Si è svolta ieri presso il Centro di nonviolenza attiva di via Mazzali la prima milanese del docufilm del regista argentino Carlos Santos “Se Davide e Golia si fossero parlati” – Una storia nonviolenta, tra i finalisti del III Premio FICNOVA 2016.

L’evento è stato promosso da La Comunità per lo Sviluppo Umano, organismo che si occupa della promozione, a livello culturale, di una coscienza nonviolenta, e da Mondo senza guerre e senza violenza, associazione tra i promotori della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza.

Il documentario ha come obiettivo quello di testimoniare e mostrare le attività dei Consigli Permanenti della Nonviolenza Attiva (CPNVA), attualmente presenti in 10 paesi di diversi continenti e in una trentina di città. Le attività dei centri, che traggono ispirazione dall’Umanesimo Universalista del filosofo argentino Mario Rodriguez Cobos (Silo), sviluppano il loro lavoro contemporaneamente su tre piani (sociale, istituzionale e personale) e puntano a una trasformazione delle condizioni di democrazia formale – piano sociale -, dell’autoritarismo – piano istituzionale – e dell’incoerenza – piano individuale -, in una direzione in cui la partecipazione alle decisioni e la coerenza sviluppino una società ideale in cui l’essere umano possa crescere e dare un senso valido alla propria vita.

Al termine della proiezione Carlos, insieme ai partecipanti, ha animato un interscambio sui temi centrali del film: violenza, nonviolenza, situazione sociale e necessità di un cambiamento profondo. Riportiamo alcune delle domande che sono state poste al regista.

Dove e in che modo si sono maggiormente sviluppati i CPNVA?

Le attività sono iniziate diversi anni fa in Argentina e si sono sviluppate soprattutto in America Latina, ad esempio in Brasile, Ecuador, Perù e Bolivia. A partire da lì e anche attraverso una formazione a distanza, sono nati Consigli in Italia, USA, Uganda, India… I Consigli si sviluppano orizzontalmente formando dei Nodi e si appoggiano su un manuale pratico di 9 moduli, adattabili a seconda della situazione e di chi gestisce i gruppi di formazione. Il manuale è scaricabile dal sito e attualmente è disponibile in spagnolo, inglese e portoghese. In italiano si sta traducendo.

In Argentina questa formazione consente l’acquisizione di crediti per gli insegnanti, e c’è un’università che l’ha inserita come corso collaterale. Anche la prima “città nonviolenta” è nata lì, una piccola cittadina della provincia di Tucuman. Ci sono interessanti esperienze anche a Lima (Perù) implementate con la Scuola di Formazione di Psicologia.

Cosa pensi della violenza che sta dilagando in tutto il mondo?

E’ vero, la violenza sta crescendo molto, ma sta crescendo anche una nuova sensibilità. Bisogna mettere lo sguardo su ciò che c’è di positivo e che sta avanzando. Tutto ciò che stiamo facendo per costruire la nonviolenza non è inutile e darà i suoi frutti.

Da dove nasce la scelta di questo titolo?

Beh, il fatto che Golia sia violento lo si dà per scontato, e Davide è giustificato nel rispondere con violenza… c’è un’ansia di giustizia che lo spinge, ha “ragione”. Questo titolo vuole far riflettere sul fatto che a partire dalle “mie ragioni” posso esercitare violenza, e così non faccio altro che perpetuarla. Quanto sarebbe stato meglio se Davide avesse potuto persuadere Golia?

E, ridendo, aggiunge: “In realtà credo che la cosa migliore del film sia il titolo!”

Per approfondire:

http://www.pressenza.com/it/2015/01/giovani-protagonisti-di-un-cambiamento-nonviolento/

di Matilde Mirabella