendenti dal potere politico. Possiamo riconoscere tutte le difficoltà in cui versa quest’apparato della società nel mondo, possono esserci mille soluzioni pratiche per migliorarlo ma dobbiamo rimetterci al centro del problema e rimettere la Giustizia al centro della società, sempre più dominata dall’arbitrio.

Perché l’arbitrio ha conseguenze funeste su tutta la società, dato che nessuno è in grado di dire a che livello si possa fermare, in una specie di “si salvi chi può” dove non sarò più in grado di riconoscere mio fratello e dove solo la convenienza guiderà la mia azione.

In questo senso vogliamo rendere omaggio a Milagro Sala che dell’anelito per la giustizia, per il riscatto dei diseredati ha fatto il senso della sua vita e che per questo è odiata e perseguitata dagli ipocriti e provvisori trionfatori della politica argentina.

#LiberenAMilagro e tutti i prigionieri politici a Jujuy e in qualunque parte del mondo !!