Vorremmo vincere il referendum contro il golpe del governo cosi’ come lo vinsero i nostri fratelli e le nostre sorelle in Cile nel 1988, che votarono No a Pinochet “senza odio, senza violenza, senza paura” ed abbatterono la dittatura fascista.

Sia chiaro: il governo in carica in Italia non e’ una dittatura fascista; ma la sua riforma costituzionale (e la sua legge elettorale che con essa e’ coerente) costituisce un colpo di stato.

Un colpo di stato, si’: perche’ riducendo il senato a una misera e ridicola e ignobile cosa, e cosi’ mutilando il parlamento e facendone un corpo dimezzato e delegittimato, asservisce il parlamento alle sue voglie, di fatto si appropria abusivamente del potere legislativo e rompe la separazione e l’equilibrio dei poteri; con la qual cosa uccide nei suoi medesimi fondamenti la democrazia rappresentativa e lo stato di diritto.

E’ un golpe: che non nasce oggi ma e’ il punto di arrivo di un lungo processo di deriva antidemocratica, una deriva antidemocratica progettata nel piano eversivo della P2, giunta al governo col ventennio berlusconiano e contrastata a fatica in quegli anni dal fronte antifascista (e con non pochi cedimenti gravi e obbrobriosi), e che oggi e’ egemone in tutte le forze politiche che dominano il parlamento, tutte caratterizzate come organizzazioni autoritarie (e con non pochi tratti ideologici, linguistici e comportamentali di tipo totalitario) al seguito di leader carismatici di weberiana memoria, quindi il contrario dei partiti democratici, repubblicani, antifascisti.

La Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista e’ un ostacolo per le forze che vogliono restaurare una violenta dominazione di classe, una politica di guerra globale, la barbarie che nel Novecento abbiamo gia’ conosciuto ed e’ costata all’umanita’ milioni e milioni di vittime.

Che la maggioranza dei parlamentari sia stata corriva alla volonta’ golpista di un governo di apprendisti stregoni in cui l’improntitudine e l’arroganza la fanno da padroni conferma la gravita’ dell’ora.

Ma io credo che il golpe possa essere fermato.

Con un pronunciamento popolare che difenda la Costituzione repubblicana, che non deluda e non irrida il senso e il fine della lotta dei martiri della Resistenza.

Io credo che al referendum il No al golpe, il No al fascismo, il No alla barbarie possa prevalere; che al referendum il fascismo non passera’.

Ma in questi mesi, in queste settimane che ci restano di qui al voto (che verosimilmente sara’ in novembre) occorre che ogni persona di retto sentire e di volonta’ buona faccia due cose.

La prima cosa da fare, per dirla con un verso di Danilo Dolci, e’ che “ciascuno umilmente s’informi”. Poiche’ oggi come oggi io vedo che da un lato la propaganda filogovernativa produce continuamente e diffonde pervasivamente menzogne sesquipedali ed e’ ben noto alla psicologia ed alla sociologia che piu’ le bugie sono grosse e piu’ vengono credute; e dall’altro la campagna informativa del fronte del No e’ inquinata da molte sciocchezze, volgarita’, subalternita’ (e non dico nulla del ridicolo tentativo di organizzazioni politiche di mafiosi, razzisti, fascisti e corrotti di far credere che anch’esse siano contrarie a un golpe che e’ del tutto coerente con i loro interessi ed i loro progetti antidemocratici e che esse stesse hanno tentato di realizzare nei lunghi anni in cui sono state al potere nel ventennio berlusconiano).

Occorre non perder tempo con le idiozie ed invitare alla conoscenza certa, alla riflessione esatta, al confronto aperto, a cogliere il nocciolo della questione e porre quello al centro del dibattito pubblico, della scelta morale, del dovere civile. E il nocciolo della questione e’ la difesa della Costituzione repubblicana, del parlamento come titolare del potere legislativo, della democrazia rappresentativa, della separazione e dell’equilibrio dei poteri, dello stato di diritto. Il nocciole della questione e’ il dovere di opporci al tentativo di imporre nel nostro paese un regime autoritario.

La seconda cosa e’ che occorre promuovere una partecipazione consapevole, quella partecipazione che noi ormai vecchi abbiamo conosciuto negli anni in cui nel nostro paese il movimento delle oppresse e degli oppressi conquisto’ per l’umanita’ intera diritti sociali fondamentali, liberta’ grandi e fra tutte e tutti condivise. Lo dico senza girarci intorno: non mi piace il modo burocratico con cui tante strutture e persone democratiche si stanno impegnando per il No: occorre fare di meglio: piu’ chiarezza, piu’ rigore morale e politico.

Possiamo vincere, sconfiggere il golpe, salvare la Costituzione repubblicana, la democrazia e lo stato di diritto; possiamo vincere, ma solo con la forza della verita’: “forza della verita’” in sanscrito suona “satyagraha”, e’ una delle due parole che Gandhi usava per designare la sua proposta di lotta (l’altra era “ahimsa”), e che noi traduciamo nonviolenza.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

No al golpe, No al fascismo, No alla barbarie.

L’allegria sta arrivando.

 

Peppe Sini, responsabile del “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani”