Medici Senza Frontiere (MSF) ha annunciato ieri la ripresa delle operazioni di ricerca, soccorso e assistenza medica nel Mediterraneo centrale, tra Africa e Europa, e ha svolto la prima operazione del 2016. A causa della mancanza di alternative sicure e legali per le persone in fuga e alla ricerca di protezione, il fatale tratto di mare tra Libia e Italia, dove l’anno scorso hanno trovato la morte 2892* tra uomini, donne e bambini, resta l’unica via per migliaia di persone che cercano di raggiungere le coste europee, rimanendo anche nel 2016 la rotta migratoria più battuta.

“In questo stesso periodo un anno fa, MSF annunciava l’inizio delle operazioni di ricerca e soccorso, definendo il Mediterraneo una fossa comune: da allora, non molto è cambiato”, dichiara Joanne Liu, Presidente internazionale di MSF.

“Le crisi e i conflitti in diverse parti del mondo continuano a costringere milioni di persone a fuggire, e le politiche di deterrenza degli stati europei, come il rifiuto ad offrire alternative concrete alle fatali traversate via mare, continuano ad essere causa di morte per migliaia di loro. In quanto operatori umanitari, ci rifiutiamo ancora una volta di restare a guardare dal molo.”

La prima nave MSF impiegata quest’anno per azioni di ricerca e soccorso, la Dignity I, della lunghezza di 50 metri, è salpata il 21 aprile dal porto di La Valletta, a Malta. La nave ha la capacità di accogliere a bordo 400 persone soccorse, e ha un equipaggio di 16 persone, compreso il personale medico. La nave sarà posizionata strategicamente nelle acque a nord della Libia e sarà attivamente impegnata nella ricerca di imbarcazioni che necessitano soccorso. La prima operazione di MSF per il 2016 si è svolta ieri, 23 aprile, quando la Dignity I ha ricevuto un trasferimento di 308 persone (205 uomini, 80 donne, 23 bambini, principalmente Eritrei), da un’altra nave di soccorso italiana. La Dignity I sta ora navigando verso la Sicilia, dove le 308 persone sbarcheranno lunedì.

Nelle prossime settimane, MSF aumenterà la portata delle operazioni di ricerca e soccorso, impiegando personale medico altamente qualificato a bordo di altre due navi. I team avranno le competenze e l’equipaggiamento necessario per attività di primo soccorso e assistenza medica, e per trattare casi frequenti quali la disidratazione, l’ustione da benzina o carburante, l’ipotermia e le infezioni cutanee, principali bisogni medici emersi tra le persone soccorse dall’organizzazione nel 2015. MSF si occuperà inoltre di offrire un primo soccorso psicologico a bordo, mentre l’équipe di MSF in Sicilia assicurerà la continuità dell’assistenza medica grazie a numerosi progetti volti a fornire supporto medico e psicologico anche dopo lo sbarco.

“Migranti e rifugiati vogliono una vita migliore o più sicura: non è accettabile che li si tratti come criminali o, ancora peggio, che li si lasci morire durante la loro fuga. Invece di focalizzarsi sulla deterrenza e la sorveglianza, gli stati europei devono assicurare alternative sicure alle traversate in mare, e un meccanismo di ricerca e soccorso proattivo e destinato esclusivamente a tale fine. La vita di migliaia di persone dipende da questo” conclude Joanne Liu di MSF.

Nel 2015, le équipe di MSF a bordo delle tre navi di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale hanno assistito oltre 23.000 persone in 120 diverse operazioni. Nel Mar Egeo, nell’isola di Lesbo, MSF in partnership con Greenpeace ha assistito oltre 14.000 persone nel tratto di mare che separa la Turchia dalla Grecia. In totale, nel 2015 MSF ha curato oltre 100.000 persone nel Mar Mediterraneo, Mar Egeo, in Grecia, Italia e lungo la rotta balcanica.

* Come calcolato tramite il progetto Missing Migrants dell’OIM. Per ulteriori informazioni sul progetto e per dati su altre rotte migratorie consultare l’indirizzo online http://missingmigrants.iom.int/mediterranean