Luca Barbarossa dal palco del Concerto del Primo Maggio ha intonato “Here’s to you” per Giulio Regeni. Anche Maria Fernanda, la nipote di Nicola Sacco, ha risposto all’appello di Amnesty International Italia

 

A due mesi dal lancio della campagna, sono numerosi gli attivisti, i difensori dei diritti umani e gli artisti italiani e internazionali che hanno risposto all’appello di Roberto Saviano e Amnesty International Italia a cantare Here’s to you.

Roberto Saviano, l’autore di “Gomorra” e “Zero zero zero” che denuncia da anni le violenze dello stato e del crimine organizzato, ha invitato tutti a far sentire la propria voce e cantare “Here’s to you”, la ballata di Joan Baez ed Ennio Morricone che negli anni ’70 onorò la storia di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, messi a morte negli Usa nel 1927, per tutti i Sacco e Vanzetti di oggi.

Luca Barbarossa, conduttore dell’edizione 2016 del Concerto del Primo Maggio a Roma, ha scelto di aprire la manifestazione dedicando e cantando l’inno dei diritti umani “Here’s to you” alla ricerca di verità e giustizia sul caso di Giulio Regeni.  

Il 2 maggio di fronte al consolato dell’Iran a Roma, in occasione di un sit-in promosso da Amnesty International Italia e dalle associazioni per la libertà di stampa, i musicisti Patrizia Bovi, Marco Quaranta e Angelo Colone hanno interpretato “Here’s to you” applauditi anche da Giuliano Montaldo, regista del film “Sacco e Vanzetti”.

Anche grazie alla collaborazione con Webnotte, il webshow con Gino Castaldo e Ernesto Assante in onda su Repubblica.it, hanno aderito sinora:
Stefano Accorsi e Matilda De Angelis, Renato Ardovino, Micol Arpa, Ernesto Assante con Gino Castaldo, Jonis Bascir, Cesare Bocci, Stefano Bollani, Erica Boschiero, Bussoletti, Cécile con Piotta, Ascanio Celestini, Tommaso Cerasuolo (Perturbazione), Daniela “Dada” Loi con Mark Hanna, Tullio De Piscopo, Cristiana Dell’Anna, Francesco Gabbani, Umberto Maria Giardini, Jo Harman, Kris Grove con Bocephus King, Lillo con Stefano Fresi e Fausto Brizzi, Modena City Ramblers, Moni Ovadia, Stefano Nosei, Gregory Porter, Michele Riondino con Federica Fracassi, Guido Sodo ed Eleonora Montagnana, Moseek, Ron, Paolo Ruffini e Diana Del Bufalo, Enrico Ruggeri, Isabel Russinova, Santa Margaret, Davide Shorty, Lisa Simmons – Hippie Tendencies, Paola Turci, Chiara Vidonis, Cristina Zavalloni, Jordi Zindel.

La storia di Sacco e Vanzetti è diventata il simbolo dell’irrimediabillità della pena di morte, grazie anche al lavoro di sensibilizzazione di Maria Fernanda Sacco, nipote di Nicola Sacco e presidente onoraria dell’Associazione Sacco & Vanzetti di Torremaggiore, paese d’origine di Nicola Sacco. Fernanda e la sua associazione si battono da sempre per tenere vivo il ricordo del clamoroso errore giudiziario in onore delle vittime innocenti Nicola e Bartolomeo e hanno risposto all’appello di Roberto Saviano e Amnesty International Italia in favore di tutti i Sacco e Vanzetti di oggi.

Anche Donatella Rovera, Flaviano Bianchini, Karl Guillen, Sepideh Jodeyri, Wu’er Kaixi, Tawakkul Karman, Fiorello Miguel Lebbiati, Oscar Martinez, Sanjay Verma, Said Yacoub sostengono la campagna “Here’s to you”. Oltre ad Ales Bialatski, Hortence Lougué e Kiswendsida Noelie Kouragio, Guido Magherini, Porpora Marcasciano, Kasha Jacqueline Nabagesera, Marisela Ortiz, Mimi Tao.

Tutti i video sono online su http://www.herestoyou.it/

Donatella Rovera, Alto consigliere sulle crisi internazionali di Amnesty International, da oltre vent’anni guida missioni di ricerca documentando violazioni dei diritti umani in situazioni di crisi nelle aree di conflitto più pericolose al mondo dal Medio Oriente all’Africa del Nord fino ai conflitti dell’Africa subsahariana. Flaviano Bianchini, biologo italiano, è il fondatore di Source, un’organizzazione non governativa che offre sostegno scientifico alle piccole comunità rurali dell’America centrale e meridionale, danneggiate dalle multinazionali. Ha subìto minacce di morte in Guatemala, dopo aver presentato uno studio che dimostrava l’inquinamento delle acque del fiume Tzalá provocato dalla vicina miniera d’ro Marlin. Karl Guillen, scrittore ed ex detenuto statunitense, ha passato vent’anni in carcere ed è stato ingiustamente condannato a morte. Ora finalmente è libero e sta dedicando la sua vita a denunciare le ingiustizie del sistema carcerario degli Usa. Sepideh Jodeyri è una poetessa e traduttrice iraniana. Dopo l’elezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad nel 2009, si è espressa a favore del movimento democratico. Perseguitata e costretta a fuggire, ora vive nella Repubblica Ceca e non può tornare nel suo paese. Wu’er Kaixi è stato uno dei leader della rivolta studentesca di piazza Tienanmen, nel 1989. Oggi vive a Taiwan, da dove continua a promuovere le riforme democratiche in Cina. Tawakkul Karman è un’attivista yemenita, insignita nel 2011 del premio Nobel per la pace insieme alle liberiane Elle Johnson Sirleaf e Leymah Gbowee “per la loro battaglia non violenta a favore della sicurezza delle donne e del loro diritto alla piena partecipazione nell’opera di costruzione della pace”. Fiorello Miguel Lebbiati, madre rom e padre sinto, si batte per i diritti dei rom e dei sinti in Italia, che ancora oggi subiscono costantemente discriminazioni. Oscar Martinez è un giornalista di El Salvador che ha affrontato in prima persona il viaggio dei migranti diretti negli Usa attraverso il Messico e ha rischiato la vita per svelare e raccontare i rapporti tra corruzione, narcos e politica nel traffico di esseri umani. Sanjay Verma ha perso i genitori, due sorelle e tre fratelli nel disastro di Bhopal, in India. Nella notte tra il 2 e il 3 dicembre 1984, una fuoriuscita di materiale tossico da una fabbrica della Union Carbide Co. provocò, nel giro di due giorni, fino a 10.000 morti. Said Yacoub è un minorenne migrante sopravvissuto a sette giorni di cammino nel deserto e a 24 ore di traversata del Mediterraneo. Viveva in Libia con sua madre, poi nel 2011 è scoppiata la guerra e un giorno tornando da scuola non l’ha più trovata a casa. Non la vede da allora, ma non ha mai smesso di cercarla.

Sono passati quasi 90 anni da quando i due anarchici italiani furono ingiustamente messi a morte negli Usa per le loro idee, ma ancora oggi i diritti umani vengono costantemente violati in tutto il mondo, Italia inclusa. In Messico, 43 studenti sono desaparecidos dal settembre 2014, in Arabia Saudita Raif Badawi è stato condannato al carcere e a 1000 frustate per aver creato un blog, in Cina Liu Xia e suo marito Liu Xiaobo sono privati della libertà per aver chiesto riforme democratiche, in Italia Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi, Riccardo Magherini, Francesco Mastrogiovanni, Giuseppe Uva sono tutti morti mentre erano affidati allo Stato.

Tornare a cantare “Here’s to you” significa mostrare che la lotta alle ingiustizie non è finita e che tutti i Sacco e Vanzetti di oggi non sono soli: perché questo inno per i diritti umani diventi il simbolo dell’impegno di Amnesty International in Italia e nel mondo, insieme a quanti crederanno che il mondo sarà migliore quando sentiremo nostre le ingiustizie del mondo.

Il video-appello di Saviano è stato realizzato da Saatchi & Saatchi in collaborazione con Think Cattleya, per la regia di Bosi & Sironi, disponibile in formati video e radio da 30’’. Grazie a SIAE per l’aiuto e la collaborazione nel rilascio della licenza. Le persone che risponderanno all’appello avranno la possibilità di registrare o up-loadare un video della canzone attraverso il sito herestoyou.it Con i contributi raccolti sarà realizzato un unico videoclip da mostrare al mondo per coinvolgere sempre più persone a sostenere Amnesty International e offrire il proprio contributo per la tutela dei diritti umani ovunque essi siano violati. Per partecipare, far sentire la propria voce e seguire la campagna sui social network è possibile usare l’hashtag #herestoyou