Di nuovo, è successo di nuovo. Centinaia di esseri umani travolti dalle onde, sopra barconi fatiscenti. Fuggivano dalla Somalia. Volevano solo vivere. Cercavano solo un futuro. Speravano nella nostra umanità. S’illudevano che la democratica Europa li avrebbe soccorsi e salvati. Invece sono stati sommersi, perché quei viaggi su quei barconi sono l’anticamera di una morte sicura.

Grappoli di esseri umani ammassati l’uno sull’altro, facce piene di speranza e di paura, sotto un sole splendente: ancora un attimo e l’istantanea multicolore si dissolverà nell’azzurrino nulla del mare. Ma non si tratta di un film. Erano donne, erano uomini, erano bambini. Noi, gli spettatori, li abbiamo guardati morire.

Non vi pare il caso di dire basta? Non vi pare il caso di unirsi in una grande rete di solidarietà per scuotere le coscienze di chi ha la responsabilità di decidere sui confini, sulle frontiere, sui muri, insomma sulle vite?

Noi come Rete femminista “No muri, no recinti” stiamo gridando già da molti mesi per farci sentire lì a Bruxelles e anche a Roma, con il nostro appello. Tanti altri gruppi, comitati e associazioni si stanno muovendo nella stessa direzione, ma sembra che ognuno vada per la propria strada, ignorando le altre realtà, senza capire che invece occorre collegarsi e agire insieme, se vogliamo raggiungere qualche risultato.

Alcuni punti importanti sono condivisi: apertura dei confini, visti umanitari per chi chiede asilo, uso dei fondi per un’accoglienza dignitosa e per l’attivazione di corridoi legali a partire dai luoghi d’origine… Perché quindi non dovremmo riuscire a unire le nostre forze in una grande, partecipata e urgente campagna per l’accoglienza e l’inclusione? Chiedo a tutte le organizzazioni di pensarci e di concordare un incontro operativo. Non si tratta di coltivare il proprio orticello, ma di salvare vite umane.

La situazione è tragica, le proposte dei governi europei vanno nel senso sbagliato e non c’è più tempo da perdere. Blindare e militarizzare tutta la costa sud dell’Europa, delegando la gestione del popolo dei profughi a stati come la Turchia e la Libia, è nei fatti una dichiarazione di guerra all’umanità. Illegali non sono i richiedenti asilo, che si richiamano ai diritti umani fondamentali ratificati dalle Carte, ma i governi che li respingono e quei diritti non rispettano.

Ecco quindi perché chiedo alle persone meravigliose che finora hanno firmato di continuare ad attivarsi per coinvolgere tutti i contatti possibili e far crescere ancora di più la nostra petizione, aggiungendo la nostra voce a tutte le altre che lottano per la stessa causa. Grazie ancora a tutte/i.

La petizione alle parlamentari europee si può firmare a questo link: https://www.change.org/p/le-parlamentari-europee-l-europa-apra-le-porte-ai-migranti-e-usi-i-finanziamenti-per-garantire-viaggi-aerei-sicuri

Floriana Lipparini