Queste sono state alcune delle questioni trattate da Josep Cabayol, di SICOM (Solidarietà e Comunicazione), nel suo intervento durante la Giornata di Pressenza celebrata a Barcellona il 10 giugno 2016, presso Calabria 66.

SICOM nasce da un collettivo di giornalisti “arrabbiati” per la forma sistematica di coazione e repressione che i “proprietari” dei mezzi di comunicazione esercitano sui giornalisti, cioè “arrabbiati” con la manipolazione.

Non possono informare liberamente perché sono “ostaggi” del potere economico, del denaro che genera la pubblicità e della banca.

I mezzi di comunicazione, di per se stessi, sono “deficitari”, hanno bisogno di prestiti dalle banche, che pertanto limitano la loro linea editoriale. Se vogliono conservare la propria indipendenza devono rinegoziare il debito e questo condiziona “quello che possono o non possono pubblicare”.

Anche i media pubblici hanno bisogno delle banche e si trovano limitati da queste.

Sarebbe utile poter superare queste condizioni per poter ottenere un dibattito democratico, un pensiero critico che renda possibile ai media e alla società la realizzazione delle trasformazioni di cui tutti e tutte abbiamo bisogno.

Abbiamo stabilito l’identità di SICOM facendo un confronto con le necessità di un neonato, con ciò che non può essere negoziato se vogliamo che questi abbia un futuro: respirare, bisognerà occuparsi della qualità dell’aria; idratarsi, bisognerà occuparsi della qualità dell’acqua; alimentarsi, bisognerà occuparsi della qualità degli alimenti; abitazione e salute, la cui copertura dovrebbe essere pubblica, universale e di qualità; educazione, lo stesso; lavoro, sussistenza degna. Stiamo parlando quindi di diritti, della copertura dei diritti di base, che invece, e in forma più o meno occulta, ci stanno privatizzando.

Per andare avanti sono necessarie le “reti”.

Lottare contro idee errate che ci hanno inculcato fin da piccoli affinché non siano messe in discussione: “la proprietà privata è intoccabile”: però chi ce l’ha? Come l’ha accumulata? “I debiti si pagano”: chi li ha contratti? “Obbedienza”: acritica? A volte, queste idee sbagliate ci portano a prendere decisioni sbagliate che pregiudicano la nostra salute.

Proposta: creare “reti” di informazione propria. Non bisogna confondere l’informazione con il giornalismo. L’informazione è proprietà della cittadinanza. Ricevere informazione è un diritto, come pure emetterla. Bisogna esigere dai mezzi di comunicazione pubblici informazione senza manipolazione.

Partecipazione nei consigli di amministrazione, nelle redazioni: attualmente la tecnologia può facilitare l’esercizio di questo tipo di cooperazione.

 Traduzione dallo spagnolo di Matilde Mirabella