L’esercito sud sudanese ha chiesto l’intervento di osservatori internazionali per monitorare il cessate-il-fuoco stabilito dagli accordi di Addis Abeba, smentendo i ripetuti allarmi delle forze ribelli che denunciano violenti combattimenti in diverse zone del paese.

Entrambe le parti in lotta si sono accusate a vicenda di violazioni della tregua siglata il 29 agosto nell’ambito di un accordo finalizzato a porre fine a oltre 20 mesi di conflitto che hanno messo in ginocchio il Sud Sudan.

Gli osservatori dell’Igad, l’Autorità intergovernativa per lo sviluppo che ha mediato i colloqui, non sono nelle condizioni – per mancanza di fondi – di monitorare la situazione sul terreno. “Per questo abbiamo chiesto osservatori statunitensi o dell’Onu” ha spiegato il colonnello Philip Aguer, portavoce dell’esercito.

Fonti della MISA contattate nell’Upper Nile, una delle regioni in cui questa settimana erano segnalati combattimenti hanno confermato che le violazioni del cessate-il-fuoco sono state “immediate e molteplici”. Inoltre, stando a informazioni diffuse anche dalla stampa locale, agguati e scontri si sono verificati in particolare nella contea di Tonga, dove sarebbero entrati in azione gruppi armati che non hanno riconosciuto l’intesa siglata dal presidente Salva Kiir e dal suo rivale Riek Machar.

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