Il 17 marzo il sindaco di Barcellona Ada Colau e quello di Atene Giorgos Kaminis hanno annunciato un piano pilota tra le due città perché Barcellona possa accogliere 100 rifugiati che al momento si trovano nella capitale greca. Ada Colau ha inviato una lettera a Mariano Rajoy con la richiesta di autorizzare questa operazione, giacché la competenza in materia di diritto d’asilo spetta al governo centrale.

Il sindaco della città catalana ha ricordato che il governo spagnolo si era impegnato ad accogliere 17.680 rifugiati. “Dopo vari mesi il numero di persone accolte è stato minimo, mentre la loro situazione è sempre più drammatica”. La lettera termina sollecitando lo Stato “per ragioni umanitarie e di salvaguardia dei diritti umani a concedere alla città il permesso richiesto”.

Colau e Kaminis si sono riuniti nella sede del Comune di Barcellona. Il sindaco ha poi spiegato che questo accordo vuole essere una prova pilota, una formula di collaborazione internazionale tra città, che nel caso funzionasse si potrebbe ampliare a un numero maggiore di profughi. “Se c’è la possibilità di farlo, agiremo secondo gli attuali protocolli di distribuzione per eseguire il trasferimento.”

Ada Colau ha ripetuto che in questo modo Barcellona sta dimostrando come “le città vogliano fare di più. Abbiamo l’obbligo etico, giuridico e politico di agire. Vogliamo assumerci le nostre responsabilità e non guardare dall’altra parte. E’ quello che ci chiedono i nostri cittadini”. La proposta avanzata insieme ad Atene si aggiunge agli accordi tra Barcellona, Lesbo e Lampedusa, nel contesto dell’aiuto tra città e del piano “Barcellona, città rifugio”.

Secondo Ada Colau il timore che impedisce alle istituzioni europee e agli stati di prendere decisioni per aiutare i rifugiati “sta peggiorando sempre di più le loro condizioni”, un fatto che infrange  i principi su cui si fonda l’Unione Europea, “creata dopo la Seconda Guerra Mondiale proprio per non violare mai più i diritti umani”. In questo senso ha ricordato che i rifugiati “non devono ancora arrivare, ma sono già qui, in Europa, perché stanno fuggendo dalla morte. Pertanto ora spetta a noi fare bene le cose”.

Giorgos Kaminis ha descritto l’accordo come un atto “importantissimo e di alto valore simbolico”, a dimostrazione del “grande contrasto tra la politica degli stati e quella portata avanti dalle città, che si stanno muovendo in base ai principi di solidarietà e democrazia”. Una solidarietà che Kaminis considera fondamentale per affrontare la crisi dei rifugiati tanto in Grecia quanto nella stessa Atene, da cui quest’anno è passato l’80% dei 900.000 profughi giunti nel paese.

Atene e Barcellona nella Commissione Europea

All’inizio di aprile Atene e Barcellona parteciperanno a un gruppo di lavoro della Commissione Europea su migranti e rifugiati insieme alle città di Helsinki, Amsterdam e Berlino. L’obiettivo della riunione è quello di affrontare la posizione dei sindaci europei riguardo all’arrivo dei rifugiati; si parlerà della loro integrazione rispetto al lavoro, all’educazione e all’alloggio.

Atene è gemellata con Barcellona dal 1999. Dall’inizio del 2016, ha visto passare quasi un milione di persone, dirette verso l’Europa del nord. A partire dall’estate del 2015 il Comune ha potenziato la sua risposta in termini di spazi, attrezzature e mano d’opera e ha creato in collaborazione con le autorità statali un centro di accoglienza aperta a Eleonas.

Striscione sulla facciata del Comune di Barcellona

Uno striscione con la scritta “Refugees Welcome” verrà esposto per vari giorni sulla facciata del Comune di Barcellona insieme al logo del piano “Barcellona, città rifugio”, per rendere manifesto l’appoggio ai profughi e interpellare l’Unione Europea  riguardo al summit sul futuro della politica di asilo.

Le bandiere europee dei vari distretti che compongono la città catalana ondeggeranno a mezz’asta come segnale di protesta per la politica di accoglienza dei rifugiati, riprendendo l’iniziativa del Comune di Badalona, che ha sollecitato altri municipi a unirsi all’iniziativa.

La sera del 17 marzo sono state accese candele in Plaza Sant Jaume, dove ha sede il Comune, per protestare contro l’accordo tra l’Unione Europea e la Turchia per impedire la partenza dei profughi.

Ufficio stampa del Comune di Barcellona

Traduzione dallo spagnolo di Anna Polo