Di Martin Luther King Jr.

Brani tratti dal discorso di King “Dove andiamo da qui?,”  fatto  ad Atlanta, Georgia,  il  16 agosto 1967 alla 11a Convention Annuale della SCLC – Southern Christian Leadership Conference – (un’organizzazione statunitense per i diritti civili).

“Mi interessa  un mondo migliore. Mi interessa la giustizia. Mi interessa la libertà. E quando ci si interessa di questo, non si può mai difendere la violenza. Infatti con la violenza si può uccidere un assassino, ma non si può uccidere  l’omicidio. Con la violenza si può uccidere un bugiardo, ma non si può stabilire la verità. Con la violenza si può uccidere colui che odia, ma non si può uccidere l’odio per mezzo della  violenza. L’oscurità non può eliminare l’oscurità, soltanto la luce può farlo.

E vi dico, ho anche deciso  di restare attaccato all’amore perché so che alla fine l’amore è l’unica risposta  ai problemi dell’umanità. E ne parlerò dovunque  io vada.  So che non è popolare parlarne oggi in certi circoli. E non parlo delle enormi  stupidaggini emotive quando parlo dell’amore; parlo di un amore forte  ed esigente , perché ho visto troppo odio. Ho visto troppo odio sulle facce degli sceriffi del Sud. Ho visto l’odio sui volti di troppi  uomini del  Ku Klux Klan e di troppi membri dei Consigli dei Cittadini Bianchi  nel Sud  (erano una rete di organizzazioni di fautori della supremazia dei  bianchi, n.d.t.) per poter odiare anche io, perché ogni volta che lo vedo, so che fa qualcosa alle loro facce e alle loro personalità, e dico a me stesso che l’odio è un peso troppo grande da portare. Ho deciso di amare. Se si cerca il bene più alto, penso che si possa trovare tramite l’amore. E la cosa bella è che non   ci sbagliamo  quando lo facciamo perché  Giovanni aveva ragione, Dio è amore. Colui che odia non conosce Dio, ma colui che ama ha la chiave che apre la porta  del significato della realtà finale…

Voglio dirvi, mentre arrivo alla conclusione, mentre  parliamo di “Dove andiamo da qui?” che dobbiamo affrontare onestamente il fatto che il movimento deve occuparsi del problema di ristrutturare tutta la società americana. Qui ci sono 40 milioni di poveri e un giorno dovremo farci la domanda: “Perché ci sono 40 milioni di poveri  in America?” Quando ci si comincia a fare quella domanda, si solleva un problema sul sistema economico, su una più ampia distribuzione della ricchezza. Quando ci si fa quella domanda, si mette in dubbio l’economia capitalista, e dico semplicemente che in numero sempre maggiore dobbiamo iniziare a farci domande sull’intera società. Siamo invitati ad aiutare i mendicanti scoraggiati sul mercato della vita. Un giorno dovremo arrivare a vedere che un edificio che produce mendicanti ha bisogno di essere ricostruito. Significa che bisogna sollevare delle domande. E quindi, amici miei, quando vi occupate di questo, cominciate a chiedervi: “Chi possiede il petrolio?” Cominciate a chiedervi: “Chi possiede i minerali di ferro?” Cominciate a chiedervi: “Perché la gente deve pagare le bollette dell’acqua in un mondo che è fatto per due terzi di acqua?” Queste sono parole che vanno dette.

Ebbene, non  pensate di dovermi mettere in difficoltà, oggi. Non sto parlando di comunismo. Quello di cui parlo va molto oltre il comunismo… Il comunismo dimentica che la vita è individuale. Il capitalismo dimentica che la vita è sociale. E il regno della fratellanza non va trovato né nella tesi del comunismo né nell’antitesi del capitalismo, ma in una sintesi più alta. Va trovato in una sintesi più alta che unisca le verità di entrambi. Quando dico di farsi delle domande sull’intera società, significa essenzialmente riuscire a vedere che il problema del razzismo, il problema dello sfruttamento economico  e il problema della terra sono legati insieme. Questi sono i tre mali correlati tra di loro.

E  lasciate che sia appena un poco un  predicatore. Un giorno, una sera, un capo dei farisei si presentò a Gesù perché voleva sapere che cosa poteva fare per essere salvato. Gesù non rimase intrappolato  sul tipo di approccio isolato circa ciò che non si dovrebbe fare.

Gesù non disse:  ”Nicodemo, devi smettere di dire bugie.” Non disse: “Nicodemo,  non devi commettere adulterio.” Non disse:  “Nicodemo, devi smettere di imbrogliare, se lo stai facendo.” Non disse: “Nicodemo, devi smettere di bere liquori se lo fai in maniera eccessiva.” Disse qualcosa di completamente diverso, perché Gesù comprendeva una cosa fondamentale: che se un uomo mentirà, ruberà. E se un uomo ruberà, ucciderà. E quindi invece di  bloccarsi  su una cosa sola, Gesù lo guardò e gli disse: “Nicodemo, devi rinascere.”

In altre parole: “Tutta la vostra struttura deve essere cambiata.” Una nazione che terrà la persone  in schiavitù per 244 anni, ne farà degli oggetti,  la trasformerà in cose. E perciò sfrutterà loro e i poveri in generale dal punto di vista economico. E una nazione che farà sfruttamento economico, dovrà avere investimenti stranieri e tutto il resto, e dovrà usare la sua potenza militare per proteggerli. Tutti questi problemi sono collegati.

Oggi sto dicendo che dobbiamo andare via da questa  convention e dire: “America, devi rinascere!”

E quindi oggi concludo dicendo che abbiamo un compito e andiamo via con divina insoddisfazione.

Dobbiamo essere insoddisfatti fino a quando l’America non avrà più la pressione alta dei credo e l’anemia dei fatti.

Dobbiamo esser  insoddisfatti fino a quando le tragiche mura che separano la città esterna della ricchezza e della comodità dalla città interna della povertà e della disperazione non saranno distrutte dagli arieti  delle forze della giustizia.

Dobbiamo essere insoddisfatti fino a quando coloro che vivono alla periferia della speranza non saranno portati dentro la metropoli della sicurezza quotidiana.

Dobbiamo essere insoddisfatti fino a quando i quartieri poveri non verranno gettati sui mucchi di spazzatura della storia e ogni famiglia vivrà in una casa decente e igienica.

Dobbiamo essere insoddisfatti fino a quando gli oscuri ieri delle scuole con la segregazione razziale non saranno trasformati in luminosi domani di istruzione integrata di qualità.

Dobbiamo essere insoddisfatti fino a quando l’integrazione non sarà considerata come un problema, ma come un’opportunità di partecipare alla bellezza della diversità.

Dobbiamo essere insoddisfatti fino quando gli uomini e le donne, comunque neri possano essere, non saranno giudicati in base al contenuto del loro carattere e non in base al colore della loro pelle. Dobbiamo essere insoddisfatti.

Dobbiamo essere insoddisfatti fino a quando il Campidoglio di ogni stato non  sarà abitato da un governatore che opererà  nel modo giusto, che amerà la misericordia e che camminerà umilmente con il suo Dio.

Dobbiamo essere insoddisfatti fino a quando da ogni municipio, la giustizia non  rotolerà giù come le acque e la rettitudine come un corso d’acqua possente.

Dobbiamo essere insoddisfatti fino al giorno in cui il leone e l’agnello non  staranno stesi insieme e ogni uomo non siederà sotto la sua pianta di vite  e il suo albero di fichi e nessuno avrà paura.

Dobbiamo essere insoddisfatti e gli uomini riconosceranno che da un solo sangue Dio ha creato tutti gli uomini perché dimorassero sulla faccia della terra.

Dobbiamo essere insoddisfatti fino al giorno in cui nessuno griderà: “Potere Nero!” ma quando tutti parleranno della potenza di Dio e del potere umano.

E devo confessarvi, amici miei, che la strada che abbiamo davanti non sarà sempre agevole. Ci saranno ancora luoghi rocciosi di frustrazione e punti tortuosi di disorientamento. Ci saranno, qui e là, inevitabili intoppi. E ci saranno i momenti in cui l’ottimismo suscitato dalla speranza si trasformerà nello sfinimento provocato dalla disperazione. Talvolta i nostri sogni saranno fatti a pezzi e le nostre speranze eteree si inaridiranno. Forse dovremo stare di nuovo con gli occhi bagnati di lacrime davanti al catafalco di qualche coraggioso operatore per i diritti umani la cui vita sarà  spenta in modo ignobile da azioni di folle assetate di sangue. Ma per quanto possa essere difficile e penoso, dobbiamo continuare a camminare nei giorni che abbiamo davanti con fede coraggiosa nel futuro.

Quando i nostri giorni diventano tetri a causa di nuvole di disperazione che aleggiano basse e più scure di migliaia di mezzanotti, ricordiamoci che c’è una forza creativa in questo universo che opera per abbattere le gigantesche montagne del male, un potere che è in grado di creare una via d’uscita anche quando non ne esiste nessuna  e di trasformare gli ieri oscuri in luminosi domani. Rendiamoci conto che l’arco dell’universo morale è lungo, ma che è inclinato verso la giustizia.

Fonte: http://zcomm.org/znet/article/where-do-we-go-from-here

Originale: Roarmag.org

Traduzione di Maria Chiara Starace

Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0