Prosegue il cammino di Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace e presidente del partito vincitore delle lezioni parlamentari di novembre, verso la guida del paese.

Dopo avere incassato l’accettazione del responso elettorale da parte militare e dopo avere incontrato la scorsa settimana il presidente uscente e ex generale Thein Sein e il comandante supremo delle forze armate, generale Min Aung Hlaing, Aung San Suu Kyi ha avuto nel fine settimana un colloquio faccia a faccia con l’uomo che l’ha costretta per 15 anni dal 1989 in una condizione di mancanza di libertà, a volte parziale a volte totale, in carcere o nella propria abitazione.

Con Than Shwe, il capo della giunta militare dal 1992 al 2011 e oggi pensionato con garanzie di libertà e ricchezza, la leader democratica si è incontrata per due ore venerdì scorso, in un meeting che – come ha confermato il nipote di Than Shwe, mediatore dell’iniziativa – l’ex uomo forte del regime “ha accettato che sia lei a guidare il paese”.

Un’accettazione di tutto rilievo, in particolare per l’intenzione di Aung San Suu Kyi di volere, da premier, controllare la futura presidenza. Un ruolo a lei negato dalla Costituzione perché vedova e madre di cittadini stranieri.

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