Finalmente il Governo ha fissato la data del referendum costituzionale: domenica 4 dicembre 2016. Il Presidente del Consiglio dei ministri avverte: «La partita è adesso e non tornerà. Non ci sarà un’altra occasione per il cambiamento».

Ancora una volta Matteo Renzi dimentica che la Costituzione ha subìto ben 15 revisioni dal 1948 ad oggi. In particolare le ultime 12 modifiche sono state effettuate negli ultimi 27 anni. Non c’è quindi un rischio di immobilismo: semmai il problema è che questi cambiamenti sono troppi, perché le Costituzioni sono scritte per durare secoli. Ad esempio, il fatto che nel 2016 si proponga di modificare ancora il Titolo V della seconda parte della Costituzione, già ampiamente cambiato nel 2001, dimostra che non si è stati molto avveduti nella precedente revisione. Di conseguenza, sorge spontaneo il dubbio che anche questa sia una revisione di corto respiro, come lo sono tutte quelle approvate a colpi di maggioranza.

La Costituzione per sua natura richiede anzitutto condivisione. Di fronte alla Costituzione il Presidente del Consiglio dei Ministri dovrebbe anzitutto mostrare più rispetto, per la storia tragica da cui è stata generata e perché tutti hanno il dovere di osservarla. La Costituzione non è il premio per chi gioca meglio una partita della politica. La Costituzione è la regola del gioco che consente a tutti di giocare la partita della cittadinanza.

La vera partita della Costituzione è la sua attuazione. Nel 2016 siamo ancora nel primo tempo e non stiamo giocando bene, poiché la squadra è alquanto divisa ed è incerta sugli obiettivi da raggiungere. In realtà, ogni giorno è un’occasione per cambiare politica, per realizzare la giustizia e per attuare la solidarietà. Di questo dovrebbe preoccuparsi il Governo, che invece ha confuso il referendum costituzionale con il giudizio universale sul proprio operato. È il caso di ricordarlo: alla fine i Governi passano, mentre le Costituzioni restano.