Secondo fonti ancora ufficiose, in Birmania, il National League for Democracy party avrebbe ottenuto oltre il 70% dei suffraggi sconfiggendo nettamente il partito dei militari al potere. Il Partito della solidarietà e dello sviluppo per l’unione (Usdp) e il Governo riconoscono infatti la sconfitta e il trionfo del movimento guidato dal Nobel per la pace Aun San Suu Kyi.

Una vittoria attesa e pronosticata già alla vigilia di questa prima tornata elettorale libera dal 1990 quando si instaurò un regime militare. Si tratta del primo atto di un processo di democratizzazione del Myanmar che si annuncia lento e difficile per via degli ostacoli e degli impedimenti previsti dalla stessa Costituzione birmana con la quale ad oggi viene garantita una quota di controllo importante, pari al 25% in entrambe le camere, in capo al potere militare. In tale contesto, inoltre, a Aun San Suu Kyi potrebbe negarsi la possibilità di ricoprire la carica di presidente per il fatto di avere due figli con passaporto britannico.

Ciononostante siamo di fronte a vero trionfo elettorale e a un momento storico per la Birmania con il quale viene ribadita apertamente la volontà popolare di voltare pagina per intraprendere un cammino democratico.

Tale successo inoltre assume una valenza ancora più forte e probabilmente universale in quanto rappresenta il riconoscimento alla battaglia nonviolenta di Aung San Suu Kyi.