Turchia: l’arresto del politico kurdo Abdullah Demirbas aumenta le tensioni nel sud-est della Turchia

Dal 4 settembre nel Sudest della Turchia si sono riaccese tensioni che sembravano sopite: c’è il coprifuoco a Cizîra Botan (Cizre), e ci sono cecchini sui minareti e altre alte torri della città. Diversi altri villaggi nelle regioni kurde della Turchia sono stati tagliati fuori dal mondo esterno da parte delle forze di sicurezza turche. Questa situazione riguarda anche il quartiere centrale di Sur a Diyarbakir, la capitale non ufficiale del Kurdistan turco. Inoltre, il governo turco ha deciso di arrestare rappresentanti e politici kurdi eletti, tra i quali il popolare ex sindaco di Diyarbakir Abdullah Demirbas, per aver partecipato alle campagne contro gli arresti di giovani kurdi. Demirbas era già stato imprigionato per diversi anni una prima volta, perché aveva sostenuto l’uso della lingua kurda.

Nella sua posizione di sindaco Demirbas aveva mostrato un forte impegno nei confronti dei diritti delle minoranze. Andando decisamente contro la volontà di Erdogan, aveva deciso di far restaurare una chiesa armena e una chiesa siro-ortodossa. Aveva anche visitato Israele, dove aveva cercato di ristabilire i contatti con gli Ebrei che un tempo vivevano a Diyarbakir e nelle regioni kurde. Nel 2007, è stato sollevato dal suo incarico per la prima volta, perché aveva tenuto pubblicamente un discorso in lingua kurda. Dopo la sua rielezione nel 2009, le autorità turche avevano “trovato” nuove accuse contro di lui. Due mesi dopo il suo insediamento, è stato condannato a due anni di carcere per “crimini linguistici”. A causa della sua salute cagionevole, è stato rilasciato presto. Anche questa volta però si trova in cattive condizioni di salute – e sua figlia Ezgi Demirbas è particolarmente preoccupata: “La salute di mio padre si sta deteriorando. Da ieri sera (14 settembre), i medici e l’avvocato che è presente in ospedale segnalano che la sua condizione sta peggiorando”.

Le già fortissime tensioni degli ultimi giorni nel Sudest della Turchia, con l’arresto di Abdullah Demirbas si sono ulteriormente inasprite. I sostenitori del partito islamico al governo AKP e del partito nazionalista MHP stanno cercando di denunciare l’opposizione kurda democratica – mentre è proprio questa opposizione che da settimane chiede la fine delle violenze tra il PKK kurdo e l’esercito turco. Così il co-presidente del pro-kurdo Partito Democratico del Popolo (HDP) ed ex presidente dell’Associazione per i diritti umani di Diyarbakir, Selahattin Demirtas, ha chiesto ufficialmente sia al PKK kurdo sia al governo turco di fermare la violenza e di riprendere i negoziati di pace. La detenzione dei rappresentanti dell’opposizione democratica non farà altro che aumentare le tensioni. L’arresto di Demirbas in qualche modo colpisce direttamente anche gli Assiri / Aramei / Caldei, Yezidi e gli Armeni che ancora vivono nel sud-est della Turchia. Mentre Demirbas si batte per la tolleranza e la convivenza pacifica, da anni il governo dell’AKP cerca di propagandare una ideologia islamista fra i Kurdi principalmente musulmani sunniti. Questa ideologia rappresenta un grande pericolo per queste minoranze e per i milioni di Aleviti che vivono in Turchia.